Consumi motore della ripresa, export sotto pressione e inflazione contenuta.
(Foto: Fabio Panetta, Governatore di Bankitalia).
L’economia italiana rialza la testa, ma senza strappi. È una ripresa graduale, prudente, quasi chirurgica quella delineata da Banca d’Italia, che nelle proiezioni macroeconomiche diffuse a dicembre 2025 conferma uno scenario di crescita contenuta ma continua fino al 2028.
Il quadro generale: crescita lenta ma costante
Via Nazionale fotografa un Paese che avanza a piccoli passi. Dopo il +0,1% registrato nel terzo trimestre, il Pil dovrebbe rafforzarsi lievemente nei mesi successivi, sostenuto soprattutto dalla domanda interna.
Nel dettaglio, le stime indicano:
- +0,6% di crescita media nel 2025;
- +0,6% anche nel 2026;
- +0,8% nel 2027, leggermente rivisto al rialzo;
- +0,9% nel 2028.
Il ritocco sul 2027 è legato soprattutto a consumi più dinamici, favoriti dal rallentamento dell’inflazione e dal recupero del potere d’acquisto.
Consumi protagonisti della ripresa
Il vero motore della crescita è rappresentato dalle famiglie. L’inflazione più bassa e la tenuta dei redditi reali alimentano la spesa, che diventa il principale fattore di sostegno del Pil nel prossimo quadriennio.
Secondo Bankitalia, la domanda interna continuerà a espandersi, mentre gli investimenti proseguono il loro percorso di crescita, seppur a ritmi meno sostenuti rispetto al passato, beneficiando ancora degli effetti del Pnrr e di condizioni di credito in graduale miglioramento.
Imprese e famiglie: segnali contrastanti
Dal fronte della fiducia arrivano indicazioni incoraggianti. I dati Istat di dicembre 2025 mostrano:
- un aumento della fiducia delle imprese, ai livelli più alti da marzo 2024;
- una ripresa del clima di fiducia dei consumatori, dopo la flessione registrata a novembre.
Tuttavia, il quadro non è privo di ombre. A ottobre, segnala l’Istat, sono tornati a calare fatturato e volumi nei servizi, mentre l’industria resta sostanzialmente stagnante.
Export in affanno: pesano dazi ed euro forte
Il capitolo più delicato resta quello del commercio estero. Le esportazioni italiane crescono, ma meno della domanda mondiale. Le cause sono chiare:
- inasprimento delle politiche commerciali e aumento dei dazi;
- perdita di competitività legata all’apprezzamento dell’euro.
Il risultato è un contributo negativo o nullo della domanda estera netta alla crescita del Pil nel 2025 e 2026, con un recupero solo marginale nel biennio successivo. Le importazioni, invece, aumentano, trainate dalla domanda di beni strumentali.
Inflazione sotto controllo, ma attenzione al 2028
Sul fronte dei prezzi, le previsioni sono rassicuranti. L’inflazione, misurata con l’indice armonizzato, è stimata:
- 1,7% nel 2025;
- 1,4% nel 2026;
- 1,6% nel 2027;
- 1,9% nel 2028.
L’aumento atteso nel 2028 è legato all’entrata in vigore del nuovo sistema europeo di scambio delle quote di emissione (ETS2), che potrebbe determinare un temporaneo rialzo dei prezzi dell’energia. Il rinvio di un anno della normativa ha invece consentito di rivedere al ribasso le stime per il 2026 e il 2027.
Il contesto internazionale resta fragile
Il quadro delineato da Bankitalia si inserisce in uno scenario europeo caratterizzato da crescita debole e incertezze geopolitiche e commerciali. Le previsioni della Banca centrale europea, aggiornate all’autunno 2025, confermano una dinamica moderata dell’area euro, con riflessi diretti sull’economia italiana.
Una ripresa senza sprint
In sintesi, l’Italia viaggia su un sentiero di crescita lenta ma prolungata. I consumi tengono, l’inflazione non spaventa, la fiducia migliora. Ma l’export resta il tallone d’Achille e il contesto globale impone cautela.
La ripresa c’è, dice Bankitalia. Ma va maneggiata con attenzione.