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Giustizia sotto accusa: condanna per Delmastro, il caso che scuote il Governo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Giustizia sotto accusa: condanna per Delmastro, il caso che scuote il Governo

C’è una linea sottile tra il potere e la sua gestione, tra il diritto di informare e l’obbligo di rispettare le regole. Una linea che, secondo il Tribunale di Roma, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro avrebbe superato, finendo condannato in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio.

Giustizia sotto accusa: condanna per Delmastro, il caso che scuote il Governo

La sentenza arriva come un macigno sul governo, ma la macchina politica si muove già per minimizzare, derubricare, insabbiare. La difesa è sempre la stessa: una decisione politica, un attacco orchestrato, un processo mediatico. Ma dietro le parole c’è un dato incontrovertibile: la giustizia si è espressa e ora il dossier Delmastro diventa una questione istituzionale.

Il cuore del caso: segreti rivelati, regole violate
I fatti risalgono a febbraio 2023, quando il sottosegretario Delmastro rivelò dettagli riservati su una nota del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) riguardante le conversazioni in carcere di Alfredo Cospito, leader della FAI (Federazione Anarchica Informale), detenuto in regime di 41 bis. Informazioni che, secondo la procura, non avrebbero dovuto uscire da certi ambienti e che invece finirono sui giornali, alimentando un dibattito acceso.

Un’azione che per il tribunale configura il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, con una condanna che, seppur in primo grado, rappresenta un segnale chiaro: le regole valgono per tutti, anche per chi detiene il potere.

Ma la politica, si sa, non ama processi e sentenze. Così, mentre le carte giudiziarie parlano, la difesa di Delmastro si muove su un altro piano, quello della delegittimazione.

Politica e giustizia: lo scontro infinito

Non è la prima volta che un esponente del governo finisce sotto i riflettori della magistratura. Ma ogni volta la reazione è la stessa: la colpa non è di chi ha infranto le regole, ma di chi le applica. Un copione già visto, che punta a trasformare ogni vicenda giudiziaria in un attacco politico, ogni sentenza in un complotto.

Nel caso Delmastro, la difesa è stata immediata. Il sottosegretario ha parlato di una condanna "ingiusta", mentre la premier Giorgia Meloni ha ribadito la fiducia nei suoi confronti. Nessuna ipotesi di dimissioni, nessun passo indietro, solo un muro eretto a difesa dell’uomo di governo.

Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, il caso apre una crepa nel rapporto tra politica e giustizia. Perché se un sottosegretario alla Giustizia viene condannato per aver rivelato segreti d’ufficio, la questione non è solo personale, ma istituzionale.

Cosa succede adesso?
La condanna è solo il primo atto di una vicenda che si giocherà su più livelli. Il ricorso in appello è scontato, e il governo farà di tutto per proteggere Delmastro. Ma il nodo politico resta: un esponente dell’esecutivo colpito da una sentenza per un reato legato alla sua funzione.

La domanda è semplice: il rispetto delle regole vale ancora per tutti? O esiste un’area di impunità per chi occupa le stanze del potere?

Nel silenzio delle istituzioni, la risposta sembra già scritta.

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