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Europa ferma al 2014, risparmiatori ancora senza scudo

- di: Bruno Coletta
 
Europa ferma al 2014, risparmiatori ancora senza scudo
Europa ferma al 2014: risparmiatori senza scudo | Bail-in e depositi Ue
Nel suo lavoro su lavoce.info, la prof.ssa Concetta Brescia Morra smonta la riforma europea: tutela dei contribuenti, ma i depositanti restano l’anello debole.

Un’analisi dettagliata, puntuale e critica della prof.ssa Concetta Brescia Morra, ordinaria di Diritto della banca e degli intermediari finanziari a Roma Tre, mette a nudo sul network economico lavoce.info le contraddizioni della nuova riforma europea sul risanamento e la risoluzione delle banche.

La prof.ssa Brescia Morra sottolinea come, nonostante l’apparente avanzamento normativo annunciato a giugno 2025 dal Consiglio dell’Unione europea, “le lancette dell’orologio restano ferme a dieci anni fa”. La priorità del legislatore continua a essere la riduzione degli oneri per i contribuenti, mentre la tutela dei depositanti rimane debole, marginale e mai davvero centrale: una visione miope della stabilità finanziaria.

I sistemi di garanzia: un’arma spuntata

Secondo l’analisi di Brescia Morra, la riforma allarga il perimetro delle banche sottoposte a risoluzione e aumenta il ruolo dei sistemi di garanzia dei depositi (Sgd). Tuttavia, questo ampliamento resta più teorico che concreto. Le nuove norme permettono di utilizzare i fondi degli Sgd per raggiungere la soglia minima di assorbimento delle perdite, ma – osserva l’autrice – “arrivano tardi, aiutano poco e sono complicate da attuare”, sottolinea la prof.ssa Brescia Morra.

La prof.ssa rimarca che il problema è strutturale: il bail-in resta il primo strumento da applicare nelle crisi, imponendo sacrifici non solo ad azionisti e obbligazionisti, ma anche ai depositanti oltre i 100 mila euro. In Italia interviene il Fondo interbancario di tutela dei depositi solo ex post, e sempre entro la soglia prefissata. Ma la vera stortura, puntualizza Brescia Morra, è l’interpretazione della Commissione europea, che considera aiuti di Stato quasi tutti gli interventi degli Sgd, costringendo a colpire prima i risparmiatori e solo dopo a utilizzare le risorse di sistema.

La scelta sbagliata di Bruxelles

“Prevedere che si possano toccare i soldi dei depositanti è una scelta sbagliata”, afferma con forza la prof.ssa Brescia Morra. Forse poteva avere senso subito dopo la crisi finanziaria globale, quando gli aiuti pubblici erano esplosi, ma non oggi. Le prove lo dimostrano: in oltre dieci anni, il meccanismo di risoluzione europeo è stato applicato pochissime volte e quasi sempre con risultati controversi. Nella maggioranza dei casi, gli Stati hanno preferito la via della liquidazione nazionale o interventi “preventivi” tramite fondi volontari, più flessibili e soprattutto più rispettosi dei diritti dei risparmiatori.

Le lezioni da Usa e Svizzera

Negli Stati Uniti, durante la crisi di Silicon Valley Bank, e in Svizzera, con il crollo di Credit Suisse, le autorità hanno inviato messaggi chiari: i depositanti erano al sicuro, anche oltre i limiti legali di copertura.

In Europa, invece, la filosofia dominante continua a ribaltare la logica: prima si colpiscono i risparmiatori, poi si usano i fondi di sistema, e solo in ultima istanza arriva l’aiuto pubblico. “Una strategia che mina la fiducia”, evidenzia Brescia Morra. Perché la storia e la letteratura economica dicono l’opposto: nei sistemi avanzati, in settant’anni, nessun depositante ha perso i propri risparmi a causa di una crisi bancaria. L’unica eccezione resta Cipro nel 2012, un esperimento fallimentare che ha devastato l’economia locale e incrinato la credibilità del sistema europeo.

Il paradosso europeo

Il cuore del problema sta nell’impianto normativo: tutto è costruito per salvaguardare i bilanci pubblici, anche a costo di scaricare l’onere sui risparmiatori. Il ministro delle Finanze polacco Andrzej Domański ha presentato la riforma come un rafforzamento della protezione per “contribuenti e cittadini”. Ma, osserva Brescia Morra, non c’è mai un cenno specifico ai depositanti, i veri protagonisti silenziosi del sistema bancario.

Un sistema che non regge la sfida della crescita

Il ragionamento della prof.ssa Brescia Morra va oltre il tecnicismo giuridico: il sistema finanziario europeo, così concepito, non può sostenere una crescita robusta e inclusiva. “Se abbiamo bisogno di banche solide e di mercati dei capitali efficienti per sostenere l’economia, le istituzioni europee non sono sulla strada giusta”, conclude l’autrice. Regole complesse, poco flessibili e incapaci di rafforzare la fiducia dei depositanti rischiano di rendere il sistema più fragile, non più sicuro.

La lezione, dunque, è netta: l’Europa continua a difendere i contribuenti, ma lascia scoperti i risparmiatori. Una linea politica che, afferma la prof.ssa Concetta Brescia Morra, “rinnega settant’anni di prassi nelle economie avanzate” e rischia di trasformarsi in un boomerang per la stabilità del continente.

 

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