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Branco infame: calci in testa a un clochard, movida da incubo a Roma

- di: Barbara Bizzarri
 
Branco infame: calci in testa a un clochard, movida da incubo a Roma
Un altro caso da travaso di bile a Roma: a Trastevere, in una piazza Trilussa gremita all’inverosimile, un gruppo di ragazzini, tutti fra i sedici e i diciotto anni, al grido di “daje de tacco” circonda e prende a calci in testa, con violenza inaudita, un clochard seduto per terra, con i vestiti strappati, che si aggirava da qualche giorno nel quartiere e totalmente incapace di reagire. Il video del pestaggio è aberrante e, quando un’anima pia grida ai vigliacchi che picchiano un indifeso di lasciarlo stare, si scatena una maxi rissa fra i gruppi di ragazzi presenti, mentre il senzatetto aggredito resta a terra, senza che nessuno se ne occupi o chiami i soccorsi o le forze dell’ordine. “Purtroppo - conferma Dina Nascetti, presidentessa del comitato Vivere Trastevere - succede anche questo. Sembra che siamo condannati ad assistere a scene del genere, di risse ne scoppiano ogni sera. Almeno in questo caso altri ragazzi sono intervenuti per difendere quell'uomo a terra”. Gli investigatori del commissariato di Trastevere hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza puntate sulla piazza per risalire agli autori del pestaggio: non è il primo e non sarà certo l'ultimo che accade al centro del triangolo della movida, tra piazza della Malva, piazza Trilussa e piazza Santa Maria in Trastevere. Dovremmo essere abituati a queste scene di ordinaria follia, invece no: questi ragazzini fuori controllo hanno davvero rotto le palle.

Calci in faccia al senzatetto, l'ultima follia della movida romana

Da nord a sud, è tutto un proliferare di giovinastri inferociti per i motivi più risibili, dalle piazze ai musei alle università, e sentirli parlare permette di sperimentare il nulla cosmico, che però fa danni. Ormai la tenuta sociale è allo sbando ed è tutto uno sfacelo in cui non passa giorno senza che sia registrato almeno un episodio di violenza, quasi sempre diretto alle categorie più deboli: anziani, donne, poveri senza fissa dimora. Ma questi minori che ciondolano fino a ora tarda in centro hanno dei genitori, oppure sono la degna progenie degli stessi che vanno a pestare gli insegnanti appena osano obiettare qualcosa al pargolo?  Urge arginare lo sbraco totale di una società che lascia fare ai ragazzini quello che vogliono senza pensare che, in quanto tali, non hanno strumenti per potersi autogestire né per distinguere il bene dal male dato che è tutto consentito ormai. Essere pusillanimi feroci con i deboli e zerbini coi potenti evidentemente è tutto ciò che imparano dagli adulti che, troppo presi dalla loro scemitudine, hanno definitivamente abdicato al loro ruolo educativo.  Un’insegnante tempo fa mi disse, alla gente non importa niente dei figli. Vogliono soltanto parcheggiarli otto ore da qualche parte per poi andare a farsi i fatti loro. E si vede.

La Capitale naufraga nel degrado: stavolta a chi si deve attribuire la colpa?

Questi ragazzini intossicati da loro stessi e armati di alcolici che la nostra ipocritissima società vieta loro di comprare in un Carrefour qualsiasi (ci sono ben altri problemi nei supermercati ormai, tipo uscirne vivi) ma che possono procurarsi ovunque (chi vieta di fare provviste la mattina per andare in coma etilico a mezzanotte? Raziocinio mai, quando serve), sono evidentemente nel pieno di un delirio di onnipotenza (come l’universitaria che in una involontaria, si spera, escalation di ridicolaggine, si sente in dovere di “attenzionare” il giornalista Daniele Capezzone, reo di essere stato invitato a un convegno alla Sapienza), e nessuno si sente in dovere di arginare la deriva: fa molto più comodo gestire generazioni di fessi che si autoeliminano da soli pestandosi a ogni occasione propizia, in effetti, visto che alla fine se le sono date soprattutto fra di loro. Nel frattempo, la Capitale naufraga nel degrado: passata la Raggi, a chi si deve attribuire la colpa, stavolta, di una città sempre più da terzo mondo? Oppure, la responsabilità è sempre di chi c’era prima, in un gioco infinito di scaricabarile di cui, a farne le spese, sono puntualmente sempre e soltanto i cittadini? La situazione è peggiore di quanto si potesse pensare al tempo in cui era grave, ma non seria: intanto, l’incubo continua.
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