ELITE BORSA ITALIANA

- di: Andrea Colucci
 

Intervista a Marta Testi
Responsabile di Elite Growth Italy & Europe

PROGRAMMA ELITE BORSA ITALIANA

Qualcuno lo definisce “l’anticamera della Borsa”. In realtà ELITE è un programma di Borsa Italiana che ha compiuto sei anni di vita e ha contribuito alla crescita strutturata di oltre 900 aziende, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Con il suo programma, quasi un incubatore per imprese già radicate sul mercato, ELITE contribuisce in maniera fondamentale ad accompagnare gli imprenditori e il management delle aziende partner alla selezione e accesso ad una serie di strumenti volti a finanziare la crescita, di cui la quotazione in Borsa è solo uno di questi.

Di tutto questo abbiamo parlato con Marta Testi, Responsabile di ELITE Growth Italy & Europe, in una lunga conversazione. 



Dottoressa Testi può sinteticamente spiegare ai nostri lettori che cos’è ELITE e quali sono i suoi obiettivi?
ELITE è innanzitutto un servizio, sviluppato all’interno di Borsa Italiana a partire dal 2012, a supporto delle piccole e medie imprese del nostro Paese. Lo definisco servizio perché è un programma propedeutico per le aziende che vogliono crescere in modo più strutturato e pianificato. Questo è il primo elemento importante da sottolineare.
Lo definisco servizio anche perché ci sono aspetti che riguardano la formazione, anche se parliamo di formazione per figure executive, visto che ci rivolgiamo direttamente agli imprenditori e al top management delle aziende. C’è poi una fase di accompagnamento e di supporto che potremmo definire fase di “coaching” e “mentorship”, in cui una volta analizzati i modelli a cui è possibile ispirarsi, le aziende vengono coinvolte in sessioni individuali nelle quali ci rifacciamo a questi modelli con l’obiettivo di capire quale sia la loro applicazione alle singole realtà.
Infine ELITE è anche una grandissima vetrina: la visibilità è infatti un altro elemento importante di questo servizio. Visibilità che passa attraverso la visibilità mediatica, ma anche visibilità nei confronti di altre aziende che fanno parte di questo network, oltre che advisor ed esperti su tematiche specifiche e verticali che possono aiutare l’imprenditore a crescere in modo virtuoso.
ELITE è nata come diretta risposta della crisi del credito del 2011, il cosiddetto “credit crunch”. Un periodo in cui chiaramente l’economia reale e gli imprenditori hanno dovuto prendere coscienza che un unico canale di finanziamento per le proprie attività, cioè il classico debito bancario, non era più sufficiente. Parliamo del periodo in cui, a causa della contrazione dei propri ricavi nell’economia domestica, molte aziende italiane hanno iniziato a guardare in modo sempre più convinto ai mercati esteri. Poi, siccome per attivare progetti di internazionalizzazione spesso la finanza tradizionale non è sufficiente, ELITE ha avuto fin da subito successo e adesione. Questo in sintesi cosa è ELITE.
Oggi il network comprende quasi 900 aziende provenienti da 36 paesi il cui fatturato aggregato è di circa 66 miliardi di euro, aziende che provengono da oltre 30 settori industriali e che impiegano più di 310.000 addetti. Per questo è un network, una piattaforma molto diversificata con modelli di business molto differenti in settori che vanno dall’abbigliamento al design, alla tecnologia, all’industria. Ci sono aziende di dimensioni piccole e medie, che vanno dai 10 milioni di fatturato in su con qualche eccezione in basso intorno ai 7/8 milioni. Naturalmente c’è anche un gruppo di aziende, circa una ventina, che fatturano oltre 500 milioni di euro. La più grande, GiGroup per esempio, ha chiuso il 2017 con un fatturato di 2 miliardi di euro.

