La 80ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è ufficialmente aperta oggi, 9 settembre, a New York, in un contesto internazionale caratterizzato da grande incertezza politica e da una delle peggiori crisi finanziarie che l’Organizzazione abbia dovuto affrontare negli ultimi decenni. L’avvio dei lavori cade in un momento in cui i Paesi membri si confrontano con profonde divisioni geopolitiche e con l’urgenza di trovare risorse economiche sufficienti per garantire la continuità delle missioni di pace e dei programmi umanitari.
Inizia l’80ª Assemblea Generale dell’ONU: crisi finanziaria e leadership sotto i riflettori
Tra gli appuntamenti più attesi figura il discorso del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, previsto per il prossimo 27 settembre, nel pieno del dibattito generale della Settimana di Alto Livello. La sua presenza conferma la volontà di Mosca di mantenere un profilo attivo nell’arena multilaterale, pur in un quadro di crescenti tensioni con diversi Paesi occidentali. Non è escluso che Lavrov utilizzi l’occasione per ribadire le posizioni del Cremlino su Ucraina, Medio Oriente e rapporti con gli Stati Uniti, temi che inevitabilmente segneranno il dibattito in aula.
Baerbock alla presidenza: entusiasmo e polemiche
Alla guida della sessione è stata designata l’ex ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, la quale assume la presidenza dell’Assemblea Generale con l’obiettivo dichiarato di rafforzare il multilateralismo e dare nuovo impulso all’azione dell’ONU. La sua nomina, tuttavia, non è stata accolta con favore da tutti. Il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha espresso pubblicamente forti perplessità, definendo “distruttiva” la linea politica seguita da Baerbock negli anni scorsi e paventando il rischio che la sua leadership possa orientare l’agenda dei lavori in modo squilibrato.
Una crisi finanziaria senza precedenti
Il contesto nel quale si apre l’80ª Assemblea è reso ancor più complesso da una grave crisi finanziaria. Numerosi Stati non hanno versato le proprie quote di bilancio, generando un deficit di cassa che minaccia la capacità operativa dell’intero sistema ONU. Gli Stati Uniti, principale contributore, risultano in arretrato di circa 3 miliardi di dollari. Una cifra imponente, aggravata dal fatto che la seconda potenza economica mondiale, la Cina, ha annunciato la sospensione dei pagamenti fino alla fine dell’anno. Questo doppio colpo ha reso particolarmente fragile la situazione di bilancio, costringendo il Segretariato Generale ad adottare misure drastiche.
L’iniziativa UN80 e i tagli programmati
Per rispondere alla crisi, il Segretario Generale Antonio Guterres ha lanciato l’iniziativa UN80, un piano di ristrutturazione che mira a ridurre del 20% il bilancio dell’ONU entro il 2026. La riforma prevede il congelamento delle nuove assunzioni, tagli diffusi alle spese correnti e, soprattutto, una riduzione significativa dei programmi sul campo. Le conseguenze potrebbero essere drammatiche: secondo stime interne, quasi 7.000 posti di lavoro rischiano di andare perduti nei prossimi due anni, con un impatto diretto sull’erogazione di servizi vitali destinati a bambini, rifugiati e popolazioni colpite da conflitti o disastri naturali.
Il nodo degli Stati Uniti e le decisioni di Trump
Particolarmente critica appare la posizione degli Stati Uniti, da sempre pilastro finanziario delle Nazioni Unite. Le decisioni dell’amministrazione guidata da Donald Trump hanno inciso pesantemente sulla stabilità delle casse dell’ONU. Nel luglio 2025, Washington ha infatti ritirato circa 1 miliardo di dollari di fondi che erano già stati approvati in precedenza, scelta che ha lasciato senza copertura alcune delle missioni più delicate, tra cui quelle di mantenimento della pace e i programmi di distribuzione di aiuti umanitari. L’atteggiamento statunitense ha destato forte preoccupazione tra gli altri Stati membri, molti dei quali temono che la sostenibilità delle attività dell’ONU possa essere messa seriamente in discussione.
Reazioni degli Stati membri
Le notizie sui tagli e sulla mancanza di fondi hanno scatenato un vivace dibattito tra le delegazioni. Da un lato, alcuni Paesi invocano maggiore disciplina nei pagamenti e chiedono che le potenze maggiori rispettino i propri impegni finanziari; dall’altro, cresce la pressione perché il Segretariato avvii riforme strutturali volte a ridurre gli sprechi e a rendere più efficiente la macchina burocratica. Tuttavia, la prospettiva di ridimensionare drasticamente le missioni sul campo solleva allarme soprattutto tra i Paesi in via di sviluppo, che dipendono in larga misura dagli interventi dell’ONU per garantire servizi essenziali alla propria popolazione.
Una sessione decisiva
In questo scenario, l’80ª Assemblea Generale dell’ONU si annuncia come una delle più delicate degli ultimi anni. I leader mondiali dovranno affrontare simultaneamente il nodo della governance, le tensioni geopolitiche e la sfida di assicurare stabilità finanziaria all’Organizzazione. La presidenza Baerbock, l’intervento atteso di Lavrov e le mosse di Guterres con l’iniziativa UN80 renderanno le prossime settimane cruciali per capire se l’ONU riuscirà a superare l’attuale crisi e a rilanciare la propria missione a livello globale.