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Mps, la corsa al vertice di Mediobanca: i nomi che contano

- di: Bruno Legni
 
Mps, la corsa al vertice di Mediobanca: i nomi che contano
Mediobanca, corsa al vertice: i nomi e le strategie
Non è più solo una conquista: è una partita di candidature e strategie.

Il contesto: l’ombra dell’Opas è solo il punto di partenza

L’operazione con cui Mps ha ottenuto l’86,3% di Mediobanca oggi serve soprattutto come cornice — parte della narrazione strategica — ma non è il tema centrale. Il vero nodo ora è un altro: chi verrà scelto per guidare la banca conquistata.

La composizione del nuovo consiglio, la figura dell’amministratore delegato e i rapporti interni con il team uscente saranno determinanti per dare forma al progetto industriale che seguirà. Api e correnti si affollano, e i nomi sul tavolo affiorano con forza.

I candidati principali: nel vivo della partita

I profili che circolano con più insistenza sono essenzialmente quattro — ciascuno con caratteristiche, punti di forza e nodi da risolvere.

Riccardo Mulone (UBS Italia)

È considerato il favorito all’interno delle anticipazioni. Attualmente country head di UBS in Italia, Mulone gode di una reputazione di solidità internazionale.

Vantaggi: conoscenza dei mercati globali, capacità di collegamento con la clientela istituzionale internazionale.
Rischi: potrebbe dover dimostrare radicamento in Italia e visione per l’integrazione con il modello di banca “ibrida” che Mps intende costruire (retail + investimenti).

Francesco Pascuzzi (Goldman Sachs Italia)

Profilo da investment banker puro, con solide credenziali sui mercati internazionali. È uno dei candidati che ricorre spesso nelle ricostruzioni giornalistiche.

Pascuzzi potrebbe incarnare la continuità con l’anima “investment” di Mediobanca, anche se dovrà dimostrare di saper dialogare con il mondo bancario retail e con la struttura capillare.

Giorgio Cocini (Pimco)

Gestore di portafogli e figura legata all’asset management, Cocini è indicato come candidato “di rottura”, qualcuno che potrebbe dare slancio al profilo finanziario-gestionale della banca.

Tuttavia, alcune fonti segnalano che il suo nome abbia perso quota rispetto a Mulone nelle valutazioni recenti.

Mauro Micillo (IMI / Intesa Sanpaolo)

Questo nome è più complesso da gestire. Micillo, attualmente a capo di IMI Cib nel gruppo Intesa Sanpaolo, è stato indicato come possibile candidato. Ma emerge anche un’indisponibilità da parte sua ad assumere incarichi esterni, almeno al momento.

Potrebbe essere coinvolto solo nella prospettiva di “traghettatore” interno, ovvero una guida provvisoria fino all’insediamento del nome definitivo.

Altri profili sullo sfondo: presidenti e opzioni interne

La rosa dei candidati non si esaurisce con i quattro. Ci sono piste secondarie — ma non meno interessanti.

Vittorio Grilli emerge come possibile candidato per la presidenza del nuovo cda. Alcune ricostruzioni citano che la lista dei nomi per il ruolo apicale stia considerando anche il suo profilo.

Nel caso si optasse per un traghettatore interno, gli osservatori indicano Francesco Saverio Vinci (attuale direttore generale) oppure Gian Luca Sichel (che ha gestito Mediobanca Consumer Finance) come possibili scelte temporanee.

C’è chi ha evocato in qualche passaggio — anche se non con la forza dei quattro principali — il nome di Filippo Gori (J.P. Morgan), come candidato alternativo. Queste alternative potrebbero entrare in gioco se i principali esitassero o fossero ritenuti non idonei da Mps, dai soci o dalle autorità di vigilanza.

Fattori che decideranno la scelta

1. Accettazione delle condizioni della Bce

L’acquisizione di Mediobanca è stata approvata dalla Banca Centrale Europea, con l’obbligo che Mps presenti un piano di integrazione entro sei mesi, con dettagli su capitale, sistemi informatici, governance, remunerazioni e retention del personale. Il nuovo ad dovrà tradurre queste linee in scelte operative efficaci.

2. Accettabilità da parte del candidato

Non è sufficiente essere “il nome giusto”: serve che accetti di assumere l’incarico, a condizioni compatibili con la sua posizione attuale (o che possa liberarsi). Qui l’indisponibilità di Micillo è un segnale: se non accetta, il casting si restringe.

3. Legittimazione tra i soci

I grandi azionisti — Delfin (famiglia Del Vecchio), Caltagirone, il Mef — avranno voce. Un candidato troppo “di sistema esterno” potrebbe incontrare resistenze. Mulone sembra avere un profilo che mette d’accordo più parti.

4. Coerenza con il modello che si vuole costruire

Se la strategia di Mps punta a un modello che integra il retail con l’investment banking, occorre un leader che possa presidiare entrambe le anime. Un profilo come Pascuzzi o Mulone può fungere da ponte, mentre Cocini è più orientato all’asset management.

Previsioni e scenari possibili

Mulone in pole position. È la tendenza prevalente nelle cronache: se accetterà l’offerta, ha concrete possibilità di essere scelto, anche perché già favorito nei passaggi segreti del comitato nomine.

Pascuzzi come alternativa “di mercato”. Se Mulone avesse problemi a liberarsi, Pascuzzi è un candidato di peso, in grado di convogliare l’anima finanziaria di Mediobanca.

Traghettatore interno + scelta definitiva a seguire. Si potrebbe nominare una guida temporanea (Vinci o Sichel) e lasciare il ruolo definitivo per più avanti, se nessuno degli esterni fosse subito disponibile.

Scelta di equilibrio con mix interno-esterno. Uno schema ibrido con ad esterno e presidente interno (o viceversa) per tenere insieme competenze e stabilità. 

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