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Politica estera, Meloni ha una rotta chiara: barcamenarsi

- di: Marta Giannoni
 
Politica estera, Meloni ha una rotta chiara: barcamenarsi

La recente astensione degli eurodeputati di Fratelli d'Italia (FdI) sulla risoluzione del Parlamento Europeo a sostegno dell'Ucraina segna un cambiamento significativo nella politica estera italiana. Dopo tre anni di sostegno incondizionato a Kiev, la premier Giorgia Meloni ha scelto una posizione di cauta equidistanza, motivata dalla percezione che la risoluzione fosse “politicizzata contro l'Amministrazione Trump”. Questo voto ha evidenziato divisioni all'interno della maggioranza italiana: mentre Forza Italia ha sostenuto la risoluzione, la Lega ha votato contro e FdI si è astenuta. Un segnale politico chiaro che riflette le crescenti tensioni interne alla coalizione di governo.

Un voto strategico e l'equilibrismo diplomatico

La decisione di astenersi da parte di FdI non è stata presa alla leggera. Fonti interne al governo riferiscono che la premier ha valutato attentamente la mossa, bilanciando il posizionamento dell'Italia tra il sostegno all'Ucraina e la volontà di non entrare in uno scontro frontale con il presidente americano Donald Trump. “Non vogliamo che l'Italia sia coinvolta in una guerra diplomatica che non ci appartiene” ha dichiarato un esponente di FdI, che ha preferito rimanere anonimo, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore.

La “coalizione dei volenterosi” e i dubbi di Roma

Parallelamente, Meloni sta valutando la partecipazione al vertice della “coalizione dei volenterosi”, convocato per sabato dal primo ministro britannico Keir Starmer. Il summit ha l'obiettivo di rafforzare il sostegno militare e strategico a Kiev, ma l'Italia rimane scettica. La posizione del governo resta fermamente contraria all'invio di truppe in Ucraina senza un mandato delle Nazioni Unite, un punto che Meloni ha ribadito in più occasioni. “Non possiamo prendere decisioni che aumentino il rischio di escalation del conflitto”, ha dichiarato il ministro della Difesa Guido Crosetto.
L'incontro preparatorio tenutosi a Parigi, a cui ha partecipato Crosetto insieme ai ministri della Difesa di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, ha permesso di chiarire alcuni aspetti, ma non ha sciolto tutti i dubbi di Palazzo Chigi. Per ora, l'Italia partecipa alle discussioni con un ruolo di osservatore, come dimostrato dalla presenza del capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, alla riunione organizzata dalla Francia.

Il dibattito interno alla maggioranza e le divisioni europee
La linea prudente di Meloni non è condivisa all'unanimità all'interno del governo. Mentre Forza Italia ha votato a favore del piano di Ursula von der Leyen per la sicurezza europea, la Lega di Matteo Salvini ha espresso forti perplessità, criticando la proposta di finanziamento del riarmo dell'UE. “Un piano concreto ancora non c'è - ha dichiarato Salvini - non comprendiamo perché dovremmo fare debito pubblico per comprare altre armi”.
Anche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha evidenziato i rischi finanziari di un maggiore investimento nelle spese militari senza una chiara strategia comune europea. “Invece di sparare cifre a priori, dobbiamo decidere e sapere quali sono le vere necessità per quanto riguarda gli investimenti militari”, ha affermato, sottolineando la proposta italiana di garantire coperture europee agli investimenti privati nel settore della difesa. 

Quale futuro per la politica estera italiana?

La posizione di Meloni rimane in bilico tra l'atlantismo e il realismo politico. Da un lato, la premier ha sempre sostenuto la necessità di un'Europa forte e compatta nel contrastare l'aggressione russa, dall'altro non vuole compromettere i rapporti con un'eventuale futura amministrazione Trump, che potrebbe rivedere il sostegno americano all'Ucraina. La decisione sulla partecipazione al vertice di Londra sarà quindi presa anche alla luce delle ultime evoluzioni diplomatiche e degli equilibri interni alla maggioranza.
Nel frattempo, la risoluzione italiana che definirà il mandato di Meloni in vista del Consiglio UE del 20 e 21 marzo sarà votata in Parlamento nei prossimi giorni. “Si dovrà tener conto dei punti di vista di tutti”, hanno dichiarato fonti della Lega, pur ribadendo la fiducia in una sintesi che possa unire la maggioranza. “Nei momenti importanti la coalizione si è sempre dimostrata compatta”, assicurano dal governo.
Resta da vedere se questa compattezza reggerà anche di fronte alle crescenti sfide geopolitiche e alle inevitabili pressioni internazionali.

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