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L’America cupa di Trump: il turismo Usa in caduta libera

- di: Vittorio Massi
 
L’America cupa di Trump: il turismo Usa in caduta libera
Alla facciata solare degli States si è sostituito un Paese irascibile e ostile: l’accoglienza è evaporata, il dollaro debole non basta a salvare un settore al collasso.

Nel 2025 l’America non sorride più. Non ai suoi visitatori stranieri, almeno. La spesa dei turisti internazionali negli Stati Uniti è crollata del 7% rispetto all’anno precedente, con una perdita di circa 12,5 miliardi di dollari. Peggio ancora, gli arrivi internazionali sono calati dell’11,6% già nel primo trimestre dell’anno. Un dato che si traduce in milioni di viaggiatori in meno e in un’industria dell’accoglienza in crisi, nonostante il vantaggio competitivo offerto dal dollaro debole.

Perché gli stranieri disertano? La risposta ha un nome e un cognome: Donald Trump.

L’accoglienza chiusa a chiave

La retorica anti-immigrazione, le misure restrittive ai confini e i controlli sempre più opprimenti hanno trasformato l’atto di visitare gli Stati Uniti in una potenziale odissea. In alcuni casi, addirittura, in un trauma.

A marzo 2025 le autorità tedesche e britanniche hanno sconsigliato ai propri cittadini viaggi non essenziali verso gli USA, per via di “trattenimenti arbitrari alla frontiera” e “trattamenti discriminatori da parte degli agenti doganali”.

Chi entra, spesso lo racconta come un’esperienza da dimenticare. Una viaggiatrice proveniente da St Kitts ha dichiarato: “Non mi sento al sicuro. Il clima è diventato tossico, intimidatorio”.

Tariffe alle stelle, promozione a picco

Se l’accoglienza è problematica, i costi sono diventati proibitivi. L’autorizzazione ESTA è passata da 21 a 40 dollari. Un visto turistico può costare fino a 250 dollari. A ciò si aggiungono oneri indiretti legati alla sicurezza, alle trattenute e all’incertezza normativa.

Intanto, il budget dell’ente federale Brand USA è stato ridotto da 100 a 20 milioni di dollari. Nessuna promozione internazionale, nessuna campagna. Il racconto positivo degli States è scomparso dai radar.

Europa e Canada voltano le spalle

Le cifre parlano chiaro. I turisti dalla Germania sono calati del 28%, quelli dalla Spagna del 25%, dal Regno Unito del 18%. Il Canada, primo mercato estero, ha registrato un -17% negli arrivi e un impressionante -70% nelle prenotazioni alberghiere a ridosso di marzo.

In molte zone di confine, i viaggi via terra sono crollati di oltre il 30%. La ragione è politica: proteste contro i dazi, la chiusura delle frontiere, le dichiarazioni ostili. “Non ci andrò finché ci sarà lui alla Casa Bianca” è una frase che rimbalza ogni giorno sui social.

Un buco nero per l’economia americana

Secondo stime aggiornate, gli USA potrebbero perdere fino a 29 miliardi di dollari entro fine anno. Il calo del turismo potrebbe causare una contrazione tra lo 0,1 e lo 0,3% del PIL, ovvero tra 23 e 71 miliardi di dollari.

Il turismo americano impiega oltre 15 milioni di persone e genera 215 miliardi all’anno in servizi esportati. È uno dei pochi settori dove gli USA vendono più di quanto comprano. Ma ora, anche questo vantaggio è a rischio.

Un clima velenoso, non solo fiscale

Non è solo una questione economica. “Due sono le cose che contano per un turista straniero: il costo e l’accoglienza percepita. Il governo ha sabotato entrambe”, afferma Erik Hansen della US Travel Association. Non è solo una questione di numeri. “Due sono le cose che contano per un turista straniero”, spiega Erik Hansen, dirigente della US Travel Association, “il costo e l’accoglienza percepita. Il governo ha sabotato entrambe”. Gli fa eco Lisa Simon, direttrice dell’International Inbound Travel Association: “Quella che viviamo è una perfetta tempesta. Il messaggio che diamo è: non siete i benvenuti”.

E non è un caso che a soffrire siano anche gli operatori americani. Le grandi catene alberghiere come Hilton e Marriott hanno rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita. Airbnb ha registrato una flessione nelle prenotazioni internazionali, e Delta Airlines ha ridotto la sua offerta su alcune rotte transatlantiche.

L’America non è più “the land of the free”

Il dollaro debole, che avrebbe dovuto attrarre viaggiatori come api sul miele, non basta. Non quando l’America appare come un Paese chiuso, sospettoso, impaurito da ciò che viene da fuori. Non quando, al posto delle luci di Times Square, i viaggiatori vedono l’ombra di un Presidente che costruisce muri, alza dazi, insulta alleati e chiude i porti.
Nel 2024 si prevedeva un boom turistico senza precedenti. Nel 2025, gli aeroporti restano mezzi vuoti e i musei fanno promozioni disperate. La Casa Bianca, nel frattempo, tace. O peggio: rilancia.
Non si tratta di un ciclo economico, ma di una strategia. L’America di Trump ha deciso di diventare inospitale. E il mondo, semplicemente, ha deciso di restare a casa.

 

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