Dal cuore simbolico del sapere francese, l’Università La Sorbona, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen hanno pronunciato un messaggio chiaro e politico: “Scegliete l’Europa per la scienza”. L’invito è rivolto ai ricercatori statunitensi colpiti dalle misure restrittive annunciate dal presidente Donald Trump, che con i suoi tagli ai fondi pubblici per la ricerca minaccia di desertificare interi settori accademici americani. Ma non è solo un messaggio di solidarietà: è un’operazione di attrazione strategica, un’apertura intenzionale dei confini dell’Europa verso quei talenti che, in patria, rischiano ora l’isolamento e la marginalità. Una sfida che ha il sapore della contesa culturale globale, con Parigi intenzionata a guidare la risposta.
Macron e von der Leyen: “Ricercatori americani, scegliete l’Europa"
La reazione italiana non si è fatta attendere. Il Ministero dell’Università ha comunicato di essere venuto a conoscenza dell’iniziativa solo pochi giorni prima e ha posto una domanda tutt’altro che diplomatica: si è trattato davvero di un evento europeo, oppure la Francia ha agito per rafforzare la propria posizione egemonica nella scena scientifica del continente? Nella comunicazione diffusa a margine, si legge un’irritazione che va ben oltre il protocollo: “Perché organizzare alla Sorbona un incontro che avrebbe dovuto rappresentare tutta l’Europa?”. Il sospetto, tra le righe, è che Macron voglia intestarsi non solo la leadership del rilancio scientifico, ma anche il merito simbolico di aver opposto un argine alla chiusura americana, anticipando e oscurando gli altri partner europei.
Trump, tra dazi e provocazioni, ridisegna l’America culturale
Nel frattempo, il presidente Trump procede senza sosta nella sua opera di smantellamento della cooperazione culturale globale. Oltre ai tagli alla ricerca, ha annunciato dazi del 100% anche contro i film stranieri. “Vogliamo film realizzati in America, di nuovo!”, ha scritto su Truth, con la consueta sintesi tra slogan economico e pulsione identitaria. Il messaggio è chiaro: Hollywood torna a essere uno strumento di propaganda patriottica, la produzione culturale si nazionalizza, l’industria creativa diventa leva per la sovranità. Come se non bastasse, Trump ha rilanciato un’immagine che lo ritrae in vesti papali, generata con l’intelligenza artificiale, commentando con tono tra il provocatorio e l’autocelebrativo: “Ai cattolici è piaciuta”. Una mossa mediatica che non è casuale: parla a più mondi, ai devoti, ai conservatori, ai delusi dal cattolicesimo ufficiale.
Europa, la posta in gioco è il futuro del sapere
L’iniziativa di Parigi è quindi qualcosa di più di una conferenza universitaria. È un tentativo di rilanciare il modello europeo come spazio di libertà e innovazione, contro la stretta autoritaria che si intravede oltre l’Atlantico. Ma per essere credibile, questa ambizione deve essere condivisa. Se l’Europa vuole accogliere i cervelli in fuga, deve parlare con una voce sola, senza che ogni paese corra a intestarsi il merito o a disegnare recinti nazionali. L’irritazione dell’Italia è il sintomo di una fragilità strutturale: l’Unione spesso manca di coordinamento proprio nei momenti in cui potrebbe agire da potenza culturale. E così, mentre Trump alza muri anche contro i saperi, l’Europa deve decidere se vuole restare laboratorio di libertà o se lasciarsi dividere dalle proprie rivalità.