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Addio a Stefano Benni, il maestro che ha unito satira e fantasia

- di: Redazione
 
Addio a Stefano Benni, il maestro che ha unito satira e fantasia

Se ne va Stefano Benni, e con lui un pezzo importante della cultura italiana degli ultimi cinquant’anni. Scrittore, giornalista, poeta, autore teatrale, narratore capace di parlare ai ragazzi e agli intellettuali più esigenti, Benni è stato soprattutto un maestro della satira. Una satira che non faceva sconti, che non cercava compiacimento, che si accaniva contro il conformismo e le ipocrisie della politica, ma che al tempo stesso sapeva accendere la luce della fantasia, creando mondi in cui il sorriso e la malinconia convivevano.

Addio a Stefano Benni, il maestro che ha unito satira e fantasia

La sua carriera cominciò con la carta stampata. Collaborò con L’Espresso, Panorama, Il manifesto, La Repubblica, Linus e Cuore. Era un giornalismo d’autore, in cui l’ironia serviva a smascherare i vizi di un Paese che sembrava non voler cambiare mai. In quelle righe si formava già lo stile che avrebbe poi conquistato i lettori: la leggerezza che si accompagna alla profondità, la comicità che si intreccia alla disperazione.

I romanzi e la fantasia
Poi arrivarono i romanzi, da Bar Sport a Saltatempo, da Elianto a Margherita Dolcevita. Libri che hanno saputo mescolare favola e realtà, infanzia e politica, crudeltà del presente e immaginazione visionaria. Libri capaci di parlare a pubblici diversi, tradotti in oltre trenta lingue, adottati nelle scuole, amati da chi voleva una letteratura che non si prendesse troppo sul serio e allo stesso tempo non rinunciasse a dire la verità.

L’inquietudine dietro la comicità
Benni non era solo l’autore divertente che molti ricordano. Dietro l’umorismo, sempre, c’era un’inquietudine esistenziale. La paura delle ingiustizie, la rabbia contro l’ipocrisia, il dolore di un mondo che escludeva i fragili. Le sue favole, popolate da bambini e animali parlanti, erano parabole della società. Chi rideva, spesso, rideva di se stesso.

Il “Lupo” ribelle
Per i suoi amici e lettori era “il Lupo”. Un soprannome che portava con sé fin dall’infanzia, cresciuto nei boschi dell’Appennino bolognese. Simbolo di solitudine, ribellione, indipendenza. Nel 2018 raccontò la sua vita e le sue passioni in un docufilm autobiografico, Le avventure del Lupo. Quell’identità di animale solitario era diventata parte integrante della sua figura pubblica, quasi un alter ego.

L’impegno civile
Stefano Benni non ha mai separato l’arte dall’impegno civile. Nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica, polemizzando contro i tagli del governo Renzi alla scuola e alla cultura. Difese sempre la scuola pubblica come baluardo democratico e la cultura come bene comune. Un autore che non ha mai accettato di rinchiudersi nella torre d’avorio della letteratura, ma che ha sentito il dovere di prendere posizione.

Teatro, musica, televisione
La sua creatività era proteiforme. Scrisse testi teatrali, poesie, favole e opere musicali. Collaborò con musicisti e illustratori, portando la sua immaginazione in territori diversi. Fu anche autore televisivo, tra i primi a scrivere per un giovane Beppe Grillo, contribuendo a costruirne i primi monologhi satirici. La sua era una scrittura che cercava sempre nuovi canali, senza accontentarsi di un solo linguaggio.

Le amicizie e il sodalizio con Pennac
Fu legato da una profonda amicizia con Daniel Pennac, di cui promosse la traduzione italiana presso Feltrinelli. Due scrittori diversi eppure affini, accomunati dalla convinzione che la letteratura dovesse parlare a tutti, che il piacere del racconto fosse un valore universale. Il loro sodalizio resta uno dei più significativi del panorama letterario europeo.

Gli ultimi lavori

Negli ultimi anni Benni aveva pubblicato Dancing Paradiso (2019), Giura (2020), continuando a sperimentare tra poesia e narrativa. Non aveva smesso di cercare nuove forme, di raccontare con ironia e malinconia il presente. Anche quando la sua voce sembrava più appartata, i suoi libri continuavano a incontrare lettori.

L’eredità
Con Stefano Benni se ne va un autore che ha saputo mescolare leggerezza e profondità come pochi. Ha dato voce a chi non ne aveva, ha costruito mondi fantastici per parlare delle ingiustizie reali, ha fatto ridere e pensare milioni di lettori. La sua satira ha lasciato un segno indelebile, il suo immaginario resterà patrimonio comune.

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