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Mercosur-Ue, sprint finale: il vertice che può chiudere 25 anni

- di: Jole Rosati
 
Mercosur-Ue, sprint finale: il vertice che può chiudere 25 anni
Mercosur-Ue, sprint finale: il vertice che può chiudere 25 anni

A Foz do Iguaçu si gioca una partita enorme: un mercato da 722 milioni di persone. Ma l’ultima parola, in Europa, passa tra campi, clausole e pesticidi.

Il calendario è cerchiato in rosso: 20 dicembre 2025, Foz do Iguaçu, triplice confine tra Brasile, Paraguay e Argentina. È lì che i presidenti del Mercosur vogliono arrivare al punto che manca da decenni: la chiusura politica (firma e/o via libera finale) dell’accordo commerciale con l’Unione europea, negoziato a intermittenza per oltre vent’anni e tornato a correre negli ultimi mesi. La notizia del vertice, confermata da fonti regionali e media sudamericani, viene rilanciata anche in Italia attraverso un dispaccio ANSA datato 11 dicembre 2025, che descrive il clima da “ultima curva” prima del traguardo.

L’obiettivo dichiarato dai Paesi del blocco sudamericano è chiaro: arrivare con i documenti pronti e togliere l’intesa dalla categoria “storica ma incompiuta”. Secondo la stampa paraguayana e ricostruzioni internazionali, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay si dicono disponibili a firmare, mentre nell’Ue restano resistenze (in primis francesi) che chiedono ulteriori garanzie su agricoltura, standard e uso di fitofarmaci.

Perché il 20 dicembre pesa così tanto

Per dimensioni, è un accordo che fa impressione anche a leggerlo in numeri: la platea potenziale arriva a circa 722 milioni di persone, unendo l’Unione europea e i quattro Paesi del Mercosur citati. Questa cifra ricorre nelle ricostruzioni di stampa sudamericana e in articoli europei degli ultimi giorni, mentre gli addetti ai lavori la usano come scorciatoia per spiegare “quanto grande” diventerebbe l’area di scambio.

Ma c’è un altro motivo, meno scenografico e più politico: le finestre di opportunità non restano aperte per sempre. Secondo diverse analisi europee, l’intesa è vulnerabile ai cambi di maggioranza, alle proteste di settore e alle correzioni in corsa. Il Financial Times (10 dicembre 2025) racconta un clima da “tutto o niente” proprio a ridosso della scadenza di dicembre, con timori che nuovi emendamenti o condizioni aggiuntive possano far slittare la tabella di marcia e complicare la ratifica.

Cosa prevede l’accordo: scambi, tariffe, settori sensibili

Nella sua architettura commerciale, il patto punta a ridurre progressivamente barriere e dazi, aprendo spazi di mercato su entrambe le sponde dell’Atlantico. In estrema sintesi, il “give and take” descritto da fonti di stampa e documenti Ue è questo: più accesso per l’industria europea (auto, componentistica, macchinari, e una spinta su bevande e prodotti agroalimentari a maggiore valore aggiunto) in cambio di canali facilitati per le esportazioni sudamericane, soprattutto nel comparto agricolo.

Nel racconto che circola in questi giorni (ripreso dal dispaccio ANSA dell’11 dicembre 2025 e da media della regione), tra i prodotti sudamericani “sensibili” citati compaiono carne, zucchero, riso, miele e soia. È precisamente qui che l’Europa si spacca: per alcuni Paesi membri l’accordo è una leva strategica, per altri un rischio di concorrenza su prezzi e standard produttivi.

Sul versante istituzionale Ue, la Commissione europea in una scheda di domande e risposte (2 settembre 2025) mette l’accento anche sul capitolo servizi: l’impianto punta a rendere più semplice per le imprese europee offrire servizi nei mercati Mercosur, sia con presenza locale sia in modalità transfrontaliera.

Il nodo Francia: agricoltura, “clausole specchio” e pesticidi

La resistenza più citata resta quella di Parigi, per ragioni insieme economiche e politiche: pressione degli agricoltori, timore di importazioni considerate “non equivalenti” agli standard Ue, e richiesta di strumenti rapidi per intervenire se un settore va in crisi. Reuters (19 novembre 2025) riporta la linea del governo francese: l’accordo, così com’è, non basta e servono “mirror clauses” (clausole specchio) e meccanismi di blocco/salvaguardia se le importazioni destabilizzano il mercato.

Nelle stesse settimane, però, il tono pubblico francese ha mostrato sfumature: un articolo di EUnews (10 novembre 2025) attribuisce al presidente Emmanuel Macron una valutazione “piuttosto positiva”, con l’idea che la Commissione abbia “ascoltato” alcune richieste. Traduzione politica: Parigi resta severa, ma non chiude la porta a prescindere.

