LGIM accresce il suo impegno contro i cambiamenti climatici

- di: Barbara Bizzarri
 

Legal & General Investment Management, una delle maggiori società di asset management al mondo, pubblica i risultati del suo settimo Climate Impact Pledge, programma di engagement annuale che mira a spingere le imprese a combattere i cambiamenti climatici, raggiungendo le zero emissioni nette.

LGIM accresce il suo impegno contro i cambiamenti climatici

LGIM ha deciso di estendere, nel 2023, l’applicazione del Pledge a un numero maggiore di imprese, spingendole a fare di più in tema ambientale attraverso sanzioni di voto o di investimento. Attualmente, le imprese che rientrano sotto il programma sono più di 5mila e operano in 20 settori critici per raggiungere le zero emissioni nette: solamente l’anno scorso il Climate Impact Pledge comprendeva circa 1000 società in 15 settori.

L’espansione del programma ha portato LGIM a identificare 299 realtà aziendali che, secondo le sue analisi quantitative, potrebbero essere soggette a sanzioni di voto, non avendo raggiunto gli standard minimi richiesti nella lotta ai cambiamenti climatici.

Commentando il Climate Impact Pledge di quest’anno, Michael Marks, Head of Investment Stewardship di LGIM, ha dichiarato: Dato che la finestra di opportunità per raggiungere l’obiettivo degli 1,5°C entro il 2050 si sta rapidamente chiudendo, la necessità che le imprese prendano provvedimenti è sempre più urgente, rendendosi conto al contempo che chi non si adatterà in fretta, contribuirà ad accrescere un rischio sistemico. È essenziale che gli investitori continuino a espandere e intensificare il loro impegno per il clima, spingendo le imprese ad essere più ambiziose e a essere portatrici in prima persona di cambiamenti positivi; che è esattamente ciò che LGIM sta facendo. Dalla lotta alle attività di lobbying sul clima, alla difesa della biodiversità, le nostre aspettative sulle società stanno crescendo, dato che progressi insufficienti porterebbero a un pericolo sistemico a cui noi ci opponiamo con tutti i mezzi a nostra disposizione, tra cui il disinvestimento e le sanzioni di voto.”

Oltre a questo approccio quantitativo, LGIM ha identificato 105 società dette “dial mover”, con cui ha intrapreso attività di engagement più mirate, con un aumento del 70% rispetto alle 60 identificate nel 2021. Queste imprese vengono selezionate sia per la loro dimensione, sia perché hanno le potenzialità per incentivare le azioni a favore del clima. Queste attività di engagement sono su base annuale e, in assenza dei cambiamenti che LGIM vuole apportare, possono portare a sanzioni di voto o, nel caso dei fondi, al disinvestimento.

Infine, la società inglese applicherà sanzioni di voto contro 43 dial mover, tra i quali vi sono anche le società inserite nella lista degli esclusi. La lista delle imprese da cui LGIM ha disinvestito conta 14 nomi, di cui 12 erano già presenti dagli scorsi anni (AIG, China Construction Bank, China Resources Cement, Exxon Mobil, Hormel, Industrial Commercial Bank of China, Invitation Homes, KEPCO, Loblaw, MetLife, PPL e Sysco), mentre Air China e COSCO Shipping Holdings si sono aggiunte quest’anno per non aver raggiunto gli standard minimi ambientali richiesti.

Al contrario, la China Mengniu Dairy è stata reintegrata. Infatti, a seguito di attività di engagement dirette, la compagnia si è dotata di una politica sulla deforestazione e si sta impegnando per la carbon neutrality entro il 2050 e ha rispettato quanto stabilito da LGIM.

Il CEO di LGIM, Michelle Scrimgeour, sull’urgenza di affrontare seriamente i cambiamenti climatici, ha aggiunto: Non c’è mai stato un momento più cruciale di questo per affrontare la grande sfida dei nostri tempi: i cambiamenti climatici. Eppure, dopo un anno di sconvolgimenti geopolitici ed economici, gli sforzi globali per stimolare la transizione energetica stanno vacillando. Riteniamo che i policymaker, gli investitori e i leader del settore debbano utilizzare ogni strumento legittimo a loro disposizione per mitigare il rischio sistemico posto dal cambiamento climatico. Ogni segmento dell'economia globale deve adeguarsi. In qualità di investitori responsabili, spetta a noi segnalare chiaramente alle società partecipate le azioni che vogliamo siano intraprese per innalzare gli standard di mercato. Iniziative come il nostro Pledge svolgono un ruolo chiave in questa attività e mostrano come cerchiamo di raggiungere il nostro scopo: creare un futuro migliore attraverso investimenti responsabili. In questo momento critico, è imperativo che tutti noi facciamo un passo avanti. Il cambiamento è ancora possibile, se agiamo ora. Il mondo ha i mezzi; richiede solo la volontà.

LGIM non ha soltanto aumentato la portata del suo Pledge, ma anche le aspettative che questo racchiude, andandosi a concentrare con maggior forza sul legame che c’è tra zero emissioni nette e preservazione della biodiversità e sulle attività di lobbying.

Inoltre, nonostante i profitti record registrati dall’Oil & Gas, più di un terzo delle imprese del settore non hanno raggiunto i nostri standard minimi e la maggior parte di loro non ha obiettivi sufficientemente ambiziosi di abbattimento delle emissioni. Anche i settori bancario, assicurativo e immobiliare saltano all’occhio per essere particolarmente arretrati nello stabilire e raggiungere obiettivi ambiziosi per le zero emissioni nette. LGIM osserva che questi settori hanno la capacità di guidare la riallocazione di capitali e di separare crescita economica ed emissioni di CO2.

Il numero di settori critici per il clima è passato da 15 a 20, includendo la silvicoltura, la poltiglia per carta, l’alluminio, il vetro e il comparto multi-utility: ne consegue che anche alle imprese attive in questi settori saranno chiesti standard sul clima più alti e azioni più urgenti. Tuttavia, LGIM ha constatato che tre di queste nuove aggiunte, ovvero alluminio, vetro e silvicoltura, sono leader in termini di ambiziosità degli obiettivi e rispetto degli standard minimi. Francia e Regno Unito sono ancora leader per obiettivi climatici, mentre, tra le nazioni che appaiono nel grafico sottostante, LGIM ha osservato un miglioramento significativo delle imprese coreane e cinesi tra il 2021 e il 2023, seguite dal Giappone. Infine, sebbene anche gli Stati Uniti abbiano migliorato il loro punteggio rispetto allo scorso anno, rispetto alle altre aree geografiche sono quelli che continuano a segnare i progressi più contenuti.

Tuttavia, le imprese dei mercati emergenti, tra cui Cina, India e Malesia, sono state generalmente le meno propense ad accogliere l’invito di LGIM ad agire contro i cambiamenti climatici. Tra le 21 imprese “non-responsive”, 13 (il 62%) hanno sede nei mercati emergenti. Quando una società non dà seguito alle richieste di engagement di LGIM, la sua performance viene valutata tramite fonti esterne e le informazioni di pubblico dominio emanate dalla stessa.

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