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Euro digitale, Consiglio Ue stringe su commissioni e tutela contante

- di: Bruno Coletta
 
Euro digitale, Consiglio Ue stringe su commissioni e tutela contante
Euro digitale, il Consiglio Ue stringe su commissioni e tutela il contante

Doppio tetto ai costi per gli esercenti, pagamenti anche offline e un “salvagente” per il contante: la moneta digitale pubblica entra nella fase politica decisiva.

L’euro digitale sta smettendo i panni del progetto “da convegno” per indossare quelli della politica vera: quella fatta di compromessi, righe di regolamento e parole che pesano. Il passaggio chiave è l’orientamento generale del Consiglio UE, atteso dopo il lavoro preparatorio dei ministri economici e finanziari. Traduzione: i governi fissano una posizione comune e aprono la strada al negoziato con il Parlamento europeo.

Che cos’è davvero l’euro digitale (e cosa non è)

L’idea di base è semplice, quasi disarmante: avere una forma digitale di moneta pubblica, emessa dalla banca centrale, utilizzabile dai cittadini per i pagamenti quotidiani. Non nasce per “fare concorrenza” al contante, ma per affiancarlo in un mondo in cui sempre più spese passano dallo smartphone o da una carta. E, almeno nelle intenzioni, non è una criptovaluta: niente mining, niente volatilità, niente “getto la moneta e vedo dove atterra”.

Il punto più caldo: chi paga e quanto

Se c’è un tema che accende la discussione più di una disputa calcistica, è quello delle commissioni. Il testo su cui i governi hanno lavorato punta a un obiettivo politico dichiarato: fare in modo che l’euro digitale non diventi una “tassa invisibile” sui piccoli negozi.

Il meccanismo disegnato è in due tempi: una fase iniziale con limiti calcolati guardando a strumenti “comparabili” già sul mercato, e una fase a regime in cui i tetti si agganciano ai costi effettivi dei servizi. La promessa implicita è chiara: la maggioranza degli esercenti, soprattutto i più piccoli, dovrebbe ritrovarsi con condizioni migliori o comunque più sostenibili.

Per i consumatori, invece, la linea resta: servizi di base gratuiti. È un punto non banale, perché l’adozione di massa – nella storia dei pagamenti – si gioca spesso su una domanda brutale: “Quanto mi costa usarlo?”.

Online e offline: l’assicurazione contro il blackout

Un altro pilastro è la doppia modalità d’uso: online e offline. L’offline è il pezzo più “politico” e, se vogliamo, più cinematografico: serve a garantire pagamenti anche quando la tecnologia si inceppa, tra guasti, crisi o interruzioni diffuse.

Nel disegno europeo l’euro digitale diventa così una sorta di piano B dei pagamenti. E spunta anche un’ulteriore cintura di sicurezza: in situazioni eccezionali, si valuta la possibilità di indirizzare l’utente verso prestatori di servizi alternativi se il proprio operatore non è disponibile.

Il contante non esce di scena: anzi, arrivano paletti ai “no cash”

E qui arriva il colpo di teatro: mentre si costruisce una moneta digitale, il pacchetto rafforza anche la tutela del contante. L’orientamento è netto: niente esclusioni “a prescindere” e, salvo accordo espresso tra le parti, il contante deve essere accettato. I cartelli del tipo “solo pagamenti elettronici” entrano nel mirino, con eccezioni legate soprattutto ai punti vendita non presidiati (come i distributori automatici).

Non solo. Agli Stati membri viene chiesto di predisporre un piano di resilienza del contante, per assicurare accesso ai pagamenti in euro anche se le reti elettroniche fanno cilecca su larga scala. È il messaggio politico più chiaro dell’intero pacchetto: il futuro è digitale, ma il “vecchio” contante resta un presidio di libertà e continuità.

Inclusione: chi aiuta chi è fuori dai circuiti digitali

L’euro digitale, per essere davvero “pubblico”, deve essere usabile anche da chi non ha app, banche a portata di mano o competenze digitali. Ecco perché entra una flessibilità importante: gli Stati possono designare non solo uffici postali o soggetti pubblici, ma anche prestatori di servizi di pagamento commerciali per erogare i servizi di base. È una risposta pratica ai Paesi dove le reti pubbliche non sono capillari.

Il nodo che preoccupa le banche: il limite di detenzione

Se troppi soldi migrassero dai conti bancari ai wallet di moneta della banca centrale, il sistema del credito potrebbe risentirne. Per questo l’Europa lavora a un limite di detenzione: quanto euro digitale puoi “parcheggiare” nel portafoglio.

L’impostazione politica punta a una “forchetta” entro cui la banca centrale definisce i valori finali, per tenere insieme due esigenze che spesso litigano: adozione e stabilità finanziaria.

Privacy: la condizione per convincere i cittadini

Nessun tema è più sensibile della domanda: “Mi stanno tracciando?”. Le autorità europee per la protezione dei dati hanno alzato la mano presto e con chiarezza: le caratteristiche di tutela della privacy sono una precondizione per ottenere fiducia e diffusione.

In un passaggio diventato centrale nel dibattito, il Garante europeo della protezione dei dati ha sostenuto che è positivo l’impegno a standard elevati di privacy online e a una tutela ancora più forte nell’uso offline, chiedendo però miglioramenti per preservare in modo effettivo i diritti.

Calendario: cosa succede adesso (e perché il 2026 conta più del 2029)

La sequenza, semplificata, è questa: prima la posizione comune dei governi, poi la posizione del Parlamento e infine il negoziato tra istituzioni (i cosiddetti triloghi). Nelle ipotesi circolate sui lavori parlamentari, la commissione competente potrebbe fissare il mandato negoziale nella prima metà del 2026.

Il 2026 è l’anno “spartiacque” perché dalla normativa dipende tutto: la stessa banca centrale europea ha indicato che, se il quadro legislativo verrà adottato nel corso del 2026, l’euro digitale potrebbe arrivare a una prima emissione nel 2029. In altre parole: il 2029 non è una promessa, è una data condizionata.

Perché la partita è geopolitica (oltre che tecnologica)

Dietro le righe del regolamento si intravede una preoccupazione più grande: l’Europa vuole che i pagamenti digitali non dipendano in modo eccessivo da decisioni e infrastrutture “fuori casa”. L’euro digitale viene raccontato anche come un tassello di sovranità monetaria e resilienza. Non è solo un portafoglio sul telefono: è un pezzo di autonomia strategica.

Il finale è ancora aperto

La direzione è tracciata, ma la storia non è scritta: in Europa le regole cambiano fino all’ultima virgola, soprattutto quando entrano in gioco banche, commercianti, privacy e stabilità finanziaria. Una cosa, però, è già chiara: l’euro digitale non sta più bussando alla porta. È già nell’atrio. 

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