La pandemia da Coronavirus sta letteralmente riscrivendo la storia, con le limitazioni imposte per limitare i contagi che sono andate a toccare persino le abitudini religiose delle persone in giro per il mondo.
Non è immune la comunità islamica che in questo 2020 ha visto sconvolto il mese sacro del Ramandan, segnato dai divieti che non hanno permesso il normale svolgimento di pratiche e comportamenti usuali per ogni credente, compresi i pellegrinaggi nelle moschee che a lungo sono state chiuse.
Fino a poche settimane fa c'era il serio pericolo che anche il rituale pellegrinaggio alla Mecca venisse annullato, perché un evento come la riunione di milioni di religiosi nella piazza della Sacra Moschea è impraticabile in un momento in cui è necessario il distanziamento sociale.
Ma le autorità dell'Arabia Saudita (che avevano anticipato questa decisione alla fine di giugno) hanno annunciato che l'hajj inizierà il 29 luglio, caratterizzato però da durissime restrizioni a cominciare dalle persone a cui sarà permesso partecipare: solo 1000 fedeli infatti avranno la possibilità di viaggiare fino a compiere i rituali 7 giri attorno alla Ka'ba, la costruzione in cui è incastonata la Pietra Nera.
Le restrizioni non si fermano solamente al numero di pellegrini che ogni anno sono circa due milioni e mezzo: chi parteciperà al pellegrinaggio alla Mecca avrà infatti l'obbligo di sottoporsi al tampone per il Coronavirus e di andare in quarantena per 14 giorni subito dopo il rito. Al momento in Arabia i contagi da Covid-19 hanno superato le 250.000 unità mentre i decessi stanno per raggiungere i 2.500.
Misure inevitabili quelle previste dal governo saudita, che non ha voluto rinunciare al pellegrinaggio che rappresenta non solo il quinto pilastro per la religione islamica ma anche un evento estremamente importante dal punto di vista economico per il paese con un giro di affari che ammonta a più di 10 miliardi e mezzo ogni anno.
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