Dal tonfo asiatico al rimbalzo europeo sospinto dall’intelligenza artificiale: nel mezzo Wall Street ondeggia tra rally e frenate. Petrolio, gas, oro e valute seguono la scia della volatilità, mentre Piazza Affari ritrova quota 42.900 punti.
Il quadro che emerge tra la chiusura di giovedì 20 novembre e l’avvio di oggi venerdì 21 novembre 2025 descrive mercati inquieti ma ancora alimentati dal binomio intelligenza artificiale – tagli dei tassi. L’Europa archivia un rimbalzo ordinato, Wall Street oscilla con violenza e l’Asia manda segnali nettamente più cupi.
Le chiusure deboli dell’Asia
L’Asia ha vissuto una notte pesante. A Tokyo il Nikkei 225 ha chiuso in calo del 2,30%, mentre in Australia l’S&P/ASX 200 ha perso il 1,59%. Forte pressione anche in Cina: Shanghai -2,40%, SZSE Component -3,31%, China A50 -1,98%, DJ Shanghai -2,65%. Fa eccezione l’Hang Seng di Hong Kong, in rialzo del 2,08%.
Male anche gli altri listini: Taiwan Weighted -0,66%, Kospi -3,79%, IDX Composite -0,24%, Nifty 50 -0,16%, BSE Sensex -0,26%, VN 30 -0,66%. Un quadro rosso che racconta timori crescenti sulla sostenibilità del rally globale dell’IA.
Europa prova a rialzare la testa
In Europa la seduta del 20 novembre si è chiusa in territorio positivo. Francoforte ha segnato un progresso di circa lo 0,5%, Parigi lo 0,34%, Londra lo 0,21%. A Milano il Ftse Mib è salito dello 0,62%, superando nuovamente i 42.900 punti. Bene anche il Ftse Italia Mid Cap con un rialzo dello 0,75%.
Un gestore interpellato a Milano riassume così il sentiment: “Ogni rimbalzo è vissuto come un’occasione per alleggerire più che per aumentare il rischio”.
Piazza affari, ecco chi sale e chi scende
Le blue chip hanno mostrato un profilo eterogeneo. In testa ai rialzi: Hera (+3,1%), Leonardo (+2,9%), Italgas (+2,2%), A2A (+2,2%). Utilities e difesa restano le ancore del listino.
Tra i peggiori: Stellantis (-3%), frenata dalle tensioni sui dazi USA; Nexi (-2,5%); STMicroelectronics (-2%) dopo prese di beneficio generalizzate sul tech; Prysmian poco sotto la parità.
Mid cap e small cap tra scatti e scivoloni
Brillante la seduta delle Mid Cap: CIR (+6,5%), Carel Industries (+4,8%), Wiit (+4,1%), Alerion Clean Power (+3,6%). Segno più per tecnologia, energie rinnovabili e storie industriali solide.
In coda: NewPrinces (-6%), Sesa, Brembo e Reply tutte fra -1,6% e -1,9%.
Le Small Cap restano volatili, con un calo settimanale superiore al 3% e movimenti amplificati dalle basse liquidità.
Valute, petrolio, gas e oro
Sul valutario l’euro/dollaro resta stabile attorno a 1,153, oscillando tra la resistenza a 1,1552 e il supporto a 1,1506.
Sul fronte energetico, il petrolio arretra: WTI a 58,35 dollari, Brent a 62,79 dollari. Il mercato cerca un equilibrio tra domanda reale e tagli Opec+.
Il gas TTF europeo chiude a circa 31,1 euro/MWh, in leggero rialzo, rimanendo però lontano dai minimi pre-crisi energetica.
L’oro corregge ma resta vicino ai massimi storici: 4.037 dollari l’oncia. Brian Lan (GoldSilver Central), da Singapore, osserva: “I prezzi stanno consolidando e molti investitori stanno prendendo profitto dopo i record”.
Lo spread resta sotto controllo
Il rischio Paese italiano continua a essere percepito come stabile: spread Btp–Bund intorno agli 82 punti base, decennale al 3,46%. Nella mattinata successiva lo spread scivola leggermente sotto quota 80.
Wall street tra rally tech e timori di bolla
A New York la seduta del 20 novembre ha mostrato una volatilità estrema. In apertura Dow Jones +1,1%, S&P 500 +1,6%, Nasdaq +2% sospinti dai conti record di Nvidia (fatturato oltre 57 miliardi, utili sopra 31 miliardi).
Il quadro si è ribaltato nel finale: S&P 500 -1,5%, Nasdaq -2%, con crolli fra il 6% e l’8% per Micron Technology, Datadog, MercadoLibre, Palo Alto Networks.
Un gestore da New York sintetizza: “Finché i tagli dei tassi resteranno possibili, gli investitori compreranno tecnologia, ma basta un dato macro più forte per trasformare l’euforia in paura”.
Il denominatore comune resta uno: volatilità.