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Metalmeccanica in affanno: produzione giù, il futuro è un’ombra spessa

- di: Jole Rosati
 
Metalmeccanica in affanno: produzione giù, il futuro è un’ombra spessa
Metalmeccanica in affanno: produzione giù, il futuro è un’ombra spessa
Dazi, ordini calanti e costi alle stelle: Federmeccanica suona l’allarme per un settore che rischia di perdere slancio, investimenti e competitività.

(Stefano Franchi, Direttore generale di Federmeccanica).

Un’estate pesante per la metalmeccanica

L’ultima indagine sull’industria metalmeccanica-meccatronica italiana delinea un quadro cupo: la produzione rallenta, cresce il ricorso alla cassa integrazione e il futuro appare incerto. I numeri non lasciano spazio a illusioni: nel primo semestre 2025 la produzione registra un calo del 4,3% su base annua, con l’export complessivo in lieve flessione (-0,5%) e una contrazione più marcata verso gli Stati Uniti (-6,1%). Nel secondo trimestre si osserva un rimbalzo congiunturale (+0,5%) dopo il +0,8% iniziale, ma la dinamica tendenziale resta negativa.

Sul fronte sociale, le ore di Cassa integrazione per gli addetti metalmeccanici salgono a 174 milioni nel semestre, pari a un +35,4% rispetto ai 128,5 milioni dello stesso periodo 2024: un segnale che la ripartenza dopo l’estate è stata più lenta del previsto.

Dazi, costi e ombre sull’orizzonte

Il contesto globale resta gravoso. L’83% delle imprese teme impatti negativi dalle misure commerciali protezionistiche. Le preoccupazioni principali riguardano la possibile perdita di quote export (32%), le difficoltà nelle catene di fornitura (25%) e l’aumento della pressione competitiva nel mercato UE (21%). Si aggiunge l’incognita dei costi di energia e materie prime, con volatilità che erode i margini e congela i piani d’investimento.

Non è un caso che la dirigenza del settore parli di prospettive offuscate. “Serve una visione industriale di lungo periodo che dia stabilità e certezze”, afferma Alessia Miotto, vicepresidente di Federmeccanica, chiedendo politiche semplici, durature e mirate alla crescita. Più netto ancora il quadro delineato dal direttore generale Stefano Franchi, che definisce il futuro come una “nebbia fitta”, a indicare la scarsa propensione delle imprese a impegnare capitale in un ambiente instabile.

Produzione e ordini tra segnali misti

Lo scenario non è privo di contraddizioni. Qualche luce si intravede sul piano congiunturale, ma resta attenuata dal confronto annuo sfavorevole. Il 24% delle aziende segnala una diminuzione del portafoglio ordini, mentre solo il 20% rileva un incremento. Le attese produttive peggiorano: un’azienda su quattro si attende una riduzione nei prossimi mesi, a fronte di segnali positivi limitati (19%).

Carenza di competenze e leve possibili

Tra i rischi percepiti per il futuro, al primo posto rimane il nodo materie prime ed energia (carenze e oscillazioni dei prezzi). Seguono i cambiamenti dello scenario macro (frammentazione dei mercati, conflitti, dazi, politiche di austerità). Più distaccato ma non marginale il tema della carenza di forza lavoro qualificata: a giugno, il 66% delle imprese ha dichiarato difficoltà a reperire profili “essenziali”.

Uscire dall’angolo è possibile, ma richiede scelte rapide e coerenti: politiche industriali credibili e stabili; diversificazione dei mercati di sbocco per ridurre l’esposizione a shock mirati; innovazione, automazione e formazione per colmare i gap di competenze; strategie di efficientamento energetico per alleggerire la pressione sui margini.

Una stagione complessa

La metalmeccanica italiana attraversa una stagione complessa, in parte ciclica ma con tratti strutturali. I dati del 2025 disegnano un settore che rischia di perdere competitività se non arrivano certezze regolatorie, incentivi mirati e una cornice di politica economica che favorisca gli investimenti. Senza un cambio di ritmo, la “nebbia” rischia di diventare strato permanente, con effetti duraturi su produzione, occupazione e catene del valore.

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