È un’illuminazione che va oltre la retorica del decoro, quella inaugurata il 26 giugno ai Mercati di Traiano: 259 nuovi proiettori a LED restituiscono un volto notturno a uno dei complessi archeologici più potenti della Roma imperiale. Ma non si tratta solo di estetica. Il progetto, firmato da Areti (società del Gruppo Acea) in sinergia con la Sovrintendenza Capitolina e l’Università Roma Tre, è un gesto politico: restituisce centralità a uno spazio urbano che di notte sembrava sospeso, lo riconnette al flusso della città contemporanea e alla sua vocazione di bene comune.
Mercati di Traiano, la luce che racconta Roma: il progetto Areti-Acea come architettura dello sguardo
Le luci – tutte a temperatura calda, 2700 Kelvin – non accendono il monumento come vetrina, ma lo riscrivono come testo. Ogni livello dell’emiciclo dei Mercati, la Torre delle Milizie, le nicchie e l’ambulacro interno sono stati trattati con una differente strategia di proiezione: semiradenza per i rilievi, luce diffusa per i pieni, oscurità calibrata nei vuoti. Il risultato è una quinta urbana che non impone lo sguardo, ma lo accompagna. È una coreografia visiva che rispetta la materia e valorizza la stratigrafia dell’antico. Un “vestito serale” pensato come opera d’autore, non come cornice effimera.
Efficienza e precisione al servizio del racconto
Il nuovo impianto sostituisce il precedente sistema da 107 proiettori a scarica, ormai obsoleto e dispendioso. Oggi la potenza installata si riduce da 11,5 a 7,5 kilowatt, mentre il numero dei punti luce più che raddoppia. Ogni corpo illuminante è gestito da remoto, con intensità variabile e direzionamento puntuale. È un salto di qualità tecnologica che coniuga sostenibilità e rigore filologico. La luce non è solo mezzo tecnico, ma linguaggio interpretativo: serve a leggere il monumento, a interrogarlo, a viverlo nel tempo presente senza tradirne la memoria.
Una città che si prende cura di sé
All’inaugurazione, accanto al sindaco Roberto Gualtieri e al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, erano presenti il sovrintendente Claudio Parisi Presicce, la presidente di Acea Barbara Marinali e l’amministratore delegato Fabrizio Palermo. Una presenza non rituale: è la conferma che l’illuminazione non è solo questione di ingegneria, ma di visione urbana e politica. Portare luce sui Mercati significa riportare attenzione sul Museo dei Fori Imperiali, sulla fruizione serale del centro storico, sulla possibilità che la cultura non si chiuda al tramonto. È un modo per dire che la bellezza può e deve essere anche accessibile, quotidiana, condivisa.
Formazione, accademia, comunità
Il progetto è frutto di un lavoro corale, che ha coinvolto i tecnici Areti, i progettisti del Master in Lighting Design della Sapienza e i ricercatori dell’Università Roma Tre. Non è un appalto calato dall’alto, ma un processo di co-progettazione che ha messo insieme competenze, archivi storici, vincoli archeologici e nuove sensibilità. La luce diventa così uno strumento di formazione e un dispositivo pedagogico: insegna a guardare con attenzione, a distinguere i materiali, a cogliere le tracce del tempo come risorsa e non come ostacolo.
Un precedente da non disperdere
Nel cuore della Roma imperiale, la nuova illuminazione dei Mercati di Traiano si propone come un modello. Un precedente che andrebbe esteso ai Fori, alle periferie storiche, agli spazi dimenticati del patrimonio. È una dimostrazione di come la cura del paesaggio urbano passi anche da gesti minimi, silenziosi, precisi. E di come una società pubblica come Acea possa svolgere un ruolo culturale, e non solo tecnico. Perché raccontare Roma, di giorno o di notte, è ancora possibile. Ma bisogna decidere cosa e come illuminare. E, soprattutto, perché.