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Il Pd lancia le norme anti Musk, ma per Elon il pericolo è Bruxelles

- di: Giuseppe Castellini - Direttore Editoriale Italia Informa
 
Il Pd lancia le norme anti Musk, ma per Elon il pericolo è Bruxelles
Musk ha puntato tutte le sue fiches su Trump, e ha vinto. In Italia le ha puntate su Meloni, ma dopo che Giorgia aveva vinto, organizzando anche una cerimonia in stile hollywood in cui ha premiato la presidente del consiglio italiana, ma la sua vittoria la deve ancora conquistare, anche se ha buone possibilità: ossia lo spazio d’azione massimo possibile per Starlink, il kit satellitare ultracompatto per la navigazione satellitare in qualsiasi luogo, per X (la piattaforma dove è ammessa ogni cosa, usata da  Musk per aiutare Trump nell’elezione presidenziale), e per Tesla. Un tris d’oro su cui Musk sa che può contare sull’occhio benevola della premier italiana.

Il Pd lancia le norme anti Musk, ma per Elon il pericolo è Bruxelles

Ma il fumino tycoon australiano, che ultimamente se l’è presa con i giudici, prima italiani e poi americani, sul suo cammino trova l’ostacolo del Pd. Facilmente superabile, però solo all’apparenza. 
Andiamo con ordine.
I senatori del Partito democratico Lorenzo Basso e Antonio Nicita e Basso hanno presentato due emendamenti “anti-Musk”. In un emendamento, afferma una nota del Pd, viene vietato ai "soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital services act (come Musk nel caso di X) di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, inclusa la connettività satellitare, sul territorio italiano”.

Nell’altro emendamento, invece, “viene esclusa la tecnologia satellitare di soggetti terzi dall'accesso alle risorse Pnrr già oggetto di gara e assegnate agli operatori di telecomunicazione”. Il divieto varrebbe anche per piattaforme e motori di ricerca.
Sarebbe un vero colpo per Starlink che, secondo i dati AgCom, lo scorso anno aveva già conquistato la maggior parte delle circa 30mila connessioni satellitari attive nella Penisola
Ovviamente, l’emendamento non passerà, perché la maggioranza parlamentare farà muro. E a ragione, perché al momento Musk non ha un predominio sui tre mercati in cui opera con le sue attività e quindi mi pare difficile scorgere quella ‘posizione dominante’ contro cui ci sono le norme, europee e nazionali, affinché sia fermata. 

Ma se il Pd nel Parlamento italiano conta poco, non è così nel Parlamento di Bruxelles, dove i socialisti sono il secondo partito e fanno parte della maggioranza e potrebbero sposare le misure anti-Musk, soprattutto se questi continuerà a spararle grossa e a impicciarsi con tono padronale di questioni europee, dando l’idea che la consideri una terra di conquista, una sorta di “cortile di casa” come gli americani hanno considerato – e forse ancora considerano - l’America Latina. Il Pd, casomai, invece di proporre divieti così stretti dovrebbe vigilare affinché Musk, come gli altri, non riceva condizioni di favore e che, come gli altri, non sia in grado di costituire una posizione dominante sul mercato. Mettendo subito i paletti necessari affinché ciò non avvenga e nessuno ci provi neppure.
E poi potrebbero esserci i ricorsi all’Antitrust europeo, alla Corte di giustizia dell’Ue e così via. Ovviamente, se le regole sono rispettate, se non c’è posizione dominante, sembra difficile che eventuali ricorsi possano essere vincenti. 

Ma allora quelle del Pd sono posizioni strumentali? Non del tutto, perché Elon Musk ha le risorse – è l’uomo più ricco del mondo – e le necessarie coperture politiche internazionali grazie al suo ruolo nell’elezione di Trump per essere potenzialmente un pericolo per la libertà dei mercati e per il loro coretto funzionamento, senza quindi posizioni dominanti che limitano la libera concorrenza. Ciò sarebbe un danno doppio perché, oltre a non garantire i benefici che solo una libera concorrenza può garantire, la posizione dominante schiaccerebbe qualsiasi volontà di imprenditori europei di cimentarsi e crescere in quei mercati, dando magari vita a campioni imprenditoriali del Vecchio Continente.

Un occhio particolare e una normativa chiara e netta su tale aspetto è quindi auspicabile e, se c’è qualche falla, va chiusa subito. Ma senza crociate contro nessuno, né in Italia, né a Bruxelles.
Dopodiché, se le regole sono chiare e rispettate e Musk investe in Europa siamo tutti contenti, perché gli va dato atto che imprenditorialmente ha dimostrato di essere un genio dell’innovazione ed è certamente una risorsa importante. Certo, se fosse meno esuberante e parlasse un po’ meno sarebbe meglio anche per lui. Ma vaglielo a dire a un geniaccio.
(Nella foto Giorgia Meloni ed Elon Musk durante la premiazione della premier).

 
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