Albania, investire sull’altra sponda del Tap

- di: Fabrizio Borraccia
 

“..mi dicono che le aziende presenti in questa sala fatturino tutte assieme oltre 20 miliardi di euro. Bene, lasciatene qualcuno in Albania!..”

Così, con affabile ironia, il premier albanese Edi Rama ha invitato gli oltre trecento partecipanti italiani in missione a Tirana ad investire nel Paese delle Aquile, nostro dirimpettaio adriatico al quale siamo legati da geografia, storia, cultura.

Il Premier albanese Edi Rama

L’iniziativa del 18 e 19 febbraio scorso è stata promossa dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo Economico, Agenzia ICE, Confindustria, ABI, Unioncamere e vi hanno partecipato rappresentanti di imprese, cooperative, associazioni, banche, istituzioni italiane. Capo delegazione di parte politica il sottosegretario del MISE, Ivan Scalfarotto mentre il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha guidato la delegazione aziendale.
Nelle due giornate si sono svolte sessioni istituzionali che hanno visto la presenza del premier Rama, del sindaco di Tirana, Erion Veliaj e di quattro membri del governo, cene di gala, focus settoriali dedicati a Infrastrutture, Energia&Green Tech, Agroindustria ed ancora visite a siti industriali ma soprattutto quasi 1500 incontri b2b tra aziende italiane ed albanesi. Insomma, una vera e propria full immersion per rafforzare i già forti legami economici tra i due paesi.

L’Italia è infatti di gran lunga il primo partner commerciale dell’Albania, con una quota che sfiora il 30% di tutte le importazioni albanesi e un interscambio di oltre 2,1 miliardi di euro.
Il quadro politico è quanto mai stabile; in seguito alle elezioni dello scorso anno il partito socialista gode di un’ampia maggioranza parlamentare e l’ambizione europeista del governo favorisce le riforme per aderirei all’UE nel più breve tempo possibile.
Il paese sud-balcanico attraversa una fase di crescita economica moderata ma costante, a ritmi del 4%  che – se pur non rappresentano numeri ‘cinesi’- sono sintomo di un’economia in salute grazie alla quale nel 2017 ha attratto investimenti diretti esteri per quasi un miliardo di euro, principalmente nel settore energetico.
E proprio dalla realizzazione del TAP (Trans Adriatic Pipeline), il metanodotto di 520km che nel nostro paese  ha causato scontri tra il governo centrale e quello locale, possono derivare interessanti opportunità per le imprese italiane, che già oggi con almeno 6-700 realtà pienamente attive (mentre il numero di ‘partite IVA’ intestate a nostri connazionali è di oltre 2700..), costituiscono la più numerosa comunità d’affari operante in Albania.

Insomma, i tempi dell’esodo su vecchie carrette del mare, che nel 1991 riempì lo stadio di Bari di migliaia di profughi scappati dalla terribile situazione dell’Albania post-comunista, sembrano lontanissimi. Oggi, sta avvenendo il contrario: centinaia di italiani vanno nelle città albanesi ad aprire attività e poi si insediano in pianta stabile grazie non solo ai prezzi favorevoli, ma ad una qualità di vita che ricorda il Mezzogiorno ed un’effervescenza del business che rimanda ai tempi del nostro boom economico. Il sistema fiscale contribuisce a questo successo: sulle attività d’impresa l’aliquota è del 15% e addirittura del 7,5% per le aziende di piccole dimensioni.

Tutta l’Albania ha gli abitanti di Roma (circa 2,9 milioni) ma gli albanesi nel mondo sono altrettanti se non di più e rappresentano un potenziale interessante per diversi settori, come il turismo. Pur non essendo disponibili dati disaggregati sui flussi turistici in entrata nel paese, grazie alle quattro compagnie aeree italiane operanti in Albania, si apprende che nel 2016 sono risultati in arrivo all’aeroporto di Tirana quasi 600 mila  passeggeri italiani.
Nonostante stia assumendo crescente importanza il turismo culturale che, oltre alla capitale Tirana, interessa alcune città storiche come Scutari, Argirocastro e Berat ed i siti archeologici di Apollonia e soprattutto Butrinto, nell’estremo sud, sono soprattutto i 450 km di coste, per la maggior parte intatte, la meta preferita dai turisti italiani e non solo. Lungo le spiagge si sta favorendo lo  sviluppo di nuovi insediamenti turistici e di infrastrutture ad esso collegate – aeroporti, strade, marine – in grado di assorbire la crescente richiesta di soggiorno balneare che per un quarto rimane inevasa a causa della dotazione alberghiera insufficiente o di standard non adeguato. Per questo, è stata recentemente varata una generosissima esenzione fiscale totale che può arrivare fino a dieci anni per chi costruirà e gestirà strutture a quattro e cinque stelle in tutto il paese. 
Ci sono numerose opportunità anche per lo sviluppo del turismo nautico, sebbene attualmente l’infrastruttura sia poco sviluppata. L’unica vera marina attrezzata sulla costa albanese è ad Orikum, nella baia di Valona, ed è gestita da un’azienda italiana. Anche la cantieristica ha prospettive interessanti nelle città portuali di Durazzo e Shengjin a nord e Valona e Saranda nel sud.
La più sviluppata zona costiera di Durazzo, che è collegata a Tirana dalla più congestionata strada del paese lunga circa 40 chilometri, è stata oggetto di speculazione selvaggia prima che l’attuale governo ponesse limiti alla costruzione di edifici fronte mare e in alcuni casi eclatanti procedendo a demolizioni forzate.

“Il periodo post-dittatoriale – ci racconta l’architetto e urbanista Gjon Radovani, già viceministro per lo sviluppo urbano e consulente delle Nazioni Unite per i progetti in Albania – è stato un periodo di caos pre-programmato durante il quale il territorio è stato trattato come una preda senza padrone da derubare e massacrare. Oggi, gli indizi per una nuova era di sviluppo equilibrato del paese sono chiari e leggibili”.
Oltre ad una tassazione contenuta, l’Albania ha altre buone chance per continuare ad attirare gli investimenti stranieri. Il governo ha varato una riforma del sistema giudiziario che offrirà maggiori garanzie di indipendenza dal potere politico, mentre un grande sforzo si sta facendo per contrastare la corruzione e ridurre i tempi della burocrazia. Secondo l’ultima indagine di Doing Business, occorrono appena 5 giorni per avviare una nuova attività e 19 per registrare una proprietà.

Non resta dunque che sviluppare un business plan efficace e tentare fortune imprenditoriali in questo paese giovane e dal promettente futuro.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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