C’è un trapano che giace inutilizzato in un ripostiglio, una macchina per la pasta usata una volta e poi dimenticata, un tagliasiepi che ha visto la luce solo a inizio primavera. Sono oggetti utili, ma di rado necessari. E allora perché comprarli quando si possono condividere?
Le oggettoteche: il futuro della condivisione passa dagli strumenti di tutti i giorni
Anche in Italia si stanno diffondendo le oggettoteche, vere e proprie biblioteche degli oggetti, dove si possono prendere in prestito strumenti di uso sporadico senza doverli acquistare. Un’idea semplice, ma rivoluzionaria: risparmiare soldi e spazio, ridurre i consumi e incentivare la condivisione.
Un modello nato all’estero, ma in espansione anche in Italia
Le prime oggettoteche sono nate nei paesi del Nord Europa e in Nord America, dove il concetto di sharing economy è radicato da tempo. Ora stanno facendo capolino anche nelle città italiane, con esperienze che spaziano dalle associazioni di quartiere alle iniziative comunali.
A Milano, per esempio, c’è “La Banca del Tempo e degli Strumenti”, dove si possono prendere in prestito attrezzi per il fai-da-te, elettrodomestici e utensili per la cucina. A Bologna, invece, è nata la “Tool Library”, che funziona come una normale biblioteca: ci si iscrive, si sceglie l’oggetto e lo si riporta dopo l’uso.
Perché conviene a tutti
Il vantaggio principale è economico: non ha senso spendere centinaia di euro per un oggetto che verrà usato una o due volte l’anno. Ma c’è anche un aspetto ecologico importante: meno produzione significa meno spreco di risorse e meno rifiuti.
Non solo. Le oggettoteche incentivano una mentalità di condivisione e collaborazione tra i cittadini. Il vecchio concetto del vicinato che si aiuta reciprocamente, ma in chiave moderna e organizzata.
Quali oggetti si trovano nelle oggettoteche?
Dagli attrezzi per il fai-da-te agli elettrodomestici, fino agli strumenti per il tempo libero. Alcune oggettoteche offrono anche giochi da tavolo, attrezzatura da campeggio o strumenti musicali.
L’idea di fondo è che non tutti abbiano bisogno di possedere tutto, ma che sia più utile poter accedere a ciò che serve, quando serve. Un modo intelligente di risparmiare e, al tempo stesso, di vivere in modo più sostenibile.
Chissà se in futuro, oltre a trapani e frullatori, nelle oggettoteche arriveranno anche vestiti, biciclette e chissà cos’altro. Forse, più che accumulare, dovremmo imparare a condividere.