Sullo sfondo c’è il tema fitosanitario: Euractiv (3 dicembre 2025) segnala discussioni su possibili strette Ue sui residui massimi di pesticidi per sostanze vietate in Europa, nel contesto del dibattito sulle tutele per il settore agricolo. E il conflitto non è solo tra governi: in Francia, secondo una testata legata al mondo agricolo (Il Punto Coldiretti, 6 dicembre 2025), l’Assemblea nazionale avrebbe approvato all’unanimità una risoluzione politica contraria all’accordo, a testimonianza del clima interno.

Lula accelera, l’Ue misura: la diplomazia dell’ultimo miglio

Dal lato brasiliano, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha legato pubblicamente la chiusura dell’intesa a dicembre: la stampa internazionale (tra cui El País, 24 novembre 2025) lo cita mentre indica il 20 dicembre come data obiettivo per la firma in Brasile, menzionando Foz do Iguaçu tra le opzioni sul tavolo. In parallelo, ricostruzioni giornalistiche europee e sudamericane parlano di contatti intensi con Bruxelles per arrivare a un testo “blindato” prima del passaggio formale tra Stati membri e Parlamento europeo.

Euronews (11 dicembre 2025) descrive un’Unione europea entrata nel “rettilineo finale” con l’Italia osservata speciale nel confronto politico interno, mentre il fronte critico continua a chiedere salvaguardie robuste e reciprocità degli standard. Il punto è semplice: l’accordo non vive solo di commercio, vive di fiducia regolatoria.

Che cosa succede prima del vertice: riunioni e passaggi attesi

Sul versante Mercosur, la road map descritta dal dispaccio ANSA (11 dicembre 2025) e ripresa da media regionali prevede anche un passaggio tecnico-politico: il 19 dicembre un incontro preparatorio tra ministri degli Esteri e dell’Economia, sempre a Foz do Iguaçu. L’idea è arrivare al giorno dopo con le ultime virgole già sistemate.

In Europa, invece, la partita si gioca su due tavoli: quello politico (convincere i governi scettici) e quello istituzionale (costruire una maggioranza). Alcune ricostruzioni di stampa (Adnkronos, 2 dicembre 2025) ipotizzano una finestra di decisione tra 16 e 19 dicembre a livello di Stati membri, con l’aspettativa di una cerimonia di firma collegata al vertice Mercosur. Dettagli e date operative possono cambiare, ma il segnale è chiaro: la diplomazia sta comprimendo i tempi.

Perché il patto divide l’Europa: strategia industriale contro paura agricola

I sostenitori (Germania e Spagna vengono spesso citate tra le capitali più favorevoli) insistono su un argomento: l’accordo darebbe all’Europa un canale stabile in America Latina per diversificare partner e catene del valore. Il Financial Times (10 dicembre 2025) sintetizza bene la frattura: per l’industria, soprattutto automotive, è un’opportunità; per una parte del mondo agricolo europeo, è una minaccia percepita come esistenziale.

Nel mezzo, ci sono i “punti di attrito” che tornano sempre: quote e salvaguardie, controlli, standard su pesticidi e benessere animale, e la domanda più politica di tutte: quanto l’Ue vuole (e riesce) a far coincidere commercio e sostenibilità? Un briefing di Greenpeace (2 maggio 2025) critica l’impianto dell’accordo dal punto di vista ambientale e sanitario, evidenziando il tema dei pesticidi e la distanza tra regole e controlli. È una posizione di parte, ma utile per capire perché la discussione non si esaurisce nei dazi.

Il vero spartiacque: ratifica e tempi, tra Parlamento europeo e capitali

Anche se il 20 dicembre dovesse arrivare l’annuncio “storico”, la storia non finirebbe lì. La Commissione europea pubblica sul proprio portale anche il riferimento al testo e allo stato del percorso dell’accordo, ricordando che si tratta di un partenariato più ampio e di un iter che, per diventare pienamente operativo, passa dalle procedure istituzionali. In altre parole: firma non significa automaticamente entrata in vigore totale.

Le dinamiche europee, in particolare, rendono decisivi i numeri: maggioranze politiche, calendario parlamentare, equilibri tra Stati membri. E quando il tema è l’agricoltura, ogni governo fa i conti anche con le piazze di casa propria. È per questo che il vertice di Foz do Iguaçu è raccontato come un “momento verità”: non perché risolva tutto, ma perché può togliere l’alibi dell’attesa e costringere ciascuno a scoprirsi.

Cosa aspettarsi adesso

Se la macchina diplomatica regge, dicembre può consegnare un risultato che sembrava sempre “a un passo” e mai davvero raggiunto. Ma il copione resta aperto fino all’ultimo: un accordo così grande vive di equilibri fragili, e basta un nodo (pesticidi, clausole specchio, salvaguardie) per trasformare lo sprint in un’altra maratona.

Una cosa, però, è già certa: la trattativa non è più un dossier tecnico relegato agli addetti ai lavori. È diventata una scelta di politica economica e strategica, con un impatto concreto su imprese, filiere e consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico.

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