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Azioni asiatiche in rialzo con la Fed: Cina debole sui chip

- di: Matteo Borrelli
 
Azioni asiatiche in rialzo con la Fed: Cina debole sui chip

La nuova settimana dei mercati asiatici si apre con un recupero energico, spinto dal rinnovato ottimismo sulla possibilità che la Federal Reserve statunitense intervenga con un taglio dei tassi già nella riunione di dicembre. Un ritorno di fiducia che ha contagiato quasi tutti i listini della regione, mentre la Cina rimane nettamente più debole, appesantita dalle vendite sul settore dei semiconduttori e da una spirale geopolitica che continua a ostacolare i flussi turistici e gli investimenti.

Il movimento di giornata è stato immediato: gli investitori, dopo settimane nervose, hanno reagito alle dichiarazioni moderatamente accomodanti arrivate da esponenti della banca centrale Usa, aprendo la strada a un rimbalzo diffuso. Il mercato ha letto queste parole come un segnale chiaro: la Fed vuole lasciare la porta aperta a una riduzione dei tassi per scongiurare un rallentamento troppo brusco dell’economia americana.

Le chiusure: Asia a due velocità

Le performance finali della seduta fotografano bene la differenza di passo tra i mercati più esposti alla tecnologia globale e quello cinese, frenato dai chipmaker locali:

Australia (ASX 200): +1,29% Hong Kong (Hang Seng): +1,69% Giappone (Nikkei 225): +0,27% India (Nifty 50): +0,02% Corea del Sud (KOSPI): −0,19% Shanghai (SSEC): +0,05% CSI 300: −0,12%

Una fotografia che mostra chiaramente come la regione abbia reagito in modo disomogeneo alle notizie internazionali: forti rialzi sui listini con maggiore esposizione ai big tech, risultati contrastati in Cina, segnali di volatilità in Corea.

La spinta che arriva dagli Stati Uniti

L’elemento che ha innescato il rimbalzo è la crescita della probabilità — stimata intorno al 65-70% — di un taglio dei tassi Usa a dicembre, secondo elaborazioni ricavate da indicatori legati ai future sui Fed Funds. A rafforzare questa prospettiva sono state le parole del presidente della Fed di New York, John Williams, che ha sottolineato come l’istituto debba «valutare con realismo il rischio di inasprire eccessivamente» la politica monetaria. Dichiarazioni lette dal mercato come un preludio a un atteggiamento più prudente già entro fine anno.

Un altro elemento favorevole è arrivato dal recupero dei future di Wall Street, in rialzo dello 0,4% dopo la seduta di venerdì, segno che l’onda dell’ottimismo si è estesa anche oltre l’Asia. Gli investitori hanno colto l’occasione per tornare su titoli che nelle scorse settimane avevano subito vendite pesanti.

La Cina resta indietro: i chip pesano come macigni

La vera anomalia della seduta arriva dalla Cina, dove gli indici principali hanno faticato a tenere il passo con il resto della regione. La ragione è da ricercare nel crollo dei chipmaker: Semiconductor Manufacturing International Corporation ha perso oltre il 7%, mentre Cambricon è scesa di quasi il 2%, dopo che fonti internazionali hanno rivelato che Washington starebbe valutando di consentire a Nvidia la vendita in Cina del chip avanzato H200.

Una mossa che, se confermata, ridurrebbe la spinta alla produzione locale e complicherebbe gli sforzi di Pechino verso l’autonomia nell’intelligenza artificiale. L’H200, secondo analisti del settore, avrebbe prestazioni potenzialmente doppie rispetto al chip H20 attualmente commerciabile in Cina sotto le restrizioni Usa.

Ma c’è un paradosso: se da un lato una maggiore presenza di Nvidia limita il vantaggio competitivo dei produttori cinesi, dall’altro offre ai colossi digitali come Alibaba e Tencent la possibilità di accedere a componenti più potenti, accelerando lo sviluppo dei loro modelli di intelligenza artificiale. Non a caso, i due titoli hanno chiuso in rialzo.

Tensioni diplomatiche e turismo in frenata

La Cina ha dovuto fare i conti anche con una nuova ondata di cancellazioni dei voli verso il Giappone, conseguenza diretta dell’aumento delle frizioni diplomatiche tra Pechino e Tokyo. Le compagnie aeree cinesi hanno registrato un’ondata di annullamenti nelle ultime ore, un dato che pesa anche sull’hotellerie e sui servizi collegati al turismo outbound.

Il Giappone, per contro, ha chiuso la seduta con un modesto rialzo nonostante la festività parziale che ha ridotto i volumi: il Nikkei ha approfittato della spinta tecnologica globale, ma resta sotto osservazione la fragilità dello yen, il cui deprezzamento potrebbe richiedere nuovi interventi governativi.

La tecnologia rimbalza ma i dubbi restano

Gran parte del rialzo regionale è arrivato dai tecnologici, che hanno beneficiato di acquisti a prezzi convenienti dopo il sell-off delle ultime settimane. Gli investitori scommettono che il ciclo di correzione sia ormai vicino alla fine, anche se alcuni analisti invitano alla cautela: le valutazioni di molti titoli legati all’intelligenza artificiale rimangono elevate e l’attenzione sulle trimestrali è altissima.

Corea del Sud e Giappone, più esposti alla filiera globale dei semiconduttori, hanno vissuto una seduta oscillante, segno delle fragilità accumulate nel corso degli ultimi mesi.

I dati che mancano e la Fed che resta “al buio”

Uno dei fattori di incertezza è l’assenza dei principali dati macro Usa per ottobre: la Fed dovrà basarsi solo su indicatori di settembre, un’anomalia che lascia gli analisti divisi sulla lettura complessiva dell’economia americana. Tutti attendono i dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro in arrivo a breve, che potrebbero influenzare punto per punto le decisioni di dicembre.

Che cosa significa per gli investitori europei

Per chi guarda ai mercati dall’Europa, la seduta asiatica offre tre messaggi chiave:

  • Il taglio dei tassi Usa avrebbe un impatto globale, perché libererebbe liquidità e attirerebbe nuovi flussi verso gli asset rischiosi.
  • La Cina rimane il punto debole e chi investe nell’area Asia-Pacifico deve considerare con attenzione la sua volatilità strutturale.
  • La tecnologia guida ma può invertire rapidamente: l’eccesso di entusiasmo potrebbe trasformarsi in debolezza se i dati macro non confermassero le aspettative di mercato.

Rimbalzo sì, ma fragile

Il quadro complessivo è incoraggiante ma non definitivo. I mercati asiatici hanno mostrato una resilienza importante grazie alle prospettive di una Fed meno aggressiva, mentre la Cina continua a rappresentare l’incognita principale. Il vero spartiacque arriverà con le prossime pubblicazioni macroeconomiche Usa e con la conferma — o la smentita — di un taglio dei tassi a dicembre. Fino ad allora, l’Asia resta un cantiere aperto: ricca di opportunità, ma anche di rischi che richiedono lucidità e cautela.

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