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Manovra: domani va in aula, ma che brutto lo spettacolo della politica

- di: Redazione
 
Manovra: domani va in aula, ma che brutto lo spettacolo della politica
Una delle pratiche più indecorose di cui la politica italiana sembra non riuscire a fare a meno è quella che si ripropone a ogni fine d'anno quando, con la legge di bilancio che incombe e nonostante le perenni difficoltà, tutti si affannano a strappare qualcosa da utilizzare per farsi belli davanti all'elettorato di riferimento, anche a livello di categorie e gruppi di potere economico-finanziario. Neanche questo 2022 si è sottratto al destino d'essere scenario della tonnara degli ultimi giorni, con le acque basse della manovra che ribollono, nonostante i tempi siano ormai strettissimi.

Manovra: domani va in aula, ma che brutto lo spettacolo della politica

Ma la cosa che più stride, e sulla quale in molti dovrebbero riflettere, a cominciare dal presidente del Consiglio, è che è la maggioranza a non riuscire a sottrarsi alla sindrome dell'emendamento, che si concretizza presentando richieste che talvolta non solo sono irricevibili (per oggettive difficoltà di bilancio), quanto improponibili da un punto di vista etico e talvolta perché sono semplicemente cervellotiche. E non parliamo solo della norma di cui godranno le società di calcio di Serie A, che potranno spalmare negli anni i debiti accumulati con il fisco durante la pandemia, come se non fossero soggetti come gli altri.

E' quindi la solita storia che ogni volta, nonostante dovremmo essere ormai blindati per abitudine, continua a sorprenderci, ma anche a farci restare ammirati. Perché, se é vero che siamo in un periodo di crisi evidente, in cui i problemi sono talmente palesi da imporre che ci si adoperi per la loro soluzione, ci sono sempre dei buontemponi (come chiamarli altrimenti?) che si aggirano dalle parti di Camera e Senato. Non si può, infatti, definire in altro modo chi, mentre sul cielo del parlamento aleggiano le difficoltà di un intero Paese, cerca di infilare un emendamento per autorizzare la caccia a specie selvatiche in parchi e giardini urbani.

Quindi, traducendo, se l'emendamento, oltre a sorpresa e sarcasmo, trovasse anche i voti per passare, abituiamoci da domani a vedere andare in giro, per i parchi, gruppi di cacciatori pronti ad aprire il fuoco contro i cinghiali (i veri bersagli, e non in senso figurato, della proposta). Una cosa che accadrebbe a dispetto delle minime norme di sicurezza - ma anche leggi, come quella che vieta gli spari in luoghi pubblici, quali sono gli spazi verdi urbani - che si andrebbero a pesantemente a violare.
Quello dell'emendamento ''anti-ungulati'' è solo un esempio, tacendo dei tentativi di ingraziarsi chi viola leggi e norme e verso i quali si approntano scudi o quant'altro.

Forse dovremmo, noi popolo che vota, ricordarci di queste cose, quando torneremo ad esprimere un giudizio, chiedendoci magari che fine ha fatto l'appello alla ragionevolezza che, indirettamente, dovrebbero avere recepito i nostri politici al solo leggere di quanto il costo della vita sia aumentato, di come l'accesso a diritti fondamentali, quali quelli alla salute e all'istruzione, sia messo in pericolo a causa delle esangui casse dello Stato. Eppure non ci vorrebbe molto, basterebbe appena un pizzico di sano senso pratico. Che troppo spesso è latitante.

L'assalto alla diligenza da parte di determinate parti della maggioranza sembra essere stato senza controllo, non guardando ad altro che ad accreditarsi come il partito delle mani libere. Siamo passati dalla proposta - per fortuna non formalizzata - della cancellazione di ogni autorizzazione a costruire (si comincia e si finisce e solo dopo se ne dà comunicazione al Comune, parole di Berlusconi) a quella di cancellare ogni ipotesi di sanzione per reati fiscali. Una cosa che, quando si è parlato di sanare anche la dichiarazione infedele (anticamera del falso in bilancio), pare abbia spinto Giorgia Meloni a rimettere tutti in riga, forse con un po' di ritardo, visto il clima da ''Oggi le comiche''.
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