L'export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti, che nel 2024 ha toccato i 7,8 miliardi di euro con una crescita del 17% rispetto all'anno precedente, rischia un drastico ridimensionamento a causa dei nuovi dazi imposti dall’amministrazione americana. Secondo il Centro Studi di Confcooperative, le tariffe doganali potrebbero comportare una contrazione tra il 15% e il 30% per alcuni prodotti chiave del Made in Italy, traducendosi in un impatto economico negativo di circa 2 miliardi di euro annui.
Dazi USA: un colpo all'export italiano tra agroalimentare e automotive
Tra i prodotti più colpiti figurano vino, olio d'oliva, formaggi DOP, ortofrutta, pasta e pomodori trasformati. In particolare, il vino italiano, che negli USA rappresenta un mercato da 1,7 miliardi di euro e copre il 26% delle esportazioni oltreoceano, potrebbe subire un contraccolpo significativo. Secondo l’Unione Italiana Vini, dazi al 25%, combinati con le prospettive di recessione in Canada ed Europa, potrebbero generare perdite per un miliardo di euro, favorendo i competitor argentini, australiani e cileni.
Anche la pasta, che nel 2024 ha registrato un valore di esportazione pari a 805 milioni di euro (12% del totale agroalimentare italiano negli USA), e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, 10%) potrebbero risentire pesantemente di queste misure protezionistiche.
Effetti a cascata sull'automotive e sul mercato interno
L'impatto dei dazi non si limiterà al solo settore alimentare, ma investirà anche altre eccellenze italiane, come i macchinari, l’industria farmaceutica e, soprattutto, l'automotive. Stellantis, la multinazionale che riunisce diversi marchi italiani e francesi, rischia perdite per 3,4 miliardi di euro a causa dei dazi già applicati sulle importazioni dal Messico e dal Canada, paesi in cui possiede importanti stabilimenti di produzione.
Le ripercussioni si faranno sentire anche sul mercato italiano, dove l'aumento dei costi di produzione e di importazione potrebbe tradursi in rincari per i consumatori. Federcarrozzieri ha stimato un incremento medio del 10% sui prezzi dei veicoli, con rincari che vanno dai 1.500 euro per una Fiat Panda fino ai 3.035 euro per una Volkswagen T-Roc.
Possibili scenari e strategie di adattamento
Di fronte a questa minaccia economica, le aziende italiane si trovano a dover valutare diverse strategie. Una delle opzioni sul tavolo è il trasferimento della produzione negli USA, soluzione che comporterebbe tuttavia investimenti elevati e tempi lunghi, con un aumento stimato dei costi di produzione di circa 3.500 dollari per veicolo.
Un’altra possibilità è quella di assorbire i dazi nel prezzo finale dei prodotti, trasferendo il costo direttamente ai consumatori americani. Tuttavia, ciò potrebbe rendere meno competitivi i prodotti italiani rispetto a quelli locali e a quelli di paesi non soggetti a dazi.
Una sfida cruciale per il Made in Italy
Il rischio rappresentato dai dazi USA non riguarda solo il fatturato delle imprese italiane, ma anche l’intero equilibrio del commercio internazionale. Se da un lato la diplomazia italiana ed europea cercherà un dialogo con Washington per ridurre l’impatto delle tariffe, dall’altro le aziende dovranno valutare strategie per difendere la propria competitività in uno dei mercati più importanti al mondo.
L’agroalimentare e l’automotive restano due pilastri del Made in Italy, e le misure che verranno adottate nei prossimi mesi saranno decisive per evitare che l'export italiano subisca un duro colpo, con conseguenze sull’intero sistema economico nazionale.