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Elezioni 2022 - La sinistra implode e Giorgia Meloni si prende la scena

- di: Diego Minuti
 
Elezioni 2022 - La sinistra implode e Giorgia Meloni si prende la scena
È come se in una gara di corsa in salita l'outsider, che ha già scarsissime possibilità di vincere, vuole andare a caccia del battistrada caricandosi sulle spalle uno zaino colmo di pietre, così, come a sfidare sé stesso. Sta facendo proprio questo la sinistra che, alle prese con problemi al suo interno e con il cosiddetto centro, ha imboccato la strada di un suicidio gentile, lasciando sempre meno possibilità a sé stessa e al suoi alleati di uscire vincente dalla consultazione del 25 settembre. Anche se, da un punto di vista squisitamente politica,  anche una onorevole sconfitta non servirebbe a nulla, perché la coalizione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi avrebbe comunque una tale maggioranza da consentirle quella vera e propria rivoluzione che ha in testa per il Paese, e che spazia dalla revisione della Costituzione, con la modifica delle prerogative del presidente della Repubblica, al mettere mani alla Giustizia, che sarebbe disegnata in modo tale che alcune vecchie indagini sarebbero rese impossibili, tra ostacoli ai poteri della pubblica accusa e depenalizzazioni.

Elezioni 2022 - La sinistra implode e Giorgia Meloni si prende la scena

Le ultime ore sono state per la sinistra e il centro di riferimento un calvario in cui il Pd, anche in questa circostanza, sebbene sia il partito col più ampio seguito nella coalizione, ha dimostrato di non sapersi imporre, infilandosi in un tunnel senza uscita pur di imbarcare tutti coloro che possono ergersi a barriera del centro-destra. Quella che si sta dimostrando un'impresa, non tanto per le posizioni dei singoli duellanti, quanto per l'arroganza mista a presunzione dei protagonisti, è di fatto un tappeto rosso per Giorgia Meloni che, come il pescatore che getta amo e lenza in un allevamento di trote, deve solo tirare a riva le sue prede.

Senza nessunissimo sforzo, visto che a sinistra i ''pesciolini'' si stanno sfiancando reciprocamente per accaparrarsi posti e candidature, fornendo la peggiore versione della politica italiana, in cui le qualità del singolo sono sacrificate alla logica di partito. Anche perché raramente, almeno a nostra memoria, si sono sentiti simili scambi in accuse, che appaiono insulti, nell'ambito della platea di potenziali alleati. Perché, se devi contenere le ambizioni di un ''amico'',  sentirlo definire, come ha fatto il verde Angelo Bonelli nei confronti di Carlo Calenda, ''un bambino capriccioso che va educato'', facendo riferimento ad una ''funzione pedagogica'' dell'alleanza tra Sinistra Italiana e Europa Verde, è qualcosa che va al di là della grammatica della politica. Senza nemmeno aggiungere che Calenda ha usato toni, nei contenuti, non meno bellicosi.

Che una coalizione possa nascere su queste basi è, contemporaneamente, utopia e follia, perché, anche se si dovesse raggiungere un difficile accordo e con la totale fedeltà dei contraenti ad esso, le battutacce resteranno e saranno sale sulle ferite del rancore. Giorgia Meloni, come il Dio del proverbio ebraico che ride davanti ai progetti dell'uomo, aspetta che il processo di autoannientamento della sinistra si compia per raccoglierne i resti. Anche perché, a meno di sorpresissime, a sinistra le elezioni lasceranno macerie, perché, anche se il Pd dovesse raccogliere un consistente numero di parlamentari, la sua azione sarà narcotizzata dalla maggioranza del centro-destra. Che, comunque, dovrebbe mettere un po' d'ordine in casa propria per evitare che al successo finale nuocciano le posizioni di qualcuno o le stravaganti proposte di un altro. Prima di spartirsi il potere, bisogna vincere e al successo finale talune esternazioni muscolari o promesse che mai potrebbero essere onorate possono solo essere d'ostacolo.
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