La tratta di esseri umani ha assunto negli ultimi anni una dimensione digitale sempre più preoccupante. Con il termine e-trafficking si indica l’uso sistematico delle tecnologie digitali per il reclutamento, il controllo e lo sfruttamento delle vittime. Si tratta di una vera e propria evoluzione della tratta tradizionale, dove l’incontro fisico può essere del tutto assente: tutto avviene tramite smartphone, piattaforme social, app di messaggistica istantanea. L’e-trafficking non è un nuovo reato, ma una nuova modalità operativa che consente ai trafficanti di raggiungere, manipolare e sfruttare persone vulnerabili con maggiore rapidità, anonimato e su scala globale.
E-trafficking, la nuova frontiera della tratta: come il digitale alimenta lo sfruttamento umano
Secondo la definizione delle Nazioni Unite, la tratta è composta da tre elementi: la condotta (reclutamento, trasferimento, accoglienza), i mezzi (coercizione, frode, abuso di potere), e lo scopo (sfruttamento). Nella variante digitale, ciascuno di questi può essere interamente gestito attraverso strumenti tecnologici. Il reclutamento avviene online, spesso sotto mentite spoglie, tramite profili falsi o corteggiamento. I mezzi di assoggettamento includono il ricatto, la dipendenza emotiva o economica, l’isolamento, tutti amplificati dai canali digitali. Lo sfruttamento può essere sia virtuale — attraverso la produzione di materiale sessualmente esplicito — sia fisico, preceduto da una lunga fase di condizionamento a distanza.
L’accelerazione dopo la pandemia
L’esplosione dell’e-trafficking ha avuto una forte accelerazione durante e dopo la pandemia da Covid-19. Il confinamento e l’aumento dell’uso della rete, uniti all’isolamento sociale, hanno moltiplicato le occasioni di contatto tra vittime e sfruttatori. In parallelo, le organizzazioni criminali hanno investito risorse per perfezionare la loro presenza digitale, adottando linguaggi e comportamenti simili a quelli delle community online frequentate da giovani e adolescenti. Questo rende ancora più difficile distinguere le minacce e riconoscere i segnali d’allarme.
Il ruolo delle piattaforme e l’anonimato dei trafficanti
Le piattaforme digitali offrono ai trafficanti strumenti ideali: anonimato, facilità di accesso, comunicazione diretta e possibilità di geolocalizzazione. Il passaggio dalla comunicazione al reclutamento e allo sfruttamento è spesso impercettibile. Inoltre, i criminali possono spostarsi agevolmente tra diverse app e Paesi, sfuggendo ai controlli e rendendo complesse le indagini internazionali. L’uso di criptovalute e server criptati complica ulteriormente la tracciabilità dei flussi economici e delle responsabilità.
Chi sono le vittime dell’e-trafficking
Secondo Save the Children, il fenomeno colpisce in modo particolare minori e giovani adulti, con una prevalenza femminile nei casi di sfruttamento sessuale. Circa una persona su quattro vittima di schiavitù moderna è minorenne. I rischi maggiori si concentrano nei contesti di povertà, marginalità, mancanza di accesso all’istruzione o ai servizi sociali. Ma non mancano i casi in cui anche adolescenti provenienti da famiglie apparentemente protette cadono nella rete di adescamento, spesso senza che nessuno se ne accorga in tempo.
Le risposte in campo e i progetti di contrasto
Save the Children è attiva da anni nella lotta alla tratta e nello studio delle sue evoluzioni digitali. Tra le iniziative più recenti, il progetto europeo E.V.A. coinvolge Italia, Francia e Spagna in un programma transnazionale di contrasto al traffico di esseri umani, con focus specifici sull’ambito digitale. Parallelamente, l’organizzazione promuove attività di informazione, educazione digitale e prevenzione in contesti scolastici, comunitari e familiari. La sensibilizzazione è considerata uno strumento essenziale per far emergere i casi nascosti e rafforzare la capacità di riconoscere i rischi.
La sfida della consapevolezza digitale
L’e-trafficking mostra in modo esemplare quanto sia urgente un investimento sistemico in educazione alla cittadinanza digitale. La protezione dei minori passa oggi anche dalla capacità di leggere i segnali digitali, riconoscere tentativi di adescamento e costruire reti educative e istituzionali capaci di intervenire prima che lo sfruttamento abbia inizio. La frontiera della tratta si è spostata, ma la battaglia per fermarla può ancora essere vinta, a patto di comprenderne le nuove forme e combatterle con strumenti aggiornati.