C’è un filo invisibile che lega dispositivi elettronici e strategie di sorveglianza globale. Un filo che, nel caso della Ong Mediterranea Saving Humans, si è rivelato un’operazione di spionaggio sistematica. Per oltre un anno, Luca Casarini, fondatore e capomissione dell’organizzazione, è stato sotto osservazione digitale. Il suo telefono, e quelli di altri membri della Ong, sono stati compromessi attraverso un sofisticato spyware, warm Graphite, sviluppato dall’azienda israeliana Paragon Solution.
Un anno di occhi elettronici su Mediterranea: il caso Casarini e l’ombra dello spionaggio
Ma il monitoraggio non è iniziato con l’individuazione di questo malware. Secondo The Citizen Lab, centro di ricerca dell’Università di Toronto specializzato in cybersicurezza e sorveglianza digitale, già nel febbraio 2024, qualcuno aveva cercato di violare gli account di Casarini con un attacco informatico mirato. Un’azione precedente all’individuazione del software spia, che ora solleva domande pesanti: chi e perché ha deciso di monitorare Mediterranea?
Mediterranea: una Ong nel mirino
Mediterranea Saving Humans nasce nel 2018 come un’operazione civile di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo centrale, la rotta più pericolosa per i migranti che tentano di raggiungere l’Europa. Un’iniziativa politica e umanitaria che, negli anni, si è trovata in rotta di collisione con le politiche di chiusura dei porti, il respingimento in Libia e la criminalizzazione delle Ong.
A differenza di altre organizzazioni impegnate nel soccorso, Mediterranea si è sempre presentata come una nave battente bandiera italiana, con equipaggi misti di attivisti e soccorritori, una strategia che l’ha resa più difficile da fermare sul piano legale. Questo ha attirato l’attenzione di governi, forze di polizia e anche di attori non identificati interessati a raccogliere informazioni sulle operazioni della Ong.
Negli ultimi anni, Casarini e il suo gruppo sono stati oggetto di indagini, sequestri di navi e accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tutti tentativi di ostacolare il loro lavoro, che si sono spesso rivelati infondati sul piano giudiziario ma efficaci nel rallentare le operazioni.
La scoperta dello spyware e il precedente attacco
Ora emerge un nuovo livello di pressione: la sorveglianza digitale. La scoperta del malware warm Graphite, utilizzato per infiltrarsi nei dispositivi della Ong, è solo la punta dell’iceberg. Prima ancora, nel febbraio 2024, qualcuno aveva già cercato di violare gli account di Casarini con tecniche di hacking avanzate. Non un attacco casuale, ma un’operazione pianificata.
The Citizen Lab ha analizzato il codice malevolo e confermato che si tratta di uno spyware di fascia alta, simile al più noto Pegasus, utilizzato da governi e servizi segreti per sorvegliare dissidenti, giornalisti e attivisti. Warm Graphite può accedere a chiamate, messaggi, foto, dati di localizzazione e persino attivare microfoni e telecamere a distanza, trasformando ogni dispositivo in un punto di ascolto permanente.
Mediterranea denuncia che non si tratta solo di un attacco a una Ong, ma di un precedente pericoloso: se chi si occupa di salvataggi in mare viene intercettato con tecnologie usate per la sicurezza nazionale, significa che qualcuno li considera un nemico da monitorare.
Chi c’è dietro? Le ipotesi sull’attacco
Resta da capire chi ha voluto spiare Mediterranea e perché. Le ipotesi spaziano dai governi che hanno interesse a limitare le attività delle Ong ai gruppi che traggono profitto dai respingimenti e dal traffico di migranti.Servizi segreti o forze di polizia: L’uso di spyware avanzati è generalmente associato a enti governativi. Se l’attacco fosse partito da un’agenzia statale, significherebbe che una o più istituzioni hanno considerato Mediterranea un bersaglio legittimo.Agenzie private di sorveglianza: Alcune società di intelligence operano per conto di stati o aziende con interessi nel Mediterraneo. Un attacco del genere potrebbe essere stato commissionato da attori privati con legami con i governi.Gruppi criminali: Anche le reti che gestiscono il traffico di esseri umani potrebbero avere interesse a monitorare Mediterranea, che spesso denuncia le violenze nei centri di detenzione libici e i legami tra trafficanti e autorità locali.
La Ong chiede chiarezza e un’indagine indipendente per risalire ai mandanti dello spionaggio. Nel frattempo, resta una certezza: per oltre un anno, ogni azione di Mediterranea è stata monitorata. Ogni chiamata, ogni messaggio, ogni piano di soccorso.
Un anno di occhi elettronici puntati su chi lotta per salvare vite nel Mediterraneo. Ma la domanda più inquietante è ancora senza risposta: a chi serviva tutto questo?