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“Luci sulla Palestina”, il 2 ottobre il flash mob davanti agli ospedali italiani

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
“Luci sulla Palestina”, il 2 ottobre il flash mob davanti agli ospedali italiani

Il 2 ottobre, alle 21, davanti a decine di ospedali italiani si alzeranno torce, lampade e lumini. Sarà un gesto semplice, silenzioso e collettivo: il flash mob “Luci sulla Palestina – 100 ospedali per Gaza” vuole trasformare i piazzali dei presidi sanitari in luoghi di memoria. L’obiettivo è ricordare i 1.677 operatori sanitari uccisi a Gaza dall’inizio del conflitto e accendere un faro sulla crisi umanitaria che ha devastato il sistema sanitario della Striscia.

“Luci sulla Palestina”, il 2 ottobre il flash mob davanti agli ospedali italiani

L’iniziativa è stata pensata come un momento di raccoglimento: niente comizi, niente cortei, ma un rito collettivo per dare visibilità a chi ha perso la vita mentre curava i feriti. Durante la serata, oltre alle luci, i partecipanti leggeranno ad alta voce i nomi dei 1.677 sanitari palestinesi morti, trasformando i numeri in volti, storie, biografie interrotte.
“Accendere una luce significa dire che non li dimentichiamo – spiegano i promotori di #DigiunoGaza –. Questa iniziativa non vuole dividere ma unire, riportare al centro le persone e non le statistiche”.

Ospedali in prima linea
L’adesione cresce di ora in ora. A Roma e nel Lazio figurano alcuni dei principali ospedali della capitale: San Giovanni con 54 partecipanti, Policlinico Tor Vergata con 42, San Camillo con 28, Sant’Andrea con 29, Umberto I con 19, Pertini con 17, Spallanzani con 7.
Alla mobilitazione partecipano anche strutture sanitarie di altre province laziali: Viterbo con 37 adesioni e Fondi con 11. Hanno confermato la loro presenza anche ospedali come il Gemelli, il Campus Biomedico, il Noc, Anzio, San Filippo, Sant’Eugenio e Velletri. Numeri più piccoli, ma che indicano una partecipazione diffusa e in crescita.

Un filo di luce in un momento buio
Il flash mob nasce dalla volontà di dare un segnale di solidarietà tra chi cura e chi è stato colpito. Il sistema sanitario di Gaza è al collasso, molti ospedali sono stati distrutti o resi inoperativi, e perfino Medici Senza Frontiere ha dovuto lasciare la Striscia, lasciando scoperte aree cruciali dell’assistenza.
L’evento del 2 ottobre vuole ricordare che in quella crisi sono stati colpiti non solo i civili ma anche chi era in prima linea per salvarli.

La richiesta di sobrietà e unità
Gli organizzatori hanno chiesto ai partecipanti di mantenere un tono sobrio e unitario, evitando bandiere politiche o slogan divisivi. L’idea è che la luce delle torce e dei lumini parli da sola: un gesto simbolico, ma capace di unire operatori sanitari, studenti, cittadini comuni.
“Vogliamo che la memoria dei sanitari uccisi resti centrale – dicono –. Questa non è una manifestazione di parte, ma un appello a proteggere chi cura, in ogni angolo del mondo”.

Una rete di memoria e solidarietà
Il 2 ottobre, piazzali e ingressi di ospedali grandi e piccoli in tutta Italia saranno collegati idealmente da una rete di luci e di memoria.
Un filo che unisce Roma a Viterbo, Milano a Napoli, i centri urbani ai territori più periferici, con un unico messaggio: la vita e il lavoro di medici, infermieri, operatori sanitari non possono essere sacrificati nei conflitti.

Un segnale dal mondo della salute
L’iniziativa porta anche il segno di una presa di posizione del mondo della salute, che attraverso questo gesto vuole ribadire il diritto universale a ricevere cure e a fornirle in sicurezza, anche in contesti di guerra.
Accendere una luce, spiegano i promotori, “non risolve la crisi, ma serve a dire che siamo qui, che sappiamo e che non distogliamo lo sguardo”.

La notte illuminata per Gaza
Quando le torce si accenderanno, dalle grandi città ai piccoli centri, l’Italia ospedaliera renderà omaggio a chi ha pagato con la vita la propria missione di salvare vite altrui.
Una notte di luce e silenzio, che vuole attraversare le cronache e rimanere come monito: i conflitti colpiscono anche chi cura, e la loro memoria non deve essere cancellata.

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