Il Governo, con un contributo sugli extraprofitti, chiama le banche ad aiutare il Paese

- di: Redazione
 
Un provvedimento che, sino a qualche settimana fa, si sarebbe potuto definire nell'aria (ne aveva fatto cenno il ministro dell'Economia Giorgetti), ma sul quale era calato il silenzio. Eppure la decisione del Governo di inserire nel mai troppo criticato decreto omnibus (non per i contenuti specifici, ma per il fatto che si riduce sempre ad un insieme di misure spesso messe assieme senza un criterio logico) un prelievo sugli extraprofitti delle banche ha causato un certo clamore.
Nelle banche certamente, che non se l'aspettavano se non dopo un confronto con il governo, davanti al quale fare valere le loro ragioni; nei mercati, visto che oggi le azioni del comparto registrano pesanti arretramenti, con i titoli bancari appesantiti da forti vendite.
Il mercato ha reagito quindi non solo al provvedimento, quanto, probabilmente, anche al fatto che, al di là dell'ampiezza (un prelievo del 40% per il 2023), esso è retroattivo. Una misura che le banche dovranno sopportare, chiamate in causa dal governo a contribuire, grazie al gettito del provvedimento, a quanto l'esecutivo intende fare a favore del caro mutui e delle difficoltà delle famiglie a farvi fronte.

Il Governo, con un contributo sugli extraprofitti, chiama le banche ad aiutare il Paese

D'altra parte, sostiene il Governo, le banche hanno negli ultimi tempi incassato miliardi di euro, godendo degli effetti della corsa ai rialzi dei tassi di interesse che la Bce ha deciso come contrasto all'inflazione, ignorando colpevolmente le ricadute che essi avrebbero avuto per i bilanci delle famiglie. Ma i guadagni delle banche sono oggettivamente elevati ( nei primi sei mesi del 2023, secondo la Fondazione Fiba, avrebbero registrato introiti ulteriori pari a 10,3 miliardi di euro, quando, lo scorso anno, erano stati 6,2 miliardi), forse anche troppo, visto quel che il Paese, inteso come insieme di soggetti, collettivamente sta sopportando.
Ad illustrare la misura - andando contro ogni logica, visto che essa era stata sostenuta principalmente da Giorgetti e, per quel che trapela, fatta propria e sollecitata da Giorgia Meloni - è stato Matteo Salvini, che ormai è perennemente sotto i riflettori e che ha colto l'occasione per ergersi a difensore del cittadino medio: ''Il costo del denaro negli ultimi mesi è di fatto raddoppiato, ma non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento dei tassi sui depositi bancari dei consumatori''.

Insomma, per Salvini, le banche tanti solerti nell'elevare la percentuale dei tassi di interesse, non lo sono certo se si tratta di fare altrettanto per i depositi. Che è verità oggettiva.
Mentre ancora si disquisisce sull'ammontare del gettito di questa misura (si parla comunque di almeno un paio di miliardi di euro), si sa già l'uso che intende farle il governo, che lo utilizzerà, sempre secondo Salvini, ''a finanziare il fondo per aiutare le famiglie in difficoltà coi mutui prima casa'', ma soprattutto a pagare ''il taglio delle tasse per famiglie e imprese''.
A rendere meno gravosa la ''botta'' per le banche c'è che l'imposta, che resta comunque sempre a carattere di straordinarietà, non colpisce gli utili di bilancio, ma il margine dei tassi di interesse.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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