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Emergenza abbandoni: rifugi al collasso, boom di segnalazioni nel Sud Milano

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Emergenza abbandoni: rifugi al collasso, boom di segnalazioni nel Sud Milano

Un’estate che sa di emergenza. I rifugi e i canili del Sud Milano sono al collasso: gli ingressi aumentano, i box si riempiono, i volontari non sanno più dove sistemare gli animali. È l’altra faccia delle vacanze: mentre le famiglie partono, gatti, cani e animali esotici vengono lasciati per strada, chiusi in scatole o abbandonati davanti a strutture veterinarie.

Emergenza abbandoni: rifugi al collasso, boom di segnalazioni nel Sud Milano

«È una vera ondata – racconta Giulia Franchini, volontaria OIPA dal 1 giugno al 31 luglio al rifugio di San Giuliano sono entrati 47 gatti, di cui 29 cuccioli. Non riusciamo a smaltire le richieste: per ogni adozione, due nuovi arrivi». Numeri che pesano: solo nel territorio di Peschiera e Melegnano, nello stesso periodo, altri 28 gatti hanno trovato posto nei gattili. Un esercito silenzioso che cresce ogni settimana.

I gatti nei trasportini e le cucciolate davanti ai cassonetti

Le storie si assomigliano, ma non perdono la loro crudezza. Una gatta tricolore, forse domestica, è stata recuperata a San Giuliano chiusa in un trasportino abbandonato accanto a un cassonetto. «Era disidratata, terrorizzata, ci ha messo giorni per mangiare di nuovo» spiegano i volontari. A Vizzolo, quattro sorelline appena svezzate sono state lasciate davanti alla Asl: qualcuno le ha adagiate in una scatola di cartone e se ne è andato. Ora sono accudite da Gaia Animali & Ambiente, in attesa di una famiglia.

«I cuccioli trovano più facilmente casa, ma gli adulti restano mesi nei rifugi – spiega Edgar Meyer, referente Uffici Diritti Animali di Peschiera e Melegnano –. Eppure sono gatti equilibrati, pronti a dare affetto».

I cani nei box

Il quadro non cambia per i cani, anche se le cifre sono meno drammatiche. Nei giorni scorsi a San Donato tre cuccioli sono stati recuperati in un parco pubblico. «Qualcuno li ha lasciati lì, con l’illusione che ce la potessero fare da soli. Ora sono in osservazione veterinaria» racconta Claudio Moretti, responsabile del canile sanitario. «Quando saranno pronti, li trasferiremo in rifugio. La speranza è che non conoscano mai la vita del box».

Eppure, nonostante gli appelli, i box restano pieni. «Ogni cane che esce, ne entra un altro. È un flusso continuo» ammettono gli operatori.

L’altra emergenza: conigli, pappagalli, iguane

Poi c’è un capitolo nuovo e inquietante: gli animali esotici. Non solo tartarughe di acqua dolce liberate nei navigli, ma anche conigli nani, pappagalli, perfino iguane. «In una sola settimana ne abbiamo recuperate due, lasciate in un giardino condominiale. Una è morta, l’altra è stata affidata a un centro specializzato» denuncia Paola Riva, di Gaia. «È la somma di superficialità e incoscienza: chi non sa più gestirli pensa di ‘liberarli’, ma per loro significa condanna».

Leggi severe, ma poca prevenzione

La legge parla chiaro: l’abbandono è un reato. Arresto fino a un anno e multa fino a 10mila euro. Se l’animale muore o subisce maltrattamenti, la pena arriva a tre anni di carcere e 60mila euro di sanzione. Se l’abbandono avviene in autostrada, scatta anche la sospensione della patente. Ma le pene non bastano a fermare la spirale. «I controlli sono pochi, le segnalazioni difficili da provare. E così tutto ricade su volontari e Comuni» spiegano dagli Uffici Diritti Animali.

Appelli e richieste

Ora le associazioni lanciano un appello: «Non voltatevi dall’altra parte – chiedono –. Adottare è un gesto d’amore, ma serve responsabilità. Un animale è per la vita, non un passatempo». Al Comune di San Giuliano, intanto, si pensa a una campagna di sensibilizzazione nelle scuole e a un bando straordinario per sostenere le spese dei rifugi.

Intanto, i telefoni squillano. Per i cuccioli di cane recuperati a San Donato il numero è 371.5670215. Per i gatti, i volontari di Miagolandia e Gaia raccolgono richieste quotidiane. Ma resta l’urgenza: liberare box, curare animali, trovare famiglie.

Un’estate che racconta molto più di un’emergenza stagionale: è lo specchio di una fragilità sociale e culturale che colpisce i più indifesi. E che, per ora, si regge solo sulla dedizione di chi ha scelto di non voltarsi mai dall’altra parte.

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