Ad agosto arrivi giù del 19%: caduta dall’Asia e dall’Africa, Europa stabile. Università in allarme tra budget, corsi sfoltiti e ricadute sulla ricerca.
(Foto: studenti in America il giorno della laurea).
Gli Stati Uniti restano la prima destinazione al mondo per gli studenti internazionali, ma ad agosto gli arrivi sono scesi del 19% sull’anno prima, il calo più netto mai registrato al di fuori della pandemia. La flessione è severa dall’Asia (-24%), mentre l’Europa è stabile; gli arrivi dall’Africa si riducono di quasi un terzo. I flussi di viaggio sono un indicatore anticipatore delle immatricolazioni autunnali, e molte università lo stanno già scontando a bilancio.
Perché sta accadendo
Alla base del rallentamento c’è una combinazione di ritardi nei visti, nuove restrizioni di viaggio che coinvolgono 19 Paesi e un clima politico percepito come ostile. Consolati sovraccarichi e controlli più invasivi hanno allungato le attese, facendo saltare l’arrivo in tempo utile per l’inizio dei corsi.
L’effetto campus
Per molti atenei, soprattutto privati e regionali, gli iscritti dall’estero sono cruciali per bilanci e ricerca. Con i nuovi ingressi in calo, si tagliano spese e posti, si riducono corsi opzionali e si rinviano assunzioni. Nei programmi graduate e MBA si osservano classi più piccole e profili meno diversificati.
Libertà accademica sotto pressione
Dopo mesi di revoche di visti e minacce di deportazione rivolte a studenti stranieri coinvolti in proteste pro-palestinesi, i tribunali federali hanno censurato i provvedimenti più duri. Nel frattempo, l’effetto è stato un diffuso chilling effect nei campus: timore di esporsi, autocensura, rinunce a candidature e trasferimenti.
“La soppressione della libertà di parola nei campus è inaccettabile”, hanno commentato associazioni accademiche dopo l’ultima decisione giudiziaria.
Chi scende e chi tiene
Gli arrivi dall’Asia – oltre il 70% del totale – segnano la contrazione più ampia. Si riducono anche i flussi dal Medio Oriente e dal Sud America. L’Europa aumenta il proprio peso relativo negli arrivi di agosto, pur restando minoritaria sul totale degli studenti internazionali.
La concorrenza di altri Paesi
Canada, Regno Unito e Australia attirano una parte crescente della domanda grazie a visti post-studio più prevedibili, canali di immigrazione qualificata e tempistiche amministrative più rapide. Sondaggi internazionali indicano che quasi uno studente su due prenderebbe in considerazione destinazioni alternative se gli Usa restringessero ulteriormente la flessibilità dei visti.
Ricadute economiche e reputazionali
Gli studenti internazionali generano miliardi tra tasse universitarie, affitti, consumi e innovazione. Un calo prolungato può indebolire gli ecosistemi locali – soprattutto nelle città universitarie – e incidere sullo soft power americano.
Cosa aspettarsi
Molto dipenderà dall’attuazione concreta dei divieti, dalla capacità dei consolati di smaltire le pratiche e dagli esiti dei ricorsi. Il mondo accademico chiede chiarezza su regole, tempi e tutele per chi è già negli Usa con un percorso avviato.