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Corea del Sud, crolla un ponte in costruzione: almeno tre morti e cinque feriti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Corea del Sud, crolla un ponte in costruzione: almeno tre morti e cinque feriti

Si cercano ancora eventuali dispersi sotto le macerie. Il presidente ad interim ordina indagini immediate sulle cause del collasso. Polemiche sulla sicurezza nei cantieri e sulle responsabilità del disastro.

Corea del Sud, crolla un ponte in costruzione: almeno tre morti e cinque feriti

Un rumore sordo, poi un boato. In pochi secondi, la struttura cede su se stessa, inghiottendo gli operai al lavoro. Il crollo di un ponte in costruzione a Cheonan, città situata circa 80 chilometri a sud di Seul, ha trasformato un normale turno in cantiere in una tragedia. Il bilancio provvisorio parla di almeno tre morti e cinque feriti, ma il numero delle vittime potrebbe aumentare. I soccorritori scavano tra i detriti per cercare eventuali dispersi, mentre le autorità hanno avviato un'indagine per comprendere le cause del disastro.

L’incidente si è verificato intorno alle 9:50 ora locale (1:50 in Italia) su un tratto dell'autostrada Seul-Sejong, una delle principali arterie del Paese, fondamentale per i collegamenti tra la capitale e le aree limitrofe. Secondo le prime ricostruzioni, cinque travi d'acciaio, fondamentali per la tenuta della struttura, sarebbero collassate una dopo l'altra mentre gli operai utilizzavano una gru per posizionarle tra i piloni. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un errore umano, di un cedimento strutturale o di una mancanza di controlli adeguati sulla sicurezza del cantiere.

Il video del disastro e le prime indagini
A rendere ancora più scioccante l’episodio è un video registrato da una dashcam montata su un’auto di passaggio. Le immagini mostrano la strada apparentemente tranquilla, con il traffico che scorre regolarmente, quando all’improvviso l’enorme struttura si piega e crolla su se stessa in una nube di polvere e detriti. Il filmato, ora nelle mani degli investigatori, potrebbe fornire elementi chiave per stabilire cosa sia accaduto e chi abbia eventuali responsabilità nel crollo.

Sul posto sono intervenuti rapidamente oltre cento vigili del fuoco, affiancati da squadre specializzate nella ricerca e nel soccorso tra le macerie. Le operazioni sono rese difficili dalla mole di detriti e dalla precarietà della struttura ancora in piedi, che potrebbe cedere ulteriormente. Alcuni operai sono stati estratti vivi e trasportati d’urgenza in ospedale, ma le loro condizioni restano critiche.

Il presidente ad interim, Choi Sang-mok, ha ordinato di mobilitare tutte le risorse disponibili per affrontare l’emergenza e di condurre un’indagine approfondita per determinare le cause del crollo. Ha inoltre sottolineato la necessità di rafforzare i controlli sulla sicurezza nei cantieri edili, tema che in Corea del Sud continua a suscitare forti polemiche.

Un disastro che apre interrogativi sulla sicurezza nei cantieri
La Corea del Sud ha vissuto in passato tragedie simili che hanno messo in discussione la sicurezza nelle costruzioni. Nel 2022, il crollo di un edificio in costruzione a Gwangju provocò sei morti, mentre nel 1995 il cedimento del centro commerciale Sampoong a Seul fu una delle peggiori catastrofi nella storia del Paese, con oltre 500 vittime.

Cheonan, città della provincia di Chungcheong del Sud, è un importante centro industriale e dei trasporti. Il crollo di un'infrastruttura in costruzione in un’area così strategica pone interrogativi pesanti sulla qualità dei materiali utilizzati, sulla supervisione dei lavori e sulla formazione degli operai in materia di sicurezza.

Secondo alcuni esperti del settore, il crollo potrebbe essere stato causato dall’uso di materiali scadenti o da un errore di progettazione. Tuttavia, fino a quando le indagini non saranno concluse, ogni ipotesi resta aperta. Quel che è certo è che la tragedia ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nei cantieri sudcoreani, dove i ritmi serrati di costruzione e le pressioni economiche spesso mettono a rischio la vita dei lavoratori.

Le famiglie delle vittime chiedono giustizia e risposte. “Mio marito lavorava ogni giorno su quel ponte, mi diceva che i controlli erano superficiali e che spesso si andava avanti nonostante problemi strutturali”, racconta tra le lacrime la moglie di uno degli operai dispersi. Dichiarazioni come questa alimentano i dubbi su possibili negligenze da parte dell’azienda responsabile della costruzione.

Nel frattempo, i soccorritori continuano a scavare. Ogni minuto che passa è prezioso per chi potrebbe essere ancora intrappolato sotto le macerie. Ma il tempo, in tragedie come questa, è un nemico implacabile.

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