Tokyo sale con cautela mentre si riaccende il nodo dazi Usa-Giappone
In apertura il Nikkei guadagna lo 0,5% in attesa di chiarezza sull’intesa commerciale. Gli investitori osservano la partita diplomatica con Washington. Lo yen resta stabile, ma pesano le pressioni Usa sul settore automobilistico. Tokyo tenta di non farsi schiacciare tra Trump e Pechino.
Tokyo prova a salire nonostante le incognite
La Borsa di Tokyo ha aperto l’ultima seduta settimanale con un rialzo contenuto ma significativo, segnando +0,51% e portando il Nikkei a 40.270,55 punti. Il movimento dei mercati giapponesi arriva in un clima di forte cautela, mentre cresce l’attesa per un possibile nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone che potrebbe ridefinire l’equilibrio dei dazi bilaterali. A spingere gli scambi è la speranza di un’intesa, ma l’assenza di dettagli concreti mantiene alta la tensione tra gli operatori.
La pressione di Trump sul Giappone
La cautela è giustificata: la nuova amministrazione Trump avrebbe chiesto al Giappone una revisione dell’accordo sui dazi agricoli e un maggior accesso per i prodotti statunitensi. La richiesta, presentata in modo diretto durante i colloqui bilaterali dello scorso fine settimana a Washington, avrebbe incluso anche una clausola che potrebbe penalizzare fortemente il settore automobilistico nipponico, già sotto tiro per l’eccessivo surplus commerciale con gli Usa.
Il ritorno al protezionismo da parte della Casa Bianca preoccupa Tokyo, che teme di essere trascinata in una guerra commerciale dagli esiti incerti. Il Giappone, tradizionale alleato degli Stati Uniti in Asia, si ritrova ora in una posizione delicata, stretto tra le pretese americane e la necessità di mantenere una linea indipendente sul commercio internazionale, soprattutto dopo gli sforzi degli ultimi anni per diversificare i partner economici, con l’Europa e la Cina in testa.
Il nodo del surplus e le minacce all’auto
Il punto critico resta l’industria automobilistica. Nel 2024 il Giappone ha esportato negli Usa automobili per un valore di oltre 40 miliardi di dollari, mantenendo un surplus commerciale che da anni irrita Washington. Trump avrebbe chiesto nuove restrizioni sugli standard ambientali dei veicoli giapponesi, con l’intenzione di favorire le produzioni interne americane. Un approccio che rischia di creare frizioni ancora più profonde in un settore chiave per l’economia giapponese.
“L’automotive giapponese è strategico e non può essere usato come merce di scambio”, ha dichiarato Yukio Katayama, esperto di relazioni economiche internazionali all’Università di Kyoto. “Tokyo ha fatto già molte concessioni negli ultimi anni. Un passo indietro ora sarebbe un segnale di debolezza”.
Mercati tra attesa e stabilità valutaria
Nel frattempo, sul mercato valutario lo yen si è mantenuto stabile: 147,10 sul dollaro e 171,70 sull’euro. Un equilibrio che riflette l’attesa degli investitori, più che la fiducia. L’andamento dello yen, da sempre valuta rifugio in tempi turbolenti, segnala che i mercati non sono (ancora) nel panico, ma nemmeno del tutto sereni. Gli investitori restano in ascolto di ogni possibile sviluppo da Washington o Tokyo.
Il mercato azionario giapponese, dopo un 2024 da record, ha mostrato una volatilità crescente nelle ultime settimane, tra dati macroeconomici in rallentamento e nervosismi geopolitici. La performance positiva odierna del Nikkei va letta più come un segnale di resistenza che come un entusiasmo genuino. “Non è una corsa agli acquisti – spiega Takeshi Mori, strategist di Nomura – ma una scommessa sulla stabilità a breve termine”.
Il ruolo di Pechino sullo sfondo
A complicare il quadro c’è, come sempre, la Cina. Tokyo teme che ogni mossa in direzione americana possa compromettere i difficili equilibri con Pechino, da cui il Giappone importa materie prime e tecnologie chiave. In questo contesto, Tokyo deve bilanciare ogni parola, ogni concessione, ogni apertura. Pechino starebbe monitorando con attenzione i negoziati tra Usa e Giappone, pronta a intervenire commercialmente se l’accordo dovesse penalizzare i suoi interessi indirettamente.
Una politica estera economica sotto stress
La situazione mostra quanto l’agenda economica giapponese sia oggi esposta agli umori della diplomazia internazionale. Con un’America più aggressiva sul fronte dei dazi, una Cina assertiva e un’Europa più distante, Tokyo si trova costretta a ripensare la propria politica commerciale. Il governo Kishida, che nei mesi scorsi aveva cercato una mediazione tra Pechino e Washington, rischia ora di trovarsi isolato.
La Borsa cerca di tenere, ma la partita vera si gioca tra i ministeri degli Esteri e del Commercio. Il prossimo appuntamento ufficiale potrebbe arrivare entro fine agosto, quando è previsto un nuovo vertice bilaterale tra i team negoziali Usa e Giappone. Fino ad allora, i mercati galleggeranno su un filo di incertezza.
Tra prudenza e scelte strategiche
Il Giappone, terza economia mondiale, non può permettersi errori. La risposta alle richieste americane dovrà essere calibrata al millimetro, per difendere gli interessi nazionali senza rompere l’asse con Washington. La seduta odierna di Tokyo è un riflesso di questa tensione: un piccolo rimbalzo tecnico in attesa di sviluppi politici. Il vero verdetto arriverà nei prossimi giorni, quando si capirà se la diplomazia riuscirà a disinnescare una bomba commerciale che potrebbe fare molto rumore.