Dazi, fonti Ue: “Con gli Usa scelta migliore possibile, le alternative sarebbero state peggiori”
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L’accordo tra Unione europea e Stati Uniti sui dazi rappresenta, secondo le istituzioni comunitarie, la scelta più razionale in un contesto internazionale complesso. Una decisione che nasce dalla necessità di evitare un’escalation commerciale dagli effetti potenzialmente devastanti per le economie coinvolte.
Dazi, fonti Ue: “Con gli Usa scelta migliore possibile, le alternative sarebbero state peggiori”
“Abbiamo raggiunto questo accordo perché l’alternativa sarebbe stata molto peggiore. Avrebbe significato un aumento delle tariffe da entrambe le parti, estremamente costoso e dannoso soprattutto per gli esportatori europei”, ha spiegato un alto funzionario Ue durante un briefing tecnico sulle relazioni transatlantiche. L’intesa non è stata dunque il frutto di un entusiasmo condiviso, ma la conseguenza di una scelta obbligata per contenere i rischi.
Il peso del contesto geopolitico
L’analisi della Commissione parte da un dato di realtà: il clima internazionale è segnato da forti instabilità. L’Europa deve fronteggiare l’aggressione russa in Ucraina, che continua a drenare risorse politiche ed economiche, mentre sul fronte asiatico si intensifica la competizione con la Cina, sempre più strutturale e radicata in settori strategici come la tecnologia e l’energia. In questo scenario già teso, un conflitto tariffario con Washington avrebbe significato aprire un nuovo fronte, con conseguenze pesanti per la competitività dell’industria europea.
Realismo strategico e nuove regole del gioco
Secondo Bruxelles, il compromesso con gli Stati Uniti va letto come un atto di realismo strategico. “Ci siamo trovati davanti a una scelta tra un’opzione negativa e una meno negativa. Abbiamo scelto la seconda, che riteniamo sia la migliore possibile, anche perché nessun altro è riuscito a ottenere un accordo più favorevole del nostro”, ha sottolineato il funzionario. L’idea di un ritorno allo status quo ante, caratterizzato da liberalizzazione piena e assenza di dazi, non è più ritenuta credibile. L’amministrazione americana, a prescindere dall’orientamento politico, ha ormai fatto dei dazi uno strumento ordinario di politica economica.
Contenere i danni e preservare l’unità europea
Il negoziato è stato condotto con l’obiettivo di evitare un ciclo di ritorsioni reciproche che avrebbe finito per penalizzare entrambe le sponde dell’Atlantico. Per l’Ue la priorità resta sempre l’abolizione dei dazi, ma se questo obiettivo non è raggiungibile la strategia diventa quella di scongiurare almeno l’adozione di misure punitive. È in questa logica che si inserisce l’accordo con Washington: non come un passo avanti verso la liberalizzazione, ma come un freno posto a un possibile deterioramento delle relazioni economiche.
L’intesa ha anche un valore politico interno. Una guerra commerciale con gli Stati Uniti avrebbe infatti rischiato di dividere l’Unione, accentuando le divergenze tra Paesi fortemente dipendenti dall’export e altri meno esposti. Evitare questa frattura è stato uno degli obiettivi impliciti dell’accordo. “L’alternativa avrebbe immediatamente creato divisioni all’interno dell’Unione europea”, ha ammesso il funzionario.
Una nuova normalità nei rapporti con Washington
Il compromesso raggiunto non viene celebrato come un successo, ma come una presa d’atto della nuova fase che caratterizza i rapporti con gli Stati Uniti. “È importante essere collettivamente consapevoli della realtà: non siamo più in grado di tornare allo status quo ex ante”, ha osservato il negoziatore. L’Europa accetta che la stagione del libero scambio illimitato appartenga ormai al passato e che il rapporto con Washington, pur restando centrale, non possa più basarsi sulle stesse regole di convergenza del passato.
Obiettivo: stabilità e prevedibilità
Il valore dell’intesa sta soprattutto nel mantenere un quadro stabile e prevedibile che consenta alle imprese europee di programmare le proprie strategie di export senza temere colpi improvvisi. Un elemento decisivo in una fase in cui le filiere produttive globali sono già sottoposte a forti pressioni, prima per la pandemia e poi per le tensioni geopolitiche. “Gli Stati Uniti sono a loro agio con i dazi, noi preferiamo eliminarli. Il nostro obiettivo rimane zero per zero, ma quando questo non è possibile scegliamo di evitare di reagire in modo eccessivo”, ha concluso il funzionario.
Una tregua fragile
In questo equilibrio fatto più di contenimento che di ambizione, l’Unione europea prova a ritagliarsi uno spazio di manovra per difendere i propri interessi. Non si tratta di un accordo che entusiasmi, quanto piuttosto di una tregua fragile, necessaria per guadagnare tempo e preservare la stabilità. In un mondo sempre più frammentato, Bruxelles sceglie la via del pragmatismo, consapevole che la sfida non è più conquistare nuovi spazi di liberalizzazione, ma evitare che i rapporti commerciali scivolino in una spirale di scontro permanente.