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Manovra 2026: spunta il “contributo pacchi” da 2 euro sulle spedizioni sotto i 150 euro

- di: Alberto Venturi
 
Manovra 2026: spunta il “contributo pacchi” da 2 euro sulle spedizioni sotto i 150 euro

Un emendamento presentato dal governo nell’ambito della legge di Bilancio prevede l’introduzione di un contributo fisso di 2 euro su tutti i pacchi di valore inferiore ai 150 euro che arrivano in Italia. La formulazione estende l’applicazione anche alle spedizioni che partono dal territorio nazionale, e non solo a quelle provenienti dall’estero.

Manovra 2026: spunta il “contributo pacchi” da 2 euro sulle spedizioni sotto i 150 euro

La misura inciderebbe soprattutto sul segmento più ampio dell’e-commerce, quello degli acquisti di piccolo importo e ad alta frequenza, con un possibile aumento dei costi di consegna e, in ultima analisi, dei prezzi finali.

Perché il governo la propone
L’intervento ha una finalità prevalentemente di copertura finanziaria. Nella fase conclusiva dell’esame parlamentare della manovra, caratterizzata da margini di intervento ridotti, il nuovo prelievo servirebbe a compensare il venir meno di altre entrate previste in una prima versione del disegno di legge.

Secondo le stime circolate nei documenti di accompagnamento, il contributo sui pacchi consentirebbe di recuperare tra i 150 e i 200 milioni di euro l’anno, una cifra limitata nel quadro complessivo della manovra ma rilevante nel bilanciamento delle singole misure.

Ambito di applicazione: il punto critico
Uno dei nodi principali riguarda il perimetro. Il governo non può introdurre un prelievo limitato alle sole importazioni, che assumerebbe la natura di un dazio, materia di competenza esclusiva dell’Unione Europea. Da qui la scelta di estendere la misura a tutte le spedizioni, comprese quelle interne.

La conseguenza è che una norma nata nel contesto del dibattito sui flussi di merci dall’estero finisce per incidere anche sulla logistica nazionale, senza distinguere tra pacchi importati e pacchi spediti all’interno del Paese.

Chi paga davvero?
Resta aperta la questione dell’imputazione del costo. L’emendamento non chiarisce se il contributo sarà sostenuto dal consumatore finale, dal venditore, dalla piattaforma di e-commerce o dallo spedizioniere.

Nella pratica, il rischio è che il costo venga almeno in parte trasferito sul prezzo finale, soprattutto per le spedizioni di basso valore, dove un contributo fisso di 2 euro ha un’incidenza percentuale significativa.

Il confronto con l’Europa
A livello europeo è in corso una revisione delle regole sulle spedizioni di basso valore e si discute di contributi destinati a compensare l’attività delle dogane, in particolare per i pacchi provenienti da Paesi extra-Ue. L’impostazione comunitaria ha un obiettivo esplicito di regolazione dei flussi e di tutela della concorrenza.

La proposta italiana, invece, si muove su un piano diverso: non distingue per provenienza e appare più orientata alla raccolta di gettito che a una strategia organica di politica commerciale o industriale.

Iter e tempi
Il contributo sui pacchi è contenuto in un emendamento che deve ancora essere approvato. Tuttavia, arriva in una fase avanzata dell’esame della legge di Bilancio: la commissione Bilancio è prossima alla chiusura dei lavori e il testo passerà poi all’Aula, dove le possibilità di modifica sono tradizionalmente più limitate.

L’approvazione definitiva della manovra è attesa entro il 31 dicembre.

Impatto atteso

La misura potrebbe avere effetti soprattutto sui piccoli acquisti online e sui retailer con margini ridotti, oltre che sul settore della logistica. Per i consumatori, l’impatto dipenderà da come il contributo verrà redistribuito lungo la filiera delle spedizioni.

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