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Milano, Fendi trasforma la sua nuova boutique in un museo vivente: tra Piermattei, sculture e savoir-faire artigiano

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Milano, Fendi trasforma la sua nuova boutique in un museo vivente: tra Piermattei, sculture e savoir-faire artigiano

Nel cuore del Quadrilatero della moda, all’angolo tra via Montenapoleone e corso Matteotti, il nuovo Palazzo Fendi non è soltanto un flagship store: è un manifesto culturale. Dietro la facciata razionalista disegnata da Emilio Lancia negli anni Trenta, lo spazio è stato ripensato dal team interno di Fendi Architecture Department come un luogo sospeso tra atelier di alta moda e galleria d’arte contemporanea.

Milano, Fendi trasforma la sua nuova boutique in un museo vivente

Ad accendere l’inaugurazione, il progetto speciale “Rock the Craft”, che mette in dialogo il lavoro manuale degli artigiani con la visione dell’artista torinese Edoardo Piermattei, celebre per le sue architetture pittoriche tridimensionali. L’artista, al terzo piano, ha lavorato dal vivo, spremendo cemento pigmentato come fosse glassa con una sac à poche, plasmando forme morbide e fluide che rompono la rigidità del materiale.

Con lui, gli artigiani Fendi hanno dato vita a una Tablet in pelle e pelliccia che diventa una sorta di bassorilievo moderno. E la Peekaboo bag, icona della maison, si fa tela: bianca, minimale, offerta come superficie pittorica e, in alcune edizioni limitate, realizzata con scarti di collezioni precedenti. Un gesto di sostenibilità che diventa linguaggio estetico.

La boutique come mostra

Il visitatore entra in una hall che somiglia a un ingresso di museo: boiserie in noce dalle linee morbide, marmi scolpiti che richiamano il barocco romano, pavimenti a mosaico dal gusto antico. Ogni piano è concepito come una sezione espositiva.

Al pianterreno, tra le borse, si erge la colonna ceramica di Anton Alvarez, totemico segno di trasformazione. Ai lati, le ceramiche pop di Roger Coll e le sculture di Roberto Sironi, astratte come meteoriti, trasformano la boutique in un percorso visivo.

Salendo, si incontra il lungo intervento pittorico di Piermattei: un affresco dalle tinte calde che muta tecnica e forma a ogni rampa, fino a diventare le sue tipiche volte tridimensionali, quasi architetture sospese.

I tre piani dell’esperienza
Ogni livello è un mondo. Il primo, dedicato all’uomo, mescola il gusto milanese anni Trenta — con una porta in nickel traforato ispirata a Villa Necchi Campiglio — con tocchi pittorici e ironici affidati a Daniel Crews-Chubbs e Luke Edward Hall. La stanza per i bambini, invece, reinventa la classicità con tinte pastello e materiali antichi, quasi un salotto da favola.

Il secondo piano, riservato a Couture e gioielleria, è un omaggio alla morbidezza: pareti in Calce Romana che ondeggiano come drappi, pavimenti che intrecciano marmi romani e milanesi. Le VIP Room sono piccoli salotti d’arte, tra tappeti personalizzati e sculture di Florian Tomballe.

Il terzo piano è il cuore pulsante: l’Atelier, dove i clienti possono osservare i maestri artigiani all’opera. Qui materiali rari, legni e pellicce si alternano come tasselli di un opus sectile contemporaneo, raccontando la storia del brand.

Il segreto del Fendi Apartment

Accanto all’Atelier si apre il Fendi Apartment, riservato agli ospiti su invito: un ambiente intimo che rilegge il Pantheon romano, con luci circolari che ricordano l’oculo e arredi che mescolano tradizione e design. Tra una tela di Agostino Bonalumi, un’opera di Arnaldo Pomodoro e un bar cabinet in ceramica giapponese Raku, l’esperienza diventa quasi rituale.

Lusso come cultura

Con Palazzo Fendi Milano la maison romana lancia un messaggio: il lusso contemporaneo non vive più solo di prodotto, ma di contaminazione culturale, di dialogo tra arti visive e savoir-faire. La moda diventa narrazione spaziale, il negozio si trasforma in laboratorio e museo.

In un Quadrilatero che negli ultimi anni ha visto nascere boutique-museo — dal flagship di Bulgari allo store di Tiffany a Palazzo Taverna — il nuovo spazio Fendi offre un itinerario sensoriale che racconta non solo un marchio, ma una visione: il futuro dell’alta moda come esperienza estetica totale, dove l’artigianato non custodisce soltanto la tradizione ma la reinventa.

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