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HDRÁ, Forlani e Luchetti: "Millennium Mind: comunicazione come spazio di visione"

- di: Redazione
 
HDRÁ, Forlani e Luchetti: 'Millennium Mind: comunicazione come spazio di visione'

In un tempo dominato da trasformazioni rapide e spesso imprevedibili, Millennium Mind si è affermato come un laboratorio di pensiero sul futuro della comunicazione e della cultura. Ideato da HDRÁ, il progetto si propone come spazio di confronto interdisciplinare, in cui intelligenza artificiale, arte generativa e nuovi linguaggi si intrecciano per leggere i mutamenti in atto. Forlani e Luchetti spiegano come l’evento sia nato dall’urgenza di rileggere 25 anni di cambiamenti per immaginare le traiettorie future. Al centro, una visione che unisce strategia e creatività, cultura e innovazione, con l’obiettivo di guidare il cambiamento anziché subirlo. La riflessione si estende al ruolo sociale della comunicazione nell’epoca dell’ibridazione tra reale e digitale, fino all’eredità culturale dell’iniziativa: non fornire risposte, ma aprire nuove domande.

HDRÁ: doppia intervista a Marco Forlani e Mauro Luchetti

Forlani, partiamo dalla genesi del progetto. Perché costruire un evento come Millennium Mind proprio oggi?
La velocità e la profondità dei cambiamenti che stiamo vivendo - come società prima ancora che come professionisti - ci impongono di ripensare costantemente i modelli con cui interpretiamo la realtà. Millennium Mind nasce da questa consapevolezza: dal bisogno di creare uno spazio per osservare con lucidità il cammino fatto fin qui e confrontarsi sulle nuove traiettorie. Per chi si occupa di comunicazione integrata e consulenza aziendale, comprendere il contesto e anticipare i cambiamenti è oggi più che mai essenziale.

Luchetti, HDRÁ è nota per il suo approccio integrato tra comunicazione, cultura e strategia. Come questa visione ha influito sul progetto?
È stata l’anima stessa del progetto. Non volevamo solo organizzare un evento, ma creare un’esperienza che connettesse linguaggi, immaginari e tecnologie. Millennium Mind è nato dalla volontà di far dialogare cultura e innovazione, superando i confini tra creatività e strategia. Ogni scelta – dal concept curatoriale alla narrazione visiva – è stata guidata da questa sinergia. Il nostro obiettivo era costruire un sistema vivo, capace non solo di riflettere il presente, ma di orientare nuove visioni.

Il titolo Millennium Mind richiama l’idea di una nuova consapevolezza collettiva. Forlani, che visione vi ha guidati nella scelta dei contenuti?
L’intuizione da cui siamo partiti è che non ci troviamo solo di fronte a un’evoluzione tecnologica, ma a una metamorfosi del pensiero stesso: del modo in cui le persone interpretano e interagiscono con il mondo. Abbiamo voluto dar voce a chi sta generando il cambiamento in prima linea, senza timore di introdurre anche spunti provocatori. L’obiettivo era superare i modelli convenzionali: non un convegno tradizionale, ma un luogo di confronto interdisciplinare, pensato per stimolare il pensiero critico e offrire angolazioni inedite.

Luchetti, tra i temi centrali dell’evento, anche l’intelligenza artificiale, la post-fotografia e l’arte generativa. Il mondo della comunicazione è pronto ad accoglierli?
È un mondo in trasformazione. Questi strumenti non sono semplici tecnologie, ma veri e propri nuovi linguaggi che ridisegnano le nostre modalità di immaginare e raccontare. Alcuni ne colgono il potenziale, ma pochi li sanno abitare davvero in modo consapevole. Millennium Mind ha voluto aprire un dibattito critico, non sull’adozione cieca delle novità, ma sulla possibilità di considerarle estensioni della visione umana. La sfida è proprio questa: non subire il cambiamento, ma guidarlo.

In un ecosistema sempre più ibrido tra reale e digitale, Forlani, quale narrazione avete voluto costruire?
Abbiamo voluto dare voce alla complessità del presente, in cui dimensione fisica e virtuale si intrecciano in modo sempre più stretto. La comunicazione globale ha assunto un ruolo centrale, spesso decisivo, nelle dinamiche sociali, economiche e politiche. Per questo serve un nuovo patto di responsabilità: studiare, approfondire, esercitare pensiero critico. Viviamo in un’epoca di comunicazione amplificata, dove tutto può essere detto, ma non tutto può o deve essere detto senza consapevolezza. Ci siamo rivolti a un pubblico trasversale: comunicatori, manager, imprenditori, istituzioni, tutti accomunati dalla necessità di comprendere il tempo che abitiamo.

Luchetti, concludiamo con una riflessione sull’eredità culturale dell’evento. Che impatto sperate abbia lasciato?
Volevamo generare un piccolo spostamento nello sguardo di ciascuno. Non fornire risposte, ma aprire domande. Millennium Mind è stato un esercizio collettivo di immaginazione: una piattaforma dove confrontarsi su futuro, tecnologia e umanità. Se anche solo una parte di questo approccio ha lasciato traccia nei pensieri o nelle conversazioni post-evento, allora l’impatto c’è stato. E continuerà a farsi sentire nel tempo.

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