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Il gelo russo, Trump e il summit che non farà felici nessuno

- di: Bruno Coletta
 
Il gelo russo, Trump e il summit che non farà felici nessuno
Trump-Putin in Alaska: il summit che non farà felice nessuno
Scontro verbale a Mosca, pressioni europee, Trump-Putin in Alaska: il futuro instabile di un accordo che non soddisferà né Kiev né Mosca.

La bocciatura russa dei leader europei

Mosca ha reagito con toni velenosi alla dichiarazione congiunta di Francia, Italia, Germania, Polonia, Finlandia e della Commissione Ue — in cui si riaffermava il «fermo sostegno» all’integrità dell’Ucraina e si invitava ad aumentare la pressione su Mosca tramite misure restrittive — bollando il testo come “volantino nazista”. Dmitrij Medvedev ha definito gli europei “euroimbecilli”, mentre la portavoce Maria Zakharova li ha accusati di voler fermare i bombardamenti solo strumentalmente e sostenere i “terroristi di Kiev”.

“Volantino nazista”, ha attaccato il Cremlino. “Euroimbecilli”, ha rincarato Medvedev. Accuse ribadite da Zakharova, secondo cui l’Europa agirebbe per fini politici e a sostegno dei “terroristi di Kiev”.

Il gelo diplomatico in vista del vertice in alaska

Con il summit Trump–Putin fissato per il 15 agosto in Alaska — primo incontro diretto dal 2007 — le tensioni si acuiscono. L’amministrazione statunitense si mostra aperta a includere anche Volodymyr Zelensky in un vertice trilaterale, ma Kiev e l’Unione europea ribadiscono che nessuna pace può essere decisa senza l’Ucraina.

Vance: «un accordo che non farà felice nessuno»

Il vicepresidente statunitense JD Vance ha ammesso chiaramente in un’intervista televisiva che un’intesa negoziata difficilmente soddisferà sia Mosca sia Kiev: “Non renderà super-felici nessuno. Alla fine, probabilmente entrambe le parti saranno insoddisfatte”, ha dichiarato JD Vance. Ha precisato che l’amministrazione cerca un accordo “accettabile per entrambi” e sta lavorando per organizzare un incontro tra Trump, Putin e Zelensky — anche se ritiene inutile un confronto diretto tra Putin e Zelensky prima di Trump.

Una pace fragile su fronti incerti

Le posizioni sono rimaste rigide: Vladimir Putin insiste su riconoscimento internazionale dei territori annessi, ritiro delle truppe ucraine, stop della mobilitazione e delle consegne di armi; Volodymyr Zelensky resiste a qualsiasi cessione territoriale e chiede garanzie di sicurezza, il ritorno dei bambini deportati e uno scambio di prigionieri. Gli analisti mettono in guardia: un accordo troppo sbilanciato rischierebbe di consegnare a Putin una tregua vantaggiosa, mentre per l’Ucraina sarebbe una resa.

La pace che si profila è fredda e instabile 

Il contesto politico attuale è un film teso: Mosca insulta gli europei, Trump cerca la mediazione, Vance abbozza un compromesso impossibile, e l’Ucraina resta sul piede di non cedere. La pace che si profila è fredda, instabile, e forse, inevitabilmente, neanche un po’ felice per qualcuno. 

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