Pitti Uomo chiude, cercando di dimenticare la pandemia

- di: Redazione
 
Oggi Pitti Uomo chiude i battenti e, se non fosse per il numero quasi dimezzato di espositori rispetto alle edizioni ante-pandemia (quando si aggiravano sui 1200), niente farebbe pensare ad un settore in crisi. Quindi, nuova spinta per un comparto, quello della moda, che ha sempre contribuito all'immagine del Paese, anche se la crisi derivata dalla pandemia continua a farsi sentire, come confermato da alcune cancellazioni nel calendario delle sfilate.

Chiude i battenti l'edizione 2022 di Pitti Uomo

Ma anche il fatto che si parli di cancellazione di singole sfilate e non dell'intera manifestazione conferma la vitalità di Pitti Uomo. Come ha rivendicato il presidente di Pitti Immagine, Claudio Marenzi (nella foto): "Fare questa fiera è stato molto difficile, la cosa facile sarebbe stata non celebrarla. Pitti Uomo è una fiera fondamentale per il sistema moda italiano, soprattutto per le piccole e medie imprese che qui hanno un punto d'incontro dove mostrare i propri prodotti a un tessuto commerciale composto da tanti negozi".

La manifestazione, quindi, come conferma, ma anche come concreta speranza di ''recuperare'' le posizioni di prima della pandemia, anche se le difficoltà sono ancora tantissime. Come confermato dal fatto che alcuni segmenti dell'abbigliamento (come camicie e cravatte) oggi stentano ad attestarsi sul 40 per cento del fatturato del 2019. Ma, in generale, il settore, come ha detto il presidente dell'organizzazione Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini, va avanti, anche se stante a recuperare i volumi di vendita che erano stati raggiunti prima della pandemia. Il panorama del segmento segna comunque delle conferme, come quello della crescita del tessuto a maglia, trainato da marchi consolidati (come Cucinelli), ai quali quest'anno se ne sono accostati di ''nuovi'', ma caratterizzati da una evidente capacità innovativa, sia per taglie che per le scelte cromatiche.

Da Pitti Uomo 2022 emergono tendenze e conferme che, sino a qualche anno fa, sarebbero apparse come una ripulsa del 'modello italiano' dell'abbigliamento di segmento alto. C'è insomma, anche a causa delle restrizioni che il Covid-19 ha imposto alle nostre abitudini, un mutamento nelle preferenze della clientela, che paiono più votate alla comodità che non all'eleganza formale.
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