Come funziona il programma di Borsa Italiana ELITE? 
E’ molto semplice, noi abbiamo diverse finestre durante l’anno in cui le aziende possono entrare a far parte del programma. Di solito facciamo entrare le società in gruppi di 20/30 aziende nei quali si possa attivare un ambiente collaborativo eterogeneo e con forte spirito di condivisione. Il processo di ammissione è molto rapido, noi facciamo una semplice “due diligence” della società in modo da garantire che rispetti i requisiti che ci siamo dati perché la qualità e il nome stesso di ELITE, fa capire che è un servizio per le migliori imprese. Dopo di che l’azienda è ammessa al percorso e inizia il suo cammino insieme a noi. Il percorso si basa su tre fasi: una prima di “preparazione”, Get Ready, allo scopo di creare un minimo comun denominatore tra le aziende e si svolge in aula con docenti della Bocconi, che è la nostra “business school” partner in Italia e anche con esperti selezionati all’interno del nostro network di partner.
La seconda fase è chiamata “Get Fit”, e vuol dire che una volta che ti sei preparato inizi ad allenarti. E’ una fase in cui andiamo più in dettaglio: si passa ad esaminare le esigenze che hanno le singole aziende, lo facciamo noi insieme ad un team di esperti che creiamo attorno alla società in base alle sue esigenze. Assieme a questa attività di “assessment” noi continuiamo con l’offrire momenti di confronto collettivi su contenuti verticali, strumento in più nella cassetta degli attrezzi dell’imprenditore: i nostri workshop. Ogni mese una società se vuole può coinvolgere il proprio team su temi che vanno dal risk management, all’innovazione e l’internazionalizzazione, fino ad arrivare alla comunicazione: come comunicare in modo più efficace il proprio valore a soggetti terzi. Questo percorso ha una durata di due anni, ma molte aziende entrate in Elite con un focus molto chiaro lo hanno concluso anche prima. La terza fase consiste infine nell’offrire alle aziende tutti i benefici del nostro network attraverso l’appartenenza a un “club” di imprenditori che possano rimanere sempre in contatto e che possano continuare a trarre in massimo dall’essere nello stesso ambiente, nel riconoscersi come soggetti di qualità, all’interno del più ampio mondo di ELITE.

Per quanto riguarda il processo di ammissione delle aziende c’è una classificazione particolare secondo la quale le aziende vengono individuate?
L’attività di “origination”, ovvero la selezione per accedere al programma è su base continua, cioè noi ogni giorno incontriamo, guardiamo e analizziamo aziende che vogliono entrare in ELITE. Certamente il tema del percorso collaborativo da affrontare non da soli, ma insieme ad aziende con gli stessi obiettivi, fa sì che una volta raggiunto un certo numero di imprese (circa 20-30) si fa partire una vera e propria classe. Questi gruppi non sono omogenei, anzi direi che proprio per nostra scelta sono il meno omogenei possibile, perché è proprio dall’interazione tra realtà con strutture diverse, provenienti da settori diversi e geografie diverse, che possono emergere spunti, innovazione e un arricchimento maggiore.

Qual è l’investimento che un’azienda deve sostenere per entrare in un programma del genere?
È un programma che abbiamo voluto non troppo dispendioso dal punto di vista economico. Il contributo annuo che le società ci riconoscono è di 12.000 euro. Il costo relativamente basso è dovuto al fatto che l’investimento maggiore richiesto è di tempo e di impegno, cioè il soggetto che entra in ELITE non può entrare nel programma e poi non partecipare, ma deve dedicare del tempo alla formazione, all’assessment, agli workshop, e anche alle attività più social che organizziamo per mettere in contatto gli imprenditori tra loro. Quindi un costo economico contenuto e un investimento più importante: il tempo dell’imprenditore, che ahimè è una delle poche risorse non infinite!

Un’azienda che diventa parte della piattaforma ELITE, potendo ottenere finanziamenti attraverso questo network, non è tentata di rinunciare alla quotazione?
Assolutamente no. Mi spiego meglio: ci sono strumenti diversi per finanziare la crescita della propria azienda al di là del classico debito bancario, che possono essere emissioni di debito, come i bond, oppure l’ingresso di fondi di private equity , ma anche organizzare una raccolta di capitali attraverso l’accesso agli investitori istituzionali .
Però la quotazione rimane per noi lo strumento regina. E’ ovvio che sia quello più articolato, rispetto alle altre forme, perché in realtà con la quotazione cambia proprio lo status dell’azienda. L’azienda che si quota ha infatti poi obblighi e attività che deve svolgere anche passata la fase di ingresso sul mercato.
Per cui la quotazione è certo uno strumento per molti, ma non per tutte le aziende. E’ evidente che ci saranno aziende che entrano in ELITE e hanno come principale obiettivo quello di quotarsi e altre che vengono invece attratte dal confronto e dalle opportunità di business. Ad esempio Carel, società del triveneto che si è quotata proprio alcune settimane fa sul segmento STAR, ha beneficiato di ELITE per affrontare il processo di quotazione in modo ancor più “equipaggiato”. Era entrata con la voglia di quotarsi e si è quotata. Ci sono anche delle aziende che sono entrate in ELITE con l’idea opposta, cioè che non si sarebbero mai quotate, ma invece alla fine lo hanno fatto. ELITE è quindi una piattaforma che, per come è stata strutturata, fa comprendere che tanti strumenti, che l’imprenditore ha sempre reputato impossibili da raggiungere, sono invece a portata di mano. E poi in base a quelle che sono le strategie - perché la finanza viene sempre dopo le strategie - gli strumenti si possono attivare per finanziarle. Mai viceversa.

