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Contributi dimezzati per i giovani autonomi: partono le domande

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Contributi dimezzati per i giovani autonomi: partono le domande

Avvio silenzioso per una misura che punta ad alleggerire il carico fiscale dei nuovi artigiani e commercianti. Da oggi, infatti, è possibile fare domanda per ottenere lo sconto del 50% sui contributi previdenziali, pensato per chi avvierà un’attività autonoma nel corso del 2025. Tre anni di respiro, almeno sulla carta.

Contributi dimezzati per i giovani autonomi: partono le domande

La norma, contenuta nella legge di bilancio approvata a dicembre scorso, è ora pienamente operativa. L’Inps ha pubblicato le istruzioni operative ieri, appena 24 ore prima dell’apertura ufficiale. Si tratta, nella sostanza, di un intervento già sperimentato in passato, rimodulato con criteri aggiornati. La durata dell’incentivo è fissata in 36 mesi, ma non mancano già le prime perplessità tra consulenti e operatori del settore.

Una platea da costruire
L’agevolazione è riservata a chi nel 2025 si iscriverà per la prima volta alla gestione Inps come artigiano o commerciante. Un pubblico teoricamente giovane, o comunque nuovo al lavoro autonomo. L’intento del legislatore è quello di favorire la nascita di nuove imprese, in particolare nelle fasce under 35 e nel Sud, dove il lavoro autonomo resta una delle vie più battute in assenza di impiego dipendente stabile.

Ma tra le righe dell’intervento emergono anche alcune rigidità: la riduzione vale solo per i contributi IVS, quelli legati alla pensione, mentre restano escluse altre voci. E, soprattutto, lo sconto ha effetti diretti anche sul futuro assegno previdenziale, che viene calcolato in proporzione ai contributi effettivamente versati.

Il rischio del boomerang previdenziale
Il messaggio dell’Inps non lo nasconde: pagando la metà, si matura metà pensione. Il paradosso è tutto qui. L’incentivo dà ossigeno nel presente ma lascia più debole il futuro. Chi vuole mantenere interamente valido l’anno ai fini dell’anzianità contributiva dovrà guadagnare il doppio del minimale. Tradotto: per non avere "buchi" nella carriera contributiva, serviranno redditi superiori ai 37mila euro annui.

Una soglia che molti, tra coloro che avviano un’attività, potrebbero non raggiungere nei primi anni. Da qui i dubbi di chi vede nell’agevolazione un aiuto dimezzato: utile per partire, ma da valutare con attenzione sul lungo termine.

Tecnica a parte, il segnale è politico
Oltre i dettagli tecnici, l’operazione ha un significato più ampio. In un momento in cui i giovani faticano a entrare nel mondo del lavoro – e ancor più a costruire percorsi stabili – la manovra 2025 ha scelto di puntare (di nuovo) sugli autonomi. Una scelta non nuova, ma che arriva in una fase in cui le partite IVA tornano centrali nel discorso politico, tra richieste di semplificazione fiscale e allarmi previdenziali.

Lo sgravio contributivo è, quindi, un segnale più che un intervento strutturale. Una misura-bandiera, con qualche margine di utilità per chi riesce a reggere i ritmi e la burocrazia. Ma per trasformarsi in un vero motore di nuova impresa, dovrà essere accompagnata da altro: accesso al credito, sostegno nei primi anni, formazione, tutele di base.

Un passo avanti, forse timido
Per ora, chi ha intenzione di mettersi in proprio può iniziare a compilare la domanda online, sul portale dell’Inps. La procedura richiede SPID o CIE, e un po’ di pazienza digitale. Il beneficio durerà tre anni, e sarà mantenuto anche in caso di spostamento dell’attività da una provincia all’altra. Ma le condizioni restano legate al rispetto di requisiti stretti, inclusa la regola europea del “de minimis”, che limita l’accumulo di aiuti pubblici.

In attesa di numeri ufficiali sulle richieste, resta l’impressione di un’occasione potenzialmente utile ma fragile. Una spinta leggera, in un contesto in cui il salto nel lavoro autonomo è ancora – per molti – una scelta più obbligata che volontaria.

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