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Iliad–Wind Tre, nozze possibili: il dossier scuote il mercato

- di: Jole Rosati
 
Iliad–Wind Tre, nozze possibili: il dossier scuote il mercato
Iliad–Wind Tre, nozze possibili: il dossier scuote il mercato
Riapre il risiko delle telco: tra Antitrust, “golden power” e la nuova mappa dopo Fastweb+Vodafone.

La trama è semplice e dirompente: CK Hutchison sta studiando una combinazione tra Wind Tre e Iliad Italia. Le forme sul tavolo sono due: joint venture fra i rami mobili italiani oppure conferimento degli asset di Iliad in cambio di una quota nella futura spin-off europea del gruppo. Valutazione indicativa: oltre 3 miliardi per Iliad Italia standalone. Un’operazione così ridurrebbe gli MNO italiani da quattro a tre, con inevitabile verifica regolatoria e politica.

Perché adesso

Il timing non è casuale. CK Hutchison valuta da mesi la separazione e quotazione delle attività telco europee, e un accordo in Italia aiuterebbe a razionalizzare il perimetro prima del listino. Sullo sfondo, la linea dura Ue sulle concentrazioni four-to-three e il confronto con Roma sui poteri speciali. In questo contesto, il dossier mobile è tra i più sensibili.

Il vincolo del 2026 e l’Antitrust

C’è un paletto chiave: l’ingresso di Iliad nel 2018 fu rimedio alla fusione 3 Italia–Wind autorizzata nel 2016. Da quelle condizioni discende il divieto a integrazioni fra Wind Tre e Iliad fino al 2026. Conclusione: prima del 2026 l’operazione appare impraticabile senza passaggi straordinari; dopo il 2026 resta uno scrutinio stringente ma tecnicamente percorribile.

La nuova mappa del mercato

Dopo il closing dell’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom (integrazione con Fastweb), l’Italia ha già cambiato pelle: è nato un campione convergente fisso-mobile che incalza TIM e Wind Tre. Gli ultimi dati disponibili indicano un quadro residenziale mobile con Wind Tre e Iliad che, sommati, superano il 40%: massa critica per investimenti su 5G, FWA ed edge, ma anche campanello per Antitrust su concorrenza e prezzi.

Cosa dice Iliad (e cosa farà TIM)

Negli ultimi mesi Iliad ha adottato una linea di pragmatismo. “In Italia il consolidamento è un’opportunità, non un obbligo”, ha ribadito il CEO Thomas Reynaud. A più riprese il gruppo ha escluso trattative in corso con TIM, mentre l’AD di TIM Pietro Labriola ha lasciato aperta l’ipotesi di una combinazione con Iliad, minimizzando un eventuale asse Iliad–Wind Tre.

Golden power e politica industriale

Le telco sono asset strategici. Licenze, frequenze, capillarità infrastrutturale e sicurezza delle reti portano il dossier nell’orbita del MIMIT e di Palazzo Chigi. Con possibili ritocchi ai poteri speciali, un’eventuale operazione dovrà presentare rimedi robusti (es. cessioni di spettro, rafforzamento degli MVNO, accesso wholesale vincolante) e un piano capex credibile, verificabile e orientato alla qualità di rete.

Le ipotesi di struttura

Scenario A – Joint venture: conferimento degli asset in un veicolo comune. Pro: sinergie e integrazione frequenze/rete. Contro: governance complessa e remedies più pesanti.

Scenario B – Conferimento con carta: Wind Tre rileva gli asset di Iliad e il proprietario Xavier Niel riceve azioni nella futura spin-off europea di CK Hutchison. Pro: semplicità industriale e allineamento incentivi. Contro: valuation gap e paletti regolatori pre-2026.

Impatto per i clienti

Nel breve non cambia nulla. Nel medio periodo, un MNO in meno potrebbe attenuare la pressione sui prezzi, ma con rimedi efficaci e accesso wholesale garantito agli MVNO il mercato può stabilizzarsi su qualità rete e servizi (bundle, sicurezza, cloud gaming, IA per l’assistenza).

Il verdetto

Dossier credibile ma non imminente. Fino al 2026 i vincoli regolatori lo rendono di fatto bloccato. Dopo, tutto si giocherà su rimedi, capex e governance. Intanto, con Fastweb+Vodafone già operativi e una TIM più leggera, la vera corsa è su chi guiderà il prossimo ciclo di investimenti 5G/AI.

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