Può dirci, in percentuale, quante delle aziende che accedono al progetto ELITE poi decidono di quotarsi in Borsa?
Circa il 30% delle società che sono entrate nel programma ELITE dal 2012 ad oggi hanno effettuato operazioni di finanza straordinaria più o meno 400 operazioni da parte di 160 società, comprese le quotazioni che sono state 13. Il tutto per un valore delle transazioni di circa 6 miliardi di euro. Un ultimo dato interessante relativamente alle sole quotazioni è che queste 13 operazioni hanno raccolto più di 400 milioni di euro.

Ci può raccontare di qualche operazione interessante in cantiere in questa fase?
Sì, una l’ho citata prima, era l’operazione di quotazione della Carel , che sento molto vicina perché l’ho conosciuta e seguita fin dal primo giorno, così quando si è quotata qualche settimana fa è stato molto emozionante. Credo che nelle prossime settimane il suo caso sarà utilizzato come caso per ispirare le altre aziende.
Un’altra operazione interessante ha coinvoltoin modo specifico la piattaforma di private placement (collocamento privato a investitori istituzionali e professionali, ndr) che ELITE ha lanciato lo scorso anno: ELITE Club Deal. In questa piattaforma a dicembre dello scorso anno abbiamo chiuso un’operazione con uno strumento molto innovativo che è l’ELITE Basket Bond, che in sintesi ha riguardato, 10 aziende di 10 settori diversi, da sette regioni diverse del nostro Paese. Parliamo di aziende che vanno da Peuterey nell’abbigliamento a Radio Dimensione Suono, quindi una media company, fino a Fratelli Damiani nel food.
Ass Queste società hanno emesso contestualmente un mini bond ciascuna con valori ed ammontare diversi, questi mini bond sono poi stati cartolarizzati attraverso una SPV (special purpose vehicle), che a sua volta ha emesso una nota. Questo aggregato di 10 mini bond è stato acquistato, diventando quindi oggetto di investimento da parte di un investitore istituzionale che è la Banca Europea per gli Investimenti, dove poi si è aggiunto come ulteriore investitore la Cassa Depositi e Prestiti. A questi due investitori di natura più pubblica, si sono poi aggiunti anche investitori privati di private debt.
Mi fa piacere citare questa operazione perché sono stati raccolti 122 milioni da 10 società ELITE che per la loro dimensione non avrebbero mai potuto accedere ai fondi della Banca Europea per gli Investimenti.
Perché, anche se la BEI ha interesse a finanziare e supportare aziende di piccole dimensioni, non è semplice per un’istituzione di questo tipo per poter investire in società di piccola taglia una per volta. Avendole inserite in un prodotto che è un “basket”, la BEI ha potuto investire perché l’ammontare complessivo da raccogliere era allineato alle sue logiche di investimento.

A noi piace chiudere le interviste con qualcosa di personale. Il mercato è un settore prevalentemente maschile o almeno lo è stato nel recente passato. Marta Testi come vive il suo ruolo di manager e di donna?
Nel mio percorso di crescita come persona e come manager è stato fondamentale avere la possibilità di entrare e di poter poi crescere in un gruppo come Borsa Italiana che mi ha permesso di avere una visione a 360 gradi, visto l’osservatorio eccezionale che una borsa può offrire.
Certamente l’aver partecipato all’ideazione di ELITE e supportare adesso il percorso delle aziende, ha molto a che fare con la mia storia. Essendo figlia di un imprenditore, i temi delle aziende familiari sempre stati a me molto vicini, un po’ l’aria che ho respirato nella mia vita privata ancor prima di essere una donna impegnata nel lavoro. Sicuramente Borsa Italiana e quindi ELITE si occupano di un business, quello della finanza e dell’imprenditoria, molto maschile, anche perché l’imprenditore solitamente è un uomo. Però nel nostro Paese ci sono sempre più imprenditrici donne ed è un dato molto positivo. Ovviamente lavorare con un team di persone come quello in cui lavoro, convinte che la diversità di genere, il fatto di essere inclusivi e avere quindi più punti di vista, arricchisce il risultato, è molto importante per me. Concludendo, mi sento di essere portatrice di un punto di vista, quello femminile, magari non sempre comune nel settore della finanza, ma che sicuramente viene ascoltato e sta diventando sempre più rilevante. Questa sicuramente è una cosa che non può che rendere il mio lavoro sempre più stimolante.

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