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Mps e Mediobanca, il risiko dei soci che può cambiare la finanza

- di: Jole Rosati
 
Mps e Mediobanca, il risiko dei soci che può cambiare la finanza
Mps e Mediobanca, il risiko dei soci che può cambiare la finanza

A Siena si discute il “dopo-Opa”: integrazione spinta o autonomia di Piazzetta Cuccia? Sul tavolo governance, statuto e tempi BCE.

Il punto politico-finanziario è semplice: dopo aver portato a casa una quota di controllo in Mediobanca, Mps deve decidere se trasformare l’operazione in una fusione “vera” oppure in una convivenza più prudente, lasciando a Piazzetta Cuccia margini di indipendenza e una traiettoria da public company.

Il cda di fine anno e la “grana” Mediobanca

Nel consiglio di amministrazione di fine 2025, Mps mette in agenda il capitolo più delicato: che assetto dare a Mediobanca e con quale governance arrivare al nuovo piano industriale da consegnare alla vigilanza europea entro la primavera. La discussione non è tecnica: è strategica, perché tocca identità, marchi, linee di business e – soprattutto – poteri tra i soci.

La strategia Lovaglio: integrazione “a incastri”

La linea del management guidato da Luigi Lovaglio ruota attorno a un’idea di integrazione che sfrutta la complementarità delle attività: credito al consumo, retail, canali digitali e, in parallelo, una possibile separazione organizzativa per preservare i segmenti più “premium” (investment e private banking) dentro un perimetro dedicato, con un’identità riconoscibile.

Il ragionamento industriale è: prendere ciò che “macina volumi” e ciò che “fa margini” e farli lavorare insieme senza distruggere valore. Ma è proprio qui che nasce lo scontro: chi decide quanto spingersi oltre?

I grandi soci non la pensano tutti allo stesso modo

Secondo ricostruzioni giornalistiche, tra i principali azionisti di Mps emergono posizioni non sovrapponibili: una parte spinge per un’integrazione piena, un’altra preferirebbe mantenere Mediobanca quotata e autonoma, evitando un assorbimento totale. In questo perimetro entrano figure e gruppi che contano nel capitalismo italiano, con interessi e letture diverse sulla funzione di Piazzetta Cuccia nel sistema finanziario.

Il nodo dei tempi: chiarimento entro gennaio, poi la scadenza BCE

Il calendario non aiuta i rinvii. La linea è arrivare a un chiarimento entro gennaio 2026 perché, subito dopo, la banca dovrà definire in modo dettagliato la rotta del nuovo piano industriale, indicando assetto di Mediobanca, governance e implicazioni organizzative.

Statuto Mps: assemblea rinviata e partita sulla lista del cda

Accanto al dossier Mediobanca, il board affronta un secondo tema che pesa come un macigno sulla governance: la convocazione dell’assemblea per modifiche statutarie. L’obiettivo dichiarato sarebbe rendere possibile un meccanismo di rinnovo dei vertici che valorizzi la lista del consiglio uscente. Tuttavia, le modifiche risultano legate al percorso di interlocuzione con la vigilanza: senza un via libera formale, fissare una data diventa complicato.

La dinamica descritta da fonti giornalistiche è questa: la vigilanza avrebbe richiesto approfondimenti e ulteriore documentazione, e la banca starebbe lavorando per arrivare a una nuova riunione del board dopo la pausa festiva, così da poter fissare l’assemblea in una finestra utile.

Perché questa assemblea conta davvero

Non è un dettaglio procedurale. L’assemblea statuto è centrale perché condiziona la sequenza decisionale: prima l’assise, poi un nuovo voto in cda con una maggioranza qualificata per deliberare l’eventuale presentazione della lista. In pratica: senza quella tappa, la regia sul futuro rischia di rimanere in sospeso proprio mentre il mercato chiede una direzione chiara.

Il fattore “vigilanza” e l’effetto mercato

In una fase in cui ogni passaggio viene letto anche dalle autorità, il tema non è soltanto “cosa conviene” ma cosa è sostenibile sul piano regolamentare, patrimoniale e di governance. Per questo, la discussione interna a Mps ha un riflesso immediato sulle aspettative: investitori e analisti vogliono capire se l’operazione su Mediobanca sarà un progetto di gruppo oppure una partecipazione destinata a restare “speciale” ma non trasformativa.

Scenari possibili: tre strade, un bivio vero

  1. Integrazione piena: accelerazione sull’unione operativa, con ridefinizione profonda di assetto e governance.
  2. Autonomia vigilata: Mediobanca resta quotata e indipendente, con sinergie selettive e confini più netti.
  3. Soluzione ibrida: integrazione dei business “compatibili” e preservazione di una struttura dedicata per le attività più specialistiche.

Cartina di tornasole per Mediobanca

il destino di Mediobanca è diventato la cartina di tornasole del nuovo corso di Mps. Se prevarrà la linea dell’integrazione, il sistema bancario italiano potrebbe ritrovarsi con un attore più grande e più “completo”. Se invece vincerà l’idea dell’autonomia, Piazzetta Cuccia resterebbe un centro di gravità separato, con Mps nel ruolo di azionista determinante ma non assimilante. 

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