Autori in rivolta, editori in fuga dall’Aie, istituzioni divise: alla Nuvola di Fuksas la fiera della piccola e media editoria diventa un caso politico e culturale nazionale.
(Foto: un momento della fiera della piccola e media editoria).
Più Libri Più Liberi nasce nel 2002 come vetrina dell’editoria indipendente e, da quando si è trasferita alla Nuvola dell’Eur, è diventata uno dei simboli culturali di Roma: cinque giorni, centinaia di espositori, migliaia di studenti e lettori. Stavolta però, più che i libri, a riempire i corridoi sono le polemiche: al centro, la presenza in fiera di Passaggio al Bosco, piccola casa editrice di estrema destra accusata di coltivare un catalogo apertamente nostalgico del fascismo.
Davanti allo stand dell’editore, fin dalla mattina del 4 dicembre, non c’è un momento di tregua: curiosi, contestatori, telecamere, forze dell’ordine. Il colpo d’occhio racconta da solo il clima di questa edizione, l’ultima diretta da Chiara Valerio: la fiera che negli anni ha rivendicato la sua identità antifascista ora è costretta a interrogarsi sul confine tra pluralismo e legittimazione dell’estrema destra.
La miccia: la lettera degli autori contro l’editore “fascista”
Il caso esplode nei giorni precedenti l’apertura, quando oltre ottanta tra scrittrici e scrittori firmano un appello rivolto all’Associazione italiana editori (Aie), che organizza la fiera. Nel testo, reso pubblico il 2 dicembre, si contesta la scelta di concedere uno stand a Passaggio al Bosco, definita una casa editrice il cui catalogo punta in larga parte alla valorizzazione di figure e miti del pantheon nazifascista e antisemita.
Tra i firmatari compaiono nomi di grande peso: Antonio Scurati, lo storico e romanziere che ha narrato il regime di Mussolini; lo storico Alessandro Barbero; il fumettista Zerocalcare; numerosi autori di narrativa e saggistica, editori indipendenti e operatori culturali. Tutti chiedono all’Aie una “riflessione” sulla scelta di ospitare un marchio che, a loro giudizio, normalizza contenuti neofascisti in uno spazio pubblico centrale come la principale fiera nazionale della piccola e media editoria.
L’Aie risponde richiamandosi alla Costituzione italiana: finché una casa editrice dichiara formalmente di rispettarne i valori e non viola le leggi sull’apologia del fascismo, spiega l’associazione, non può essere esclusa a priori. La partecipazione, insomma, viene presentata come una questione di regole formali e di libertà di impresa.
Chi è Passaggio al Bosco e cosa pubblica
Passaggio al Bosco è un marchio nato a Firenze, legato all’area della destra identitaria e all’esperienza del circolo Casaggì, punto di riferimento giovanile per l’area che oggi fa capo a Fratelli d’Italia. Nella propria presentazione la casa editrice rivendica un approccio “autonomo al sapere”, in polemica con “i dogmi del mercato” e con il mainstream culturale, e propone il libro come “patrimonio di idee” piuttosto che come semplice prodotto commerciale.
Il catalogo, però, va molto oltre la retorica della controcultura. Inchieste giornalistiche e analisi di diverse testate mostrano titoli che spaziano da memorie di militi delle SS e dei reparti fascisti repubblicani a testi di ideologi dell’estrema destra europea, fino a scritti di Benito Mussolini o di figure storiche del fascismo cattolico belga. Alcune pubblicazioni sono accusate di proporre una narrazione priva di distanza critica, in cui l’eroizzazione dei protagonisti e la giustificazione del razzismo appaiono centrali.
Tra le uscite annunciate o in lavorazione viene spesso citata la traduzione di un saggio di Martin Sellner, teorico austriaco della “remigrazione”, ovvero l’idea di espellere forzatamente milioni di immigrati considerati non integrati. Gruppi di scrittori e associazioni antirazziste vedono in questo progetto editoriale un passo ulteriore verso la normalizzazione di posizioni xenofobe nello spazio pubblico.
Il giorno dell’apertura: fila allo stand e tensioni
Alla Nuvola, il 4 dicembre, la polemica assume contorni concreti. Davanti al banchetto di Passaggio al Bosco si forma quasi subito una fila ininterrotta: chi passa si ferma a guardare le copertine, a fotografare i titoli, a litigare con gli addetti, a comprare un libro per curiosità o per adesione. La presenza di guardie giurate e addetti alla sicurezza è più evidente rispetto ad altri stand.
Alcune studentesse di un collettivo femminista romano affrontano direttamente il libraio allo stand, chiedendogli se condivida i contenuti dei volumi esposti. Lui ribatte che non li ha letti tutti, rivendicando il proprio ruolo di venditore. Poco distante, il segretario generale dell’UGL Francesco Paolo Capone sottolinea che la controversia ha finito per trasformarsi in una grande vetrina promozionale per la casa editrice e ricorda che, anche a sinistra, non mancano cataloghi radicali.
A pochi stand di distanza si trovano Lotta Comunista e altre sigle dell’estrema sinistra editoriale. Alcuni editori progressisti, come Red Star Press, definiscono Passaggio al Bosco un “corpo estraneo” alla fiera, ritenendo incompatibile la presenza di un marchio apertamente identitario e nostalgico del fascismo con la storia stessa della manifestazione.
La direttrice artistica Chiara Valerio ribadisce pubblicamente di non condividere in alcun modo i contenuti e la linea politica dell’editore contestato, ma aggiunge di non avere “paura dei libri” e di credere nel confronto, pur nel rispetto dei limiti di legge. È l’ultima edizione del suo mandato e la discussione sull’“eredità” di questa direzione attraversa l’intera giornata.
Fiera antifascista o bavaglio? Le parole di Aie, Malato e Raimo
All’evento inaugurale il presidente dell’Aie Innocenzo Cipolletta sceglie una linea netta: l’associazione, ribadisce, è contraria a ogni forma di censura e difende il principio secondo cui un editore che rispetta le leggi vigenti ha diritto a essere presente. Una formula che, nei fatti, si traduce nella conferma dello stand di Passaggio al Bosco.
La presidente della fiera Annamaria Malato insiste al contrario sull’identità politica di Più Libri Più Liberi. Ricordare che la manifestazione è “profondamente antifascista”, spiega, è quasi ovvio, ma necessario in un momento in cui la presenza di editori di estrema destra rischia di offuscarne la storia e la missione culturale.
Quando prende la parola Christian Raimo, scrittore e intellettuale vicino alla sinistra, la tensione sale. Raimo avverte che concedere oggi un piccolo spazio a un editore che veicola simboli e contenuti neofascisti significa metterlo nelle condizioni, fra pochi anni, di occupare uno spazio molto più grande, nella fiera e nel dibattito pubblico. Cipolletta replica che alcune di quelle preoccupazioni sono condivise e promette di riflettere ulteriormente.
A distanza, lo storico Luciano Canfora, interpellato al telefono, giudica corretta la decisione dell’Aie di non creare un “indice dei libri proibiti”, ma ironizza su ciò che definisce “antifascismo da salotto”, sottolineando quanto sia facile proclamarsi antifascisti rinunciando però allo scontro diretto con le idee che si ritengono pericolose.
Orecchio Acerbo rompe con l’Aie: “Incompatibile con la Costituzione”
La risposta più clamorosa arriva dal mondo degli editori per ragazzi. Orecchio Acerbo, casa editrice di punta del settore, annuncia l’uscita dall’Aie in aperta polemica con la scelta di ammettere Passaggio al Bosco in fiera. Per l’editrice Fausta Orecchio e per chi lavora nel catalogo, la decisione dell’associazione di accettare una dichiarazione formale di adesione ai valori costituzionali da parte di un editore accusato di glorificare il fascismo è “assolutamente inaccettabile”.
Anche il portavoce e traduttore Paolo Cesari parla di sconcerto: basta scorrere i titoli di Passaggio al Bosco, sostiene, per capire che la distanza tra la dichiarazione formale e la pratica editoriale è enorme. L’uscita di Orecchio Acerbo dall’associazione è un gesto politico forte e rischia di aprire una frattura più profonda, soprattutto perché la casa editrice segnala l’esistenza di altre realtà associative, come l’Adei, in cui potrebbe confluire una parte rilevante dell’editoria indipendente.
Zerocalcare, Barbero e gli altri: il fronte del boicottaggio
Tra le reazioni più visibili c’è quella di Zerocalcare. Il fumettista annuncia in un video e in un post sui social che non parteciperà a questa edizione della fiera. La sua scelta non è un gesto isolato: è uno degli 80 e più firmatari dell’appello contro Passaggio al Bosco e motiva il forfait con l’impossibilità di “fare come se nulla fosse” davanti alla normalizzazione di un editore che, per molti, va oltre il limite del legittimo pluralismo.
Allo stesso fronte si aggiungono altri autori e autrici, alcuni dei quali decidono di annullare presentazioni già in programma o di non partecipare a incontri istituzionali della fiera. In questo modo la protesta esce dal perimetro delle lettere aperte e si traduce in atti concreti, con ripercussioni anche sul programma ufficiale.
A livello simbolico, un ulteriore segnale arriva dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che rinuncia a presenziare all’inaugurazione. La sua assenza viene letta come un messaggio politico diretto all’Aie e un gesto di solidarietà verso chi chiede maggiori cautele di fronte alla presenza di editori definiti “fascisti”.
La politica si divide: Giuli, Smeriglio e Sacchi
In un contesto così acceso non poteva mancare l’intervento del ministro della Cultura Alessandro Giuli, presente in fiera. Il ministro dichiara di considerare più ragionevole la posizione dell’Aie: si può giudicare nel modo più duro il punto di vista di un editore, afferma in sostanza, ma la risposta più efficace non è l’assenza né la censura, bensì la partecipazione al dibattito, anche se conflittuale. Per Giuli, “non si deve mai rinunciare alla battaglia”, neanche quando si è radicalmente in disaccordo.
Di segno opposto la scelta di Massimiliano Smeriglio, assessore alla Cultura di Roma Capitale, che decide di non prendere parte all’inaugurazione. In un intervento pubblico, Smeriglio sostiene che l’antifascismo per le istituzioni romane è un vincolo costituzionale e non una semplice opzione politica. Per chiarire il proprio punto, formula una provocazione: se Hamas chiedesse uno stand per presentare in fiera un libro del leader militare Yahya Sinwar, quale metro verrebbe usato? Per l’assessore, è proprio qui che va definito un limite.
Anche l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, parla di “confine” necessario, indicando come linea rossa il divieto di apologia del fascismo sancito dalla Carta. Il messaggio, dal Nord al Centro Italia, è chiaro: una parte rilevante delle amministrazioni locali considera la presenza di Passaggio al Bosco non solo controversa, ma potenzialmente incompatibile con il quadro costituzionale.
Una fiera spaccata tra antifascismo e libertà di espressione
Sullo sfondo resta la storia stessa di Più Libri Più Liberi. Nata a inizio anni Duemila per dare una casa alla piccola e media editoria e per sottrarla all’ombra dei grandi gruppi, la fiera ha sempre rivendicato una vocazione di pluralismo politico e culturale, ma anche una chiara matrice antifascista. Lo confermano i programmi degli ultimi anni, il coinvolgimento massiccio delle scuole, l’attenzione ai temi dei diritti e delle minoranze.
È proprio per questo che, nel 2025, la presenza di un editore accusato di produrre libri razzisti e neofascisti diventa esplosiva: molti vedono una discontinuità rispetto all’identità costruita in oltre vent’anni di lavoro. Altri, invece, sostengono che l’antifascismo non si difende allontanando gli editori sgraditi, ma smontandone pubblicamente le narrazioni.
Lo stesso stand di Passaggio al Bosco è così il simbolo di uno scontro più ampio: da un lato chi teme la progressiva riabilitazione del fascismo attraverso la forza tranquilla della cultura; dall’altro chi teme che il ritorno di logiche di esclusione dia nuova linfa alle accuse di “censura” e trasformi gli editori di estrema destra in martiri della libertà di espressione.
E ora? Gli scenari per Aie, fiera e editori indipendenti
Le conseguenze della scelta di Aie di non escludere Passaggio al Bosco potrebbero andare oltre i cinque giorni di fiera. L’uscita di Orecchio Acerbo dall’associazione apre la strada a possibili ridefinizioni degli equilibri nel mondo dell’editoria indipendente, con un rafforzamento di sigle alternative come l’Adei. Se altri editori dovessero seguirne l’esempio, il fronte unitario della piccola e media editoria attorno all’Aie potrebbe incrinarsi.
Per Più Libri Più Liberi si annuncia una fase di bilanci. Chiara Valerio chiude il suo mandato tra contestazioni e attestati di stima, mentre la presidente Malato e il vertice Aie dovranno decidere se cambiare le regole di accesso alla fiera o se ribadire la linea della non esclusione, con tutte le tensioni che ne derivano.
Intanto, nei corridoi della Nuvola, tra una presentazione annullata e una sala gremita, la sensazione è che la discussione non si esaurirà con la chiusura dei cancelli. Il caso Passaggio al Bosco ha messo a nudo le fragilità del sistema culturale italiano di fronte alla crescita delle destre radicali: come si difende l’antifascismo in una democrazia liberale? Con quali strumenti e con quali limiti? La risposta, per ora, è una fiera divisa, ma anche un dibattito che, nel bene e nel male, ha riportato i libri al centro della contesa pubblica.