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Dazi USA-UE: Parigi all'attacco, Bruxelles difende, mercati in sofferenza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Dazi USA-UE: Parigi all'attacco, Bruxelles difende, mercati in sofferenza

Un'ombra si allunga sull'unità europea dopo l'accordo sui dazi con gli Stati Uniti. Mentre Parigi tuona contro una presunta "sottomissione" agli interessi americani, Bruxelles difende a spada tratta l'intesa, definendola la "migliore possibile". I mercati finanziari, intanto, reagiscono con nervosismo, evidenziando le profonde preoccupazioni per le ripercussioni economiche.

Dazi USA-UE: Parigi all'attacco, Bruxelles difende, mercati in sofferenza

La sigla dell'accordo sulle tariffe doganali tra Unione Europea e Stati Uniti, avvenuta in Scozia, ha scatenato un'ondata di reazioni contrastanti all'interno del blocco comunitario. Il punto più aspro del dibattito si è registrato a Parigi, dove il Premier francese François Bayrou non ha esitato a definire l'intesa un "giorno buio" per l'Europa. Le sue parole risuonano come un atto d'accusa esplicito: l'Europa, a suo dire, si sarebbe "sottomessa" alle volontà dell'amministrazione Trump, sacrificando i propri interessi economici e la propria sovranità in un momento cruciale. La posizione francese è chiara: l'accordo, che fissa le nuove tariffe al 15%, è un compromesso al ribasso, lontano dalle aspettative e dalle necessità di un'Europa forte e unita.

Di tutt'altro avviso è la Commissione Europea, che per bocca del Commissario al Commercio, Maroš Šefčovič, ha difeso con fermezza l'accordo raggiunto. Šefčovič ha sottolineato come l'intesa rappresenti un successo negoziale, soprattutto considerando le premesse iniziali. "Eravamo partiti dal 30%", ha ricordato il commissario, evidenziando come il dimezzamento delle tariffe sia un risultato significativo. Il merito, secondo Bruxelles, va attribuito in gran parte alla Presidente Ursula von der Leyen, la cui "maestria nel gestire i negoziati" avrebbe permesso di "evitare il baratro" di una guerra commerciale aperta e distruttiva. La narrazione della Commissione è quella di un'Europa che, pur in una posizione difficile, è riuscita a strappare il massimo possibile, scongiurando scenari ben peggiori per l'economia continentale.

Anche la Germania, tradizionalmente attenta alle dinamiche del commercio internazionale, ha espresso un parere più misurato ma non privo di preoccupazione. Il Cancelliere Friedrich Merz, pur ammettendo di "non essere soddisfatto", ha riconosciuto la difficoltà di ottenere di più in un contesto negoziale così teso. Le sue parole tradiscono una consapevolezza amara: "Certamente l'economia tedesca subirà un danno considerevole". Questa dichiarazione è particolarmente significativa, dato il peso dell'industria tedesca sull'export europeo e la sua vulnerabilità a qualsiasi variazione delle condizioni commerciali globali. La Germania, pur non sposando la linea intransigente di Parigi, non nasconde il timore per le ricadute economiche che l'accordo potrebbe generare.

La tensione politica e le incertezze sul futuro hanno avuto un impatto immediato e tangibile sui mercati finanziari. Le Borse europee hanno chiuso la giornata in calo, nonostante un avvio che aveva fatto sperare in una reazione più positiva. La Borsa di Francoforte ha registrato la performance peggiore, scivolando dell'1,02%, a riprova della sensibilità dell'economia tedesca agli sviluppi commerciali. Parigi e Londra sono riuscite a contenere le perdite, chiudendo rispettivamente a -0,43%, mentre Milano è rimasta invariata, mostrando una certa resilienza.

Parallelamente al calo delle Borse, anche l'euro ha subito un duro colpo, cedendo l'1% sul dollaro e attestandosi a 1,1623 dollari. Il deprezzamento della moneta unica è un ulteriore segnale della sfiducia degli investitori nei confronti della stabilità economica europea, in un momento in cui l'incertezza regna sovrana. La debolezza dell'euro, pur potendo favorire le esportazioni a lungo termine, nell'immediato riflette una percezione di vulnerabilità del blocco.

L'accordo sui dazi, lungi dal chiudere il capitolo delle tensioni commerciali, sembra aver aperto una nuova fase di dibattito e incertezza all'interno dell'Unione Europea. Le divergenti posizioni tra gli Stati membri evidenziano una fragilità interna che potrebbe essere sfruttata da attori esterni. La sfida per l'UE sarà ora quella di mantenere la coesione e trovare una strategia comune per mitigare gli impatti negativi di un accordo che, pur difeso da Bruxelles, è chiaramente percepito come problematico da diverse capitali europee. La strada per un'Europa forte e unita, capace di difendere i propri interessi sul palcoscenico globale, appare ancora in salita.

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