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Fuga dalla censura: la coraggiosa evasione di Ekaterina Barabash dal regime russo. Ora va protetta dai sicari di Putin

- di: Jole Rosati
 
Fuga dalla censura: la coraggiosa evasione di Ekaterina Barabash dal regime russo. Ora va protetta dai sicari di Putin
Dalla repressione alla libertà: la giornalista russa sfida il Cremlino e trova rifugio a Parigi.
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Ekaterina Barabash, giornalista e critica cinematografica russa di 63 anni, è recentemente fuggita dalla Russia, trovando rifugio a Parigi grazie all’assistenza di Reporter Senza Frontiere (RSF). Accusata di diffondere "fake news" per i suoi post su Facebook critici nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina, Barabash era stata posta agli arresti domiciliari a Mosca nel febbraio 2025, con la prospettiva di una condanna fino a 10 anni di carcere.
Il 21 aprile Barabash è riuscita a eludere la sorveglianza elettronica e ha intrapreso un viaggio clandestino di oltre 2.800 chilometri attraverso l’Europa, arrivando in Francia il 26 aprile, giorno del suo compleanno. Durante una conferenza stampa a Parigi ha espresso sollievo per la sua fuga, ma anche dolore per aver dovuto lasciare la madre di 96 anni in Russia. 
Barabash ha dichiarato che in Russia “non c’è più cultura, né politica, solo guerra”, sottolineando l’impossibilità di esercitare il giornalismo indipendente sotto un regime totalitario. Ha inoltre affermato che, “se vuoi essere un giornalista, devi vivere in esilio; se resti in Russia, non sei un giornalista”. 
La sua fuga evidenzia la crescente repressione della libertà di stampa in Russia, dove almeno 38 giornalisti sono attualmente incarcerati e oltre 90 testate giornalistiche hanno dovuto trasferirsi all’estero dal 2022.
Barabash, nata a Kharkiv, Ucraina, ha una lunga carriera come critica cinematografica e giornalista per diverse testate indipendenti, tra cui Republic e Radio France Internationale. Nel 2016 era stata licenziata da Interfax per le sue critiche alle autorità russe. 
Attualmente, Barabash sta cercando asilo in Francia e spera di continuare la sua attività giornalistica collaborando con media russi in esilio. La sua storia rappresenta un simbolo della lotta per la libertà di espressione e del coraggio di chi sfida la repressione per difendere la verità.
Ora l’Occidente deve proteggerla. Non sarebbe la prima volta che i sicari di Putin colpiscono a morte i dissidenti all’estero.

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