Oggi le stime della Commissione, “fare di più per la crescita.
Previsioni d’autunno più ottimistiche per Ue ed eurozona
Nonostante tutto, la crescita dell’eurozona e dell’Ue potrebbe andare meglio del previsto. Dovrebbe essere questo il punto centrale delle previsioni economiche d’autunno che la Commissione europea svelerà lunedì mattina, approfondendo, come sempre, le situazioni dei singoli Stati membri.
Il contesto geopolitico resta a dir poco incerto, gli Stati Uniti di Donald Trump non sono più un partner affidabile, la guerra in Ucraina non accenna a finire. Eppure, rispetto alle stime di maggio, la Commissione Ue potrebbe mostrare un maggiore ottimismo.
Il messaggio di Dombrovskis e il confronto con le stime di maggio
Al termine dell’Eurogruppo il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha anticipato il fil rouge delle previsioni d’autunno: “L’economia dell’area dell’euro sta registrando risultati migliori nel 2025 rispetto alle aspettative e continua a generare crescita. Tuttavia, ci troviamo di fronte a notevoli ostacoli e non possiamo accontentarci”, ha sottolineato il lettone.
Se guardiamo alle stime di maggio il quadro era sensibilmente diverso. L’Ue aveva rivisto al ribasso le previsioni, prevedendo una crescita del Pil dell’eurozona allo 0,9% quest’anno e all’1,4% nel 2026 (da +1,3% e +1,6% nelle previsioni d’autunno). Leggermente più alti erano stati i dati assegnati all’Unione nel suo complesso.
L’impatto della guerra dei dazi e dell’accordo con gli Usa
A pesare, nella scorsa primavera, era stata innanzitutto la guerra dei dazi con gli Usa. L’accordo siglato a fine luglio in Scozia da Ursula von der Leyen e Donald Trump su una tariffa standard del 15% ha ridato stabilità al contesto. E ciò potrebbe influire sulle stime autunnali.
Possibile – anche se per la conferma si potrà solo aspettare l’annuncio ufficiale – che le previsioni della crescita del Pil dell’eurozona tornino a superare la soglia psicologica dell’1%.
A settembre anche le stime della Bce, almeno per il 2025, erano state più ottimistiche, assegnando un +1,2% all’eurozona rispetto allo 0,9% di giugno. Simile anche l’outlook pubblicato dall’Ocse lo scorso settembre: per l’eurozona la crescita profilata è stata dell’1,2% nel 2025 con una riduzione all’1% nel 2026.
I dati Eurostat e il richiamo a “fare di più”
Gli ultimi dati in ordine cronologico sono invece quelli di Eurostat del 14 novembre, secondo cui il Pil nel terzo trimestre del 2025 è aumentato dello 0,2%, salendo allo 0,3% per l’Ue.
Ed è proprio partendo dal dato dell’anno prossimo, di certo in chiaroscuro, che l’Ue lunedì farà un richiamo a fare di più per la crescita.
Le leve per rafforzare la crescita europea
La semplificazione burocratica, i progressi nell’unione bancaria e un’accelerazione sull’Unione dei risparmi e degli investimenti sono solo alcuni degli strumenti con cui Bruxelles vuole fortificare la sua economia.
Molto inoltre dipenderà dagli investimenti dei privati, punto centrale del Rapporto Draghi sulla competitività, che sarà sul tavolo di un summit dei 27 Ue convocato ad hoc da Antonio Costa il prossimo 12 febbraio.
Le incognite dei singoli Paesi e il fattore Trump
Le incognite sono legate anche alle performance dei singoli Paesi. Nelle sue ultime stime l’Eurostat ha confermato per il terzo trimestre due “zeri” di grosso calibro: quelli alla crescita di Italia e Germania, che fatica ancora a uscire dalla sua crisi.
A tutto ciò non va dimenticato il fattore Trump. In un’intervista al Financial Times, Jamieson Greer, uno dei negoziatori per gli Usa sui dazi, ha avvertito che le tariffe Ue sull’export a stelle e strisce sono ancora troppo elevate. Alla fine della prossima settimana Greer sarà proprio a Bruxelles per un’ulteriore fase di trattative con la Commissione.