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Si è chiusa l’Opas: Mps all’86,33% di Mediobanca

- di: Bruno Legni
 
Si è chiusa l’Opas: Mps all’86,33% di Mediobanca
Stasera si è chiusa l’Opas: Mps all’86,33% di Mediobanca
Delisting in vista, cda ridisegnato a fine ottobre, dossier Generali al centro.

Stasera si è chiusa l’offerta pubblica di acquisto e scambio su Mediobanca promossa da Monte dei Paschi di Siena con adesioni pari a l’86,33% del capitale. Il risultato oltre le attese consente a Siena di mettere in agenda revoca della quotazione e integrazione, segnando uno spostamento netto del baricentro della finanza italiana.

Il salto finale e cosa comporta

Il passaggio dal 70,48% di venerdì al dato finale dell’86,33% riflette un’ultima giornata di conferimenti molto intensa. Con questa soglia diventano praticabili i passaggi formali verso il delisting, l’eventuale opa residuale sulla quota non consegnata e l’avvio dell’integrazione legale e operativa.

Governance: calendario serrato e passaggi chiave

Dopo 17 anni di guida, si profila l’uscita di vertice e consiglio in coincidenza con la scadenza del 28 ottobre, così da insediare una nuova squadra e un board più snello, coerente con un perimetro non più quotato e interamente controllato. La lista dei nomi dovrà essere definita in tempi stretti.

Chi ha consegnato e perché conta

Nella volata finale hanno aderito anche figure apicali di Mediobanca, segnando un passaggio di consegne da un assetto storico a una nuova architettura di gruppo. È un gesto che certifica la chiusura della fase di resistenza e l’apertura del cantiere industriale.

Cosa resta di Mediobanca

Il marchio Mediobanca resta un asset reputazionale: in una prima fase potrà essere preservato su consulenza, banca d’affari e gestioni, mentre il riallineamento organizzativo avverrà sotto una regia unica. Prioritario sarà proteggere capitale umano, relazioni e clientela di alto profilo.

Delisting e squeeze-out: i prossimi step

Con l’86,33% in mano, il percorso porta a assemblee per la revoca dalla Borsa, a una possibile opa residuale sul flottante rimasto e, al superamento delle soglie, allo squeeze-out. In parallelo, un piano industriale dovrà eliminare sovrapposizioni, liberare sinergie e garantire ricavi ricorrenti.

Il dossier Generali entra nel vivo

La nuova configurazione azionaria proietta al centro Generali: dalla storica partecipazione mediata da Mediobanca ai futuri rapporti industriali nel risparmio gestito, i riflessi sull’assetto delle partnership e sulla governance saranno tra i temi più sensibili dei prossimi mesi.

Sinergie e rischi: dove si vince e dove si può perdere

  • Sinergie industriali: efficienze su IT, compliance e produzione, con cross-selling tra reti e clientela private/corporate.
  • Capitale umano: trattenere banker, gestori e specialisti è decisivo per non disperdere relazioni e competenze.
  • Vigilanza e capitale: l’iter di delisting e fusione richiederà una gestione ordinata dei profili di capitale, rischio operativo e cybersecurity.

Perché è un cambio d’epoca

La chiusura stasera dell’Opas archivia l’asse tradizionale e apre a un possibile terzo polo competitivo, se la traduzione industriale sarà all’altezza della mossa finanziaria. Con un Tesoro più diluito e soci forti come Delfin e Caltagirone, il nuovo perimetro può imprimere una svolta a mercato, clienti e governance.

In sintesi

Stasera si è chiusa l’Opas e il baricentro della finanza italiana si sposta: delisting, integrazione e una governance ridisegnata entrano nell’agenda immediata.

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