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Piano di investimenti stratosferico: la scommessa di Durigon

- di: Bruno Coletta
 
Piano di investimenti stratosferico: la scommessa di Durigon
Tra tagli fiscali, pensioni più flessibili e rilancio post-Pnrr.

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (foto), in un'intervista televisiva, ha delineato una strategia economica ambiziosa: un grande piano di investimenti dopo il Pnrr, che lui stesso presenta come un intervento di portata quasi stratosferica, affiancato da misure fiscali e previdenziali pensate per sostenere il ceto medio e i lavoratori. Sul tavolo ci sono tagli alle imposte, interventi sulle pensioni e un nuovo impulso alle infrastrutture.

Manovra finanziaria: vincoli Ue e obiettivi per il ceto medio

Durigon ha spiegato che la manovra è stata definita all’interno dei paletti fissati dall’Unione europea, in particolare per quanto riguarda il controllo dell’inflazione e dei conti pubblici. Secondo il sottosegretario, questi limiti impediscono per ora un’azione più espansiva, ma consentono comunque un intervento definito “equilibrato” e mirato al rafforzamento del ceto medio.

Nel dettaglio, la legge di bilancio prevede un taglio di due punti dell’IRPEF su uno degli scaglioni centrali, con l’intento di alleggerire la pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati con redditi medio-bassi e medi. Accanto a questo, il Governo rivendica un’attenzione particolare alla contrattazione collettiva e alla crescita dei salari, anche attraverso il prolungamento degli interventi sul taglio del cuneo contributivo.

Durigon ha insistito sul fatto che la manovra, pur limitata, resta bilanciata e concentrata su famiglie e lavoratori, con lo scopo di consolidare il ceto medio che viene indicato come il vero perno sociale ed economico del Paese.

Pensioni e flessibilità in uscita: le promesse della Lega

Uno dei capitoli più delicati è quello delle pensioni. Il sottosegretario ha ribadito l’intenzione di intervenire sull’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, ossia sui cosiddetti “tre mesi” di incremento. L’obiettivo dichiarato è arrivare progressivamente ad azzerare questo meccanismo.

Un primo passo è stato già inserito in manovra: l’aumento previsto per il 2027 verrebbe ridotto da tre mesi a un mese. Durigon ha spiegato che il resto dell’intervento potrebbe arrivare “o in questa legge di bilancio o nel corso del prossimo anno”, a seconda dello spazio disponibile nei conti pubblici.

Il sottosegretario ha inoltre aperto alla possibilità di modifiche migliorative per Opzione donna e Quota 103, attraverso emendamenti sostenuti da tutto il centrodestra, con l’obiettivo di ampliare la platea o rendere più favorevoli le condizioni di uscita dal lavoro. A suo giudizio, la flessibilità in uscita non è solo una voce di spesa, ma anche un investimento perché facilita il ricambio generazionale nel mercato del lavoro, favorendo l’ingresso dei giovani.

Salari e occupazione: dati positivi ma quadro ancora fragile

Durigon ha descritto un quadro giudicato complessivamente positivo sul fronte di occupazione e salari, pur riconoscendo che il livello retributivo medio italiano resta inferiore a quello di molti partner europei. Il sottosegretario ha sottolineato come, per la prima volta, siano stati stanziati in modo strutturale 10 miliardi per il taglio del cuneo fiscale e 10 miliardi per il taglio dell’IRPEF, misure che a suo dire stanno iniziando a produrre effetti concreti sulle buste paga.

L’argomentazione del Governo è che il combinato disposto tra riduzione del cuneo e riduzione delle aliquote dovrebbe garantire un aumento del reddito disponibile per lavoratori e famiglie, contribuendo a sostenere i consumi interni. Tuttavia, diversi osservatori e centri di ricerca sottolineano che i benefici rischiano di concentrarsi soprattutto nelle fasce di reddito medio-alte, mentre i nuclei con redditi più bassi vedono incrementi più contenuti, in alcuni casi quasi impercettibili.

Il dibattito resta quindi aperto: da un lato c’è la narrazione di un Paese che esce dalle emergenze degli ultimi anni con un mercato del lavoro più dinamico e una disoccupazione in progressivo calo; dall’altro lato, si evidenzia come la crescita dei salari reali sia ancora troppo lenta rispetto all’aumento del costo della vita e all’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie.

Il dopo Pnrr: un piano di investimenti stratosferico

Guardando oltre l’attuale cornice europea, Durigon individua nel post-Pnrr la vera occasione per una svolta. Il Pnrr è stato un passaggio importante per finanziare riforme e progetti, ma con vincoli considerati eccessivamente rigidi che non avrebbero permesso di investire con sufficiente libertà sui settori ritenuti davvero strategici.

Conclusa la fase più vincolata al piano europeo, il Governo punta a varare un grande piano di investimenti nazionali, concentrato in particolare su infrastrutture, digitalizzazione, transizione energetica e sviluppo industriale. L’idea è di riaccendere la leva degli investimenti pubblici per generare un effetto moltiplicatore sull’economia reale, attirare capitali privati e migliorare la competitività complessiva del sistema produttivo italiano.

Durigon ha sottolineato che, a suo giudizio, “l’Italia oggi, sul piano economico mondiale, è una nazione forte e ben vista dai mercati” e che questo rappresenterebbe la prova della credibilità conquistata dal Paese negli ultimi anni. L’annunciato piano di investimenti post-Pnrr, che viene descritto come un intervento di portata straordinaria, punta proprio a capitalizzare questa fase di fiducia, rilanciando le infrastrutture materiali e immateriali.

Criticità e nodi aperti: chi beneficia davvero delle misure

Accanto alle promesse, restano però diverse criticità. La riduzione dell’IRPEF, per come è strutturata, viene giudicata da vari esperti più favorevole a chi ha redditi medio-alti, mentre la parte più fragile della popolazione rischia di restare sostanzialmente ai margini dei benefici. In questo quadro si inserisce anche la discussione sulla progressività del sistema fiscale e sulla necessità di un riordino complessivo delle detrazioni.

Un altro nodo riguarda la sostenibilità del sistema pensionistico: misure di maggiore flessibilità in uscita possono alleggerire il mercato del lavoro e rilanciare l’occupazione giovanile, ma richiedono risorse stabili e scelte chiare su come distribuire il costo nel tempo. C’è chi teme che un allentamento eccessivo delle regole possa appesantire i conti pubblici nei prossimi decenni, scaricando l’onere sulle generazioni future.

Permane infine il tema della qualità del lavoro creato: gli indici occupazionali migliorano, ma restano interrogativi sulla diffusione di contratti stabili, sulla produttività e sulla capacità di attrarre investimenti ad alto valore aggiunto, in grado di innalzare davvero i livelli salariali medi.

Conclusione: una scommessa su fisco, pensioni e investimenti

La strategia delineata da Claudio Durigon mette insieme tagli fiscali, riforme previdenziali e un nuovo ciclo di investimenti pubblici. Se le promesse saranno mantenute e se le risorse si riveleranno sufficienti, il piano post-Pnrr potrà effettivamente rappresentare una nuova fase di politica economica per l’Italia.

Molto dipenderà da come verranno corrette le disparità nei benefici fiscali, da quanto la flessibilità in uscita sarà compatibile con l’equilibrio del sistema pensionistico e da quanto rapidamente gli investimenti si tradurranno in lavoro stabile, salari più alti e crescita duratura. Per ora, la scommessa è lanciata: sarà il prossimo biennio a dire se il piano di investimenti stratosferico annunciato riuscirà davvero a cambiare il volto dell’economia italiana.

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