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Turismo in Italia ai tempi del Covid-19: adesso serve chiarezza

- di: Massimiliano Ricci
 
Turismo in Italia ai tempi del Covid-19: adesso serve chiarezza

Uno dei settori più gravemente colpiti da questa crisi dovuta al Covid-19, seconda solo a quella del dopoguerra, è indubbiamente il settore del turismo. Per il nostro Bel Paese, che nel 2018 ha visto un nuovo record di presenze nelle strutture ricettive italiane (ben 428,8 milioni), i chiari di luna non sono poi così limpidi.
Secondo stime della Banca d’Italia il settore turistico in Italia genera, direttamente ed indirettamente, più del 13% del PIL nazionale e gli occupati nel settore vanno oltre il 6%.
Politici, esperti ed economisti concordano nell’affermare che il turismo, ahinoi, è e sarà uno dei settori più colpiti nel medio e lungo periodo. Cosa può esser fatto per rilanciare questo settore? Le cause di questa crisi in epoca moderna non hanno precedenti nel mondo occidentale e nessuno di noi era preparato ad affrontare una situazione di tale emergenza, ma è altresì importante saper ripartire con linee guida il più chiare e semplici possibili.
Mancate assunzioni, drastica diminuzione delle posizioni lavorative e strutture ricettive che potrebbero addirittura decidere di non riaprire affatto: le stime di Confcommercio parlano di circa mezzo milioni di lavoratori in meno in Italia nel settore del turismo. Solo in Sardegna la perdita di lavoratori si aggirerebbe intorno agli 80mila, 70mila in Puglia e 50mila in Veneto. A farne le spese tra i lavoratori sono soprattutto quelli stagionali, basilari soprattutto per alcune regioni. Una crisi senza precedenti, spietata e omogena, che colpisce tutti i nostri territori.
Confindustria si è già espressa a tal proposito, chiedendo l’immediato aumento del fondo del settore e l’incremento della cassa integrazione fino ad ottobre, oltre che un credito di imposta, senza limiti di fatturato, esteso anche alle aziende del turismo.
Norme che il Governo sarebbe pronto a varare con il Decreto Rilancio, dal valore complessivo di 55 miliardi di euro, dei quali 4 miliardi circa destinati al settore del turismo. Si partirebbe anche con una tax credit per le vacanze, ovvero un contributo da 500 euro che i richiedenti (destinato a famiglie dal reddito annuo inferiore ai 40mila euro e modulato in base al nucleo familiare) dovrebbero spendere nelle strutture ricettive italiane. Il Decreto Rilancio stabilisce anche che dal 3 giugno l’Italia riaprirà le frontiere: a tal proposito resta però da vedere quali saranno gli accordi con gli altri paesi dell’Unione Europea, vista e considerata (come se non bastasse) la black list nella quale era stata inserita l’Italia da Germania ed Austria. “È inammissibile che ci siano black list tra Paesi Ue. Se non cambiamo direzione, ci saranno serie ricadute economiche sul comparto turistico di tutti i Paesi europei, non solo dell'Italia” ha dichiarato Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri. Staremo a vedere, di certo il messaggio lanciato da parte di alcuni stati nei confronti dell’Italia non è stato affatto incoraggiante.
Questo Decreto, se fossero confermate tali linee guida, rappresenterebbe sicuramente un passo in avanti rispetto a quanto fatto finora per il settore turistico. Bastava poco, in effetti.
Purtroppo, però, ciò che sembra mancare ancora una volta è la chiarezza. Per ora sono stati presi provvedimenti senza una graduatoria di gravità divisa per settori: questi provvedimenti, per alcuni, possono risultare sufficienti per altri invece (e fra questi vi è sicuramente il turismo) non lo sono affatto.
Incentivare (anche tramite bonus) le famiglie a passare le vacanze in Italia, ma senza linee guida chiare da seguire, così come promuovere iniziative culturali potenzialmente meravigliose tramite agevolazioni per entrare nei musei o alle mostre, ma senza avere dei portali online predisposti per questo, sarebbe davvero controproducente, sotto tutti i punti di vista.
Promuovere un settore come quello turistico deve essere un vanto per noi italiani, ma come si può promuovere e pubblicizzare un settore senza linee guida chiare?
Non sappiamo quale sarà l’evoluzione del Coronavirus da qui a fine anno. Ma possiamo molto più facilmente immaginare quali saranno le ripercussioni economiche non solo nel breve termine.
Il Governo deve dettare delle linee guida in merito. Lo deve a chi lavora per ed in queste attività. Per molte famiglie il proprio agriturismo, il proprio residence, il proprio Bed and Breakfast rappresentano l’unica fonte di reddito.
Lo deve ai lavoratori stagionali, per molti dei quali questi lavori rappresentano l’unica fonte di reddito e che spesso utilizzano questi fondi per studiare durante gli altri mesi dell’anno o semplicemente (anche se semplice non è affatto) per aiutare le proprie famiglie.
Lo deve agli italiani che possono permettersi di andare in vacanza, anche solo per qualche giorno, dopo un periodo impensabile fino solo a qualche settimana fa.
Lo deve alla nostra economia, alla nostra Italia. Perché se riparte il turismo, ripartiamo tutti.

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