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Un secolo di Palazzo Wedekind: l’INPS di Fava costruisce con i giovani una nuova cultura previdenziale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Un secolo di Palazzo Wedekind: l’INPS di Fava costruisce con i giovani una nuova cultura previdenziale

Il centenario dell’INPS trova nella cornice solenne di Palazzo Wedekind non solo un’occasione di celebrazione, ma anche un momento di riflessione sulla direzione che l’Istituto vuole imprimere al proprio futuro. Di fronte a una platea composta da studenti, lavoratori, professionisti e rappresentanti del mondo istituzionale, il presidente Gabriele Fava ha segnato un punto di svolta che guarda lontano: per costruire un welfare moderno occorre partire dai giovani, intercettarne le domande, interpretarne le fragilità e tradurle in strumenti semplici, accessibili, realmente utili.

L’INPS di Fava costruisce coi giovani una nuova cultura previdenziale

Fin dalle prime battute del suo intervento conclusivo, Fava ha voluto chiarire un equivoco diffuso: per un giovane, parlare di cultura previdenziale “non significa pensare alla pensione”, né anticipare scenari lontani che rischiano di apparire astratti. Significa, piuttosto, comprendere come funzionano le proprie tutele fin dal primo giorno di studio, dal momento dell’ingresso nel mondo del lavoro o dalla firma di un contratto, che sia stabile, temporaneo o legato a una collaborazione.

È un messaggio diretto, costruito per avvicinare un universo giovanile che spesso considera l’INPS come qualcosa di distante, burocratico, quasi estraneo alle dinamiche quotidiane. Fava lo ribalta: i ragazzi non devono vedere l’Istituto come un interlocutore futuro, ma come un compagno di viaggio dai primi passi.

Una nuova idea di welfare
Il presidente ha insistito su un concetto chiave: il welfare contemporaneo “non è più solo protezione”. La fase storica che stiamo attraversando chiede alle istituzioni un ruolo più ampio, fatto di orientamento e capacità di leggere i percorsi individuali. Non basta più intervenire quando un diritto è messo in discussione; è necessario aiutare ciascuno a riconoscere, prima di tutto, quali tutele possiede, come funzionano, quando si attivano e a quali opportunità danno accesso.

In questo scenario, la previdenza si intreccia con l’istruzione, il lavoro, le competenze digitali, la consapevolezza economica. È una rete che accompagna le scelte, che offre punti di riferimento e che aiuta a costruire una visione più ampia del proprio futuro. Fava sottolinea questo cambio di paradigma senza cercare scorciatoie linguistiche: la tutela non è più un riparo, ma un linguaggio che ciascuno deve imparare a leggere.

Gli strumenti per i ragazzi
Nella seconda parte del discorso, Fava ha voluto raccontare quanto fatto dall’Istituto “con voi e per voi”. Il riferimento è ai giovani, e a tutto ciò che è stato costruito per avvicinarli alla previdenza attraverso strumenti concreti: il portale dedicato, progettato per semplificare informazioni spesso complesse; le borse di studio e i sostegni alla formazione, pensati per trasformare le politiche sociali in opportunità reali; le iniziative culturali che avvicinano l’INPS a scuole, università e centri di ricerca.

I servizi digitali rappresentano l’asse portante di questa modernizzazione. L’intelligenza artificiale, ricorda Fava, è già uno strumento operativo che aiuta a “interpretare contributi, tutele e opportunità”, traducendo in un linguaggio chiaro ciò che un tempo era custodito in archivi, tabelle e codice. L’obiettivo è ridurre la distanza percepita e fare in modo che ogni giovane possa orientarsi con la stessa fluidità con cui utilizza una app o consulta un servizio online.

È una rivoluzione silenziosa, che non punta all’effetto speciale ma a un rapporto nuovo tra l’Istituto e chi sta costruendo ora il proprio futuro professionale.

Raggiungere prima, non dopo
Il passaggio finale di Fava è forse il più incisivo, e racchiude l’intera visione con cui l’INPS vuole affrontare il suo secondo secolo di vita. Il compito dell’Istituto non è “aspettarvi, ma raggiungervi; non tutelarvi dopo, ma affiancarvi e accompagnarvi prima”.

Parole che esprimono un senso di responsabilità attiva, che rivelano una volontà precisa: fare dell’INPS un alleato che interviene prima dei problemi, che si presenta come guida e non come mera struttura amministrativa. L’accompagnamento diventa così un valore in sé, un metodo, un modo nuovo di interpretare la relazione tra istituzione e cittadinanza.

Nel giorno del centenario, questo orientamento assume la forma di un impegno. Palazzo Wedekind diventa non solo un luogo simbolico, ma il punto da cui riparte una riflessione collettiva. L’INPS, in questa visione, non celebra soltanto il passato: si misura con il presente e prepara il terreno per un futuro in cui i giovani non saranno destinatari tardivi di diritti, ma protagonisti consapevoli fin dall’inizio